economia, lavoro

"A Pomigliano d'Arco le sorprese della Fiat non finiscono mai", di Rinaldo Gianola

Allora, avete capito? L’appuntamento è davanti allo stabilimento. Poi partiamo tutti insieme. Ci hanno detto che forse possiamo mangiare alla mensa della Rai». A Pomigliano d’Arco i delegati della fabbrica Gianbattista Vico organizzano la trasferta a Roma: oggi gli operai della Fiat sono ospiti della trasmissione di Lucia Annunziata, così sarà possibile sentire anche l’altra campana dopo l’imbarazzante road show aziendale di Sergio Marchionne da Fazio Fazio. Maa Pomigliano d’Arco è diventato difficile persino convocare i lavoratori per organizzare un dibattito, per incontrarsi. Non parliamo di manifestare o protestare, figuriamoci. Tutti aspettano che la Fiat mantenga la promessa e porti qui la produzione della Nuova Panda, garantendo industria, occupazione, reddito in una della zone socialmente più delicate d’Italia, da dove si vedono le fiamme di Terzigno e si scorgono le infiltrazioni camorriste nei comuni circostanti. L’attesa è snervante. Ogni rinvio, ogni parola in più o in meno da parte di Marchionne apre incertezze e altre preoccupazioni in una regione dove la disoccupazione ufficiale è al 20% e i giovani hanno ripreso la strada del Nord, verso l’estero per conquistare un pezzo di futuro. Paura? Disperazione? Speranza? «Se la Fiat ci farà lavorare a Marchionne gli facciamo la statua come a Maradona… » sussurrano alcuni dipendenti. Ma non c’è voglia di parlare, anche le battute sono amare. Nessuno si vuole esporre, dopo il referendum in cui hanno vinto i “sì” al diktat di Marchionne (ma il manager dei due mondi è rimasto assai deluso dal risultato, si aspettava un consenso bulgaro che non c’è stato) tutti attendono le mosse della Fiat, tutti sperano nei lavori per aggiornare l’impianto e produrre la Nuova Panda. Senza troppe illusioni e con tanta paura. «Con la fabbrica chiusa è difficile far tutto, c’è un ricatto, una minaccia continua, i lavoratori sperano di essere richiamati in produzione, sono disposti ad accettare qualsiasi condizione, d’altra parte qui si tratta di vivere o morire. Non ci sono alternative » allarga le braccia Francesco Percuoco, delegato Rsu dello stabilimento, aggiungendo che «il vero disegno della Fiat forse non l’abbiamo ancora visto: la Nuova Panda è un modello troppo povero per reggere tutto lo stabilimento, per sostenere le aziende dell’indotto, potrebbero esserci altre brutte novità». Le preoccupazioni dei dipendenti di Pomigliano sono ampiamente giustificate e meriterebbero i titoli dei tg della sera, se questo paese fosse capace di liberarsi non solo di Silvio Berlusconi, ma soprattutto di un conformismo politico e giornalistico da regime nordcoreano. Sono in arrivo altre legnate sulla testa dei lavoratori Fiat, in particolare su quelli di Pomigliano d’Arco ma il silenzio trionfa e Marchionne non ne parla certo in tv. Mercoledì3 novembre la Fiat chiederà la cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti dello stabilimento. Un amossa rilevante e densa di incognite. I lavoratori, dal 2008, hanno fatto un anno di cassa ordinaria, poi un altro anno di cassa straordinaria, ora dal 15 novembre dovrebbe scattare, secondo i piani di Marchionne (che il giorno 4 incontra il ministro Romani), la cassa in deroga che, contrariamente alle altre cig, è pagata da governo e regione. La richiesta dovrebbe essere fino al luglio 2011, prorogabile fino alla fine del prossimo anno. È un ulteriore segnale che conferma lo slittamento del progetto per Pomigliano: il lancio della Nuova Panda era originariamente previsto nella tarda primavera 2011, poi dopo l’estate e adesso se ne parla per il 2012. Forse è colpa della crisi, forse è la strategia di Marchionne che non vuole giocarsi i modelli vincenti