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L'idea della Lega a Udine «Classi separate per disabili»

Il Pdl prende le distanze: una posizione che è da respingere. Implacabilmente muto, esempio di coerenza padana, quando nelle pubbliche cerimonie è il momento di intonare l’Inno di Mameli («Ma quale schiavo di Roma e pronto alla morte! A me queste cose non piacciono per niente, molto meglio il Va’ pensiero…»), Pietro Fontanini, 58 anni, leader del Carroccio friulano, nonché presidente della Provincia di Udine, ha trovato invece le parole giuste per farsi mandare a quel paese da un’intera platea di operatori socio-sanitari della Bassa friulana che, in un crescendo di fischi e boati, hanno letteralmente fatto a pezzi l’altro giorno ciò che il Fontanini, ex insegnante di scuola media con laurea in sociologia, ha teorizzato dal palco in materia di disabilità e integrazione scolastica, sostenendo che «in Germania, dove ci sono percorsi differenziati per ragazzi con problemi, le cose funzionano meglio: è un buon modello» e che «le persone disabili ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici».

A sostegno della sua tesi, e incurante dell’ostile brusio che cominciava ad alzarsi dalla platea, il presidente leghista ha portato ad esempio il caso di una classe quinta del liceo: «Da parte degli studenti normodotati c’era molta disponibilità verso i ragazzi disabili, ma l’integrazione è un’altra cosa. Innanzitutto esiste il concreto rischio che gli studenti con problemi si trovino a dover seguire lezioni troppo difficili. Eppoi, a causa dei tagli imposti dalla riforma, gli insegnanti di sostegno fanno più assistenza che appoggio durante le lezioni e spesso non hanno il tempo di verificare il lavoro dei disabili». Conclusione: «Sarebbe meglio pensare a percorsi differenziati. Sul tipo di quelli organizzati dalla Provincia, da me presieduta, per favorire l’inserimento di questi ragazzi nel mondo del lavoro».

Una sassata contro un vetro. Le parole di Fontanini sono state immediatamente decodificate da molti, anche nello stesso centrodestra, come il tentativo di tornare a quel regime di classi «differenziate», introdotto in Italia nel 1962 e poi totalmente superato, nel nome dell’integrazione, nel 1977. «Le cosiddette classi speciali altro non erano se non ospedali psichiatrici per bambini: la loro abolizione ha portato indubbi vantaggi ai disabili e alle loro famiglie»: tra i primi ad insorgere, l’assessore friulano alla Salute, Vladimir Kosic, alleato di giunta della Lega e, in quanto invalido, doppiamente coinvolto in questa polemica. Critico anche il consigliere regionale del Pdl, Paolo Ciani: «Le parole di Fontanini sono da respingere: eppoi non si capisce se parla da presidente della Provincia o da capo di partito…». Lui, il bossiano nella bufera, non arretra di un passo: «È una polemica montata, è l’ennesimo tentativo di dipingere il solito leghista baluba e razzista: stavolta addirittura contro i disabili…». Scorza dura, il Fontanini: ex sindaco di Campoformido ed ex p a r l a ment a r e , f u e s p u l s o qualche anno fa dal Carroccio, riuscendo però, non solo a rientrarvi, ma anche a scalare le gerarchie regionali fino al gradino di segretario. Al suo fianco, mentre il Pd lo accusa di «esaltazione della razza friulana» e di «ghettizzazione dei bambini disabili», si schiera il senatore leghista, Mario Pittoni, responsabile dell’istruzione: «Fontanini ha osato aprire una discussione su un tema che altri preferiscono ignorare. In certi casi l’integrazione ha funzionato: in altri, più complessi, no. Il problema è che tutto in Italia finisce nella centrifuga della strumentalizzazione.

Il Corriere della Sera 24.10.10