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"Un governo per legge elettorale e federalismo", di Giovanna Casadio

L´offerta di Franceschini alla Lega. L´Udc: non andiamo con Berlusconi. Bersani prepara una mozione di censura, Casini non chiude a un esecutivo Letta.
Il Pd lo chiama «governo delle regole che restituisca agli italiani la civiltà e la legalità». Berlusconi «deve dimettersi» subito, e poi si va a un esecutivo che abbia la sua “mission” nella «nuova legge elettorale, nel completamento del federalismo e dia risposta ai problemi del paese». È l´offerta che fa Dario Franceschini, dopo avere sentito il segretario Bersani. Al Tg2, il capogruppo democratico dice un´altra cosa importante: «Credo che possa esserci un´altra maggioranza», una volta accertata la crisi dell´esecutivo: «Nessun golpe, il Carroccio sa bene che la Costituzione afferma che, prima di sciogliere le Camere, va verificato se c´è un´altra maggioranza».
È disseminato di ami per la Lega il pressing del Pd. Del resto il disagio dei leghisti è palpabile: difficile anche per Bossi fare digerire al proprio elettorato il rilascio di una minorenne marocchina (che Berlusconi frequentava), dopo una telefonata indebita alla Questura. Impossibile per i lùmbard non rendersi conto inoltre che la madre di tutte le riforme, il federalismo appunto, ha scarse o nulle possibilità di essere approvato da un governo in affanno. Luciano Violante rincara: «Il Carroccio dovrebbe essere interessato a un esecutivo tecnico che porti a compimento il federalismo». Perciò la chiamata di Calderoli a una marcia su Roma se – caduto Berlusconi – si andasse a un governo di transizione, «è sbagliata», perché la Costituzione lo prevede, non è affatto un golpe e poi: «La Lega vuole aspettare un´altra legislatura per federalismo e Senato federale? Rifletta».
Ma soprattutto è il tentativo del Pdl e del premier di uscire dal pantano corteggiando i centristi a ricevere un “no” secco. «Non abbiamo nessuna intenzione di partecipare a questo governo che naviga al buio e non è in grado di affrontare i nodi del paese: – taglia corto il segretario Udc, Lorenzo Cesa – Berlusconi si dimetta». Per i centristi potrebbero però esserci delle subordinate: ovvero, dimissioni di Berlusconi e l´appoggio a un governo affidato a Gianni Letta? Casini è tentato. Tutti ragionamenti che Di Pietro rifiuta. Per l´ex pm e leader di Idv l´opposizione deve trarre il dado e presentare una mozione comune di sfiducia subito: «Basta aspettare San Fini. Lui e i finiani la domenica dicono una cosa e il lunedì ne fanno un´altra. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare e questo vale per Fini e i suoi. Orsù quindi, rimbocchiamoci le maniche come direbbe Bersani, e cominciamo a costruire un´opposizione seria, capace e intransigente senza aspettare san Fini dal cielo».
Però è proprio Fini che Bersani dovrebbe sentire questa settimana. Il segretario Pd pensa a una «mozione di censura» che raccolga le opposizioni, Fli e magari anche la Lega. Politicamente si tratta di una sfiducia – Berlusconi sarebbe costretto un attimo dopo a prendere atto di non avere più una maggioranza e dimettersi – ma formalmente il governo non cade perché sfiduciato. Una tela da tessere, di cui il leader del Pd parlerà domani in segreteria. E annuncia bordate sul Rubygate alla convention sulla famiglia organizzata dai Democratici, giovedì: contro manifestazione rispetto alla Conferenza sulla famiglia del governo a Milano lunedì prossimo, dove il premier si presenterà, nonostante escort e festini. Sulla strategia di Fli, perplessità nelle file democratiche. Se anche l´obiettivo è il logoramento di Berlusconi, «Fini dice una cosa la domenica per diventare prudentissimo il lunedì – commenta Filippo Penati, capo della segreteria politica di Bersani – ma la spina al governo la sta staccando il paese». Bonelli, dei Verdi, a Fini: «Se non ora, quando?».

La Repubblica 02.11.10