in un mercato italiano ed europeo in caduta. Certo, ognuno fa le sue scelte: la crisi c’è, ma ci sono anche case automobilistiche come Ford e Volkswagen che oggi macinano profitti e vendite da primato. La verità è che la cassa integrazione in deroga prepara la selezione dei lavoratori di Pomigliano che saranno chiamati alla produzione della Nuova Panda. Questo tipo di cig, infatti, non obbliga l’azienda a far rientrare tutti i lavoratori e il 2011 potrebbe essere il periodo in cui la Fiat, non ancora soddisfatta della vittoria al referendum, delle deroghe contrattuali e costituzionali, potrà comodamente scegliere i lavoratori da assumere nella Newco con le condizioni imposte da Marchionne. Questa è la prima novità. L’altra novità rilevante è che, nel frattempo, tra il lancio di Fabbrica Italia, le balle di Sacconi, la ridicola campagna referendaria a favore del “sì” con i dvd prodotti dall’azienda e i politici locali a stampare i manifesti con un panda col berretto Fiat e i rinvii dell’investimento, i dipendenti dello stabilimento sono scesi da 5127 a circa 4800.Escenderanno di altri 200. Cosa succede? Risponde Andrea Amendola, da pochi giorni segretario dellaFiom di Napoli: «I lavoratori usciti in questi mesi fanno parte di quei 500 esuberi richiesti dall’azienda come precondizione per discutere del futuro di Pomigliano. Altrimenti quei signori non si sedevano nemmeno. Quell’accordo è stato firmato da tutti i sindacati, ma la Fiat sta approfittando del clima generale e quello che dobbiamo chiederci è se quando partirà la produzione i livelli occupazionali saranno ancora questi o più bassi. La NuovaPanda è un modello con margini modesti, l’azienda punta solo sulla riduzione dei costi e la compressione dei diritti». Se il modello organizzativo e produttivo è quello impiegato in Serbia, in Polonia, in Brasile, è possibile immaginare che la Fiat mantenga circa 4600 dipendenti diretti per produrre la Nuova Panda su una sola linea? Oppure è più plausibile pensare che la cassa in deroga, e la selezione successiva del personale, porterà a un’altra significativa riduzione degli addetti che alla fine potrebbero essere circa 3500-3600 begin_of_the_skype_highlighting 3500-3600 end_of_the_skype_highlighting? Questa è la domanda più inquietante che circola a Pomigliano tra i lavoratori che da più didue anni sono chiamati in fabbrica per tre o quattro giorni al mese. Se sono assenteisti, come ha osato dire anche qualche anima bella del pd adeguandosi alla visione di Marchionne, è perché la fabbrica è chiusa. A questo proposito è utile ricordare che nel 2008, prima dell’esplosione della crisi e della cassa integrazione, la stessa Fiat aveva convenuto che l’assenteismo era da tempo sceso a un livello fisiologico del 3,5%. Non solo: lo stabilimento di Pomigliano aveva fatto progressi proprio nell’applicazione del World Class Manufacturing (WCM), il sistema di eccellenza produttiva che dovrebbe cambiare le sorti della Fiat. «Il WCM prevede riconoscimenti come la medaglia d’oro, d’argento, di bronzo, per i miglioramenti fatti dagli stabilimenti: a Pomigliano avevamo conquistato la medaglia di bronzo, siamo stati bravi, no?» ricorda il delegato Percuoco. Oggi Pomigliano aspetta le decisioni di Marchionne, attende la Nuova Panda come un regalo dal cielo. Pensare ai diritti e ai contratti potrebbe apparire un insulto quando la gente deve pagare la spesa e la scuola ai figli. Alla latitudine di Napoli, tutto ha un altro valore. lo sguardo sulla realtà cambia. Ammette Maurizio Mascoli, sindacalista che ne ha viste di tutti i colori: «La Campania è a pezzi, abbiamo 20 mila cassintegrati solo tra i metalmeccanici e altrettanti lavoratori in cassa in deroga. Poi c’è la monnezza, i tagli di Tremonti e non sai da che parte voltarti».

L’Unità 31.10.10