economia, lavoro

"Riformisti Fiom, un patto con la Fiat", di Gianni Del Vecchio

Da Firenze la controproposta a Marchionne delle tute blu anti-Landini. A Fausto Durante, leader dell’ala riformista della Fiom che conta per il 27 per cento all’interno del sindacato dei metalmeccanici, l’intervista di Sergio Marchionne di domenica sera non è piaciuta più di tanto. Non lo hanno convinto alcuni slogan recitati dall’amministratore delegato della Fiat, come quello sulla mancanza di utili provenienti dalle fabbriche italiane («alla Ferrari e alla Sevel, dove si producono veicoli commerciali, i bilanci parlano chiaro, gli utili ci sono», nota Durante) o quello sulla scarsa produttività degli stabilimenti nazionali («il problema è che in Italia si produce poco, gli impianti non lavorano a pieno regime e non per colpa dei lavoratori», precisa l’esponente Fiom).
«In generale, la sua performance è stata negativa, ha esagerato, ho l’impressione che non abbia molta dimestichezza con il mezzo televisivo nonostante sia un grande comunicatore ».
Su una cosa però Durante è sostanzialmente d’accordo con Marchionne: il deficit di competitività che il nostro paese sconta rispetto alle altre economie europee. E i riformisti della Fiom sono pronti a raccogliere la sfida dell’innovazione lanciata dal Lingotto, marcando così una netta differenza con il segretario Maurizio Landini che invece ha rigettato totalmente le tesi di Marchionne, definendolo «sprezzante e ignorante». Oggi in un convegno a Firenze dal titolo esplicativo, “Il rinnovamento e la nuova unità della Fiom”, Durante riunirà la sua minoranza e proporrà al Lingotto un patto per il futuro degli stabilimenti italiani. «A Marchionne dico che serve un grande patto di governo degli impianti nazionali. Magari partendo da quello che in Germania è stato sottoscritto dalla Siemens: la multinazionale si è impegnata unilateralmente fino al 2013 a non licenziare nessuno. Un gesto simbolico, che comunica la volontà del gruppo di scommettere sui lavoratori tedeschi. Perché la Fiat non scommette sui dipendenti italiani allo stesso modo?». Ma il piatto forte della proposta della Fiom riformista è la disponibilità a discutere su di un nuovo modello contrattuale che riesca a conciliare le esigenze dei lavoratori con quelle del gruppo torinese. «Dobbiamo uscire dallo stallo in cui tutti noi ci siamo cacciati, Fiom, Federmeccanica e Fiat – fa sapere Durante – e lo possiamo fare solo ripartendo da zero, partendo dall’assunto che il modello di relazioni industriali che abbiamo conosciuto finora è scoppiato». Ma cosa fare concretamente? «Stilare un nuovo contratto dei metalmeccanici, al cui interno ci sia una normativa specifica che riguarda il comparto auto. In questo modo si abbandona la logica degli accordi separati e delle deroghe e allo stesso tempo si garantisce una maggiore flessibilità per la Fiat.
Del resto, appare evidente a tutti che gestire la flessibilità degli impianti, l’incidenza degli straordinari o la turnazione a Mirafiori è una cosa molto diversa che gestirla in una azienda con una ventina di dipendenti. Quindi serve un nuovo accordo che si possa attagliare in modo flessibile alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni aziendali. Solo così si evita che a pagare la maggiore competitività siano i dipendenti, con la riduzione dei diritti o col peggioramento delle condizioni di lavoro».
E per concludere, Durante rilancia il modello tedesco: «Perché Marchionne non propone ai lavoratori di partecipare alla gestione aziendale tramite i comitati di sorveglianza? Laddove è stato adottato, il modello tedesco ha portato salari più alti e aziende più efficienti». Tocca ora alla Fiat rispondere.

da Europa Quotidiano 26.10.10