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Fiat, Marchionne minaccia di tagliare. Alt del PD: dialogo con i sindacati, dal governo aspettiamo una politica industriale

Damiano: “Accettare la sfida della competitività ma no alla logica che allude a tagli”. Fassina: “Marchionne faccia chiarezza su ‘Fabbrica Italia’”. Fanno discutere le dichiarazioni dell’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, sul rapporto tra l’Italia e l’azienda che amministra, rilasciate ier, ospite della trasmissione ‘Che tempo che fa’ condotta da Fabio Fazio: “La Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia, perché siamo al 118° posto su 139 Paesi per efficienza del mercato del lavoro. Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell’utile operativo dei primi 9 mesi del 2010 è arrivato dal nostro Paese”.

Immediata la reazione di Cesare Damiano, capogruppo in Commissione Lavoro del Pd, a difesa dei lavoratori dell’azienda e della loro storia: “Le parole di Marchionne sono ingenerose nei confronti dell’Italia e dei lavoratori che hanno contribuito a fare grande la Fiat. L’azienda è nata e cresciuta nel nostro Paese più di 100 anni fa, e se oggi è una multinazionale di successo è anche grazie a questo inizio”.

Marchionne, ha sostenuto il proprio intervento sottolineando che Fiat a differenza di molte concorrenti europee “tra il 2008 e il 2009 non ha ricevuto incentivi dalle casse dello Stato. Gli incentivi – ha spiegato- sono soldi che vanno ai consumatori, perché in Italia sette macchine comprate su dieci sono straniere”.
E proprio su questo punto, Damiano ha ribadito le inefficienze del governo, nella politica industriale. “Il governo si svegli e reagisca e, come hanno fatto tutti i Paesi industrialmente avanzati, si doti di una politica industriale per i settori strategici capace di sostenere innovazione e ricerca. Questo vale anche per l’auto e per i veicoli industriali e commerciali. Il PD si batterà contro una scelta che possa ‘tagliare’ l’Italia, (come ha accennato sarebbe utile fare Marchionne) e chiede l’attuazione del piano d’investimenti promesso dall’azienda. Dobbiamo scommettere su un futuro comune costruito con un patto sociale – ha concluso Damiano – che colleghi la competitività dell’impresa con la difesa dell’occupazione. Nel mercato globale la sfida della competitività è continua. Chi oggi guadagna domani può perdere e viceversa per questo non è condivisibile una logica che allude ad un potenziale taglio di rami secchi basato su un risultato di conto economico”.

Secondo Stefano Fassina, Responsabile Economia e Lavoro della Segreteria del Pd, “le parole di Marchionne colgono problemi veri aperti in Italia da decenni, come: il ritardo delle riforme per dare alle imprese contesti adeguati ad affrontare la competizione globale; l’abbandono della politica industriale, dopo l’avvio di Industria 2015 nel 2006; la necessità di definire le regole per la democrazia nei luoghi di lavoro; l’urgenza di aggiornare i modelli contrattuali per dare spazio alla dimensione aziendale. Tuttavia Marchionne dovrebbe riflettere sul fatto che una parte molto significativa delle imprese italiane in questi anni è riuscita attraverso gli investimenti innovativi, la riorganizzazione dei processi produttivi e il sostegno convinto di tutti i sindacati, anche metalmeccanici, a conquistare importanti mercati esteri e ad essere all’avanguardia nel mondo. Forse, più che minacciare di tagliare l’Italia dovrebbe valutare se la Fiat negli anni passati in Italia ha fatto gli investimenti giusti. E’ un caso che la Fiat fa profitti soltanto negli stabilimenti dei Paesi dove il costo del lavoro è una frazione di quello italiano? Infine, oltre a chiedere ritmi di lavoro più pesanti, dovrebbe anche rispondere alle domande poste da tutti i sindacati metalmeccanici sui contenuti di Fabbrica Italia”.

“Fabbrica Italia – ha concluso Fassina – dovrebbe servire ad innalzare la qualità dei modelli. Per ora, abbiamo assistito a continue richieste di intensificazione dei ritmi di lavoro, ad un continua offensiva per la riduzione dei costi di lavoro, ma non abbiamo visto nessun piano articolato sui modelli da produrre, l’organizzazione della produzione e delle filiere della componentistica. Oltre a scaricare le responsabilità sui sindacati, il dott. Marchionne dovrebbe dire quali sono i contenuti del piano Fabbrica Italia”.

Fassina infine, a nome del Pd, ha chiesto un intervento del Governo, che ‘invece di stare a guardare, dovrebbe finalmente mettere in campo una politica industriale per il settore auto’.

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