economia, lavoro

"Camusso: il problema Fiat sono i modelli, non gli operai" di Laura Matteucci

Chiama il governo ad aprire un confronto sulla Fiat, «invitando tutti a discutere di futuro». A Marchionne chiede, ancora una volta, chiarezza sul piano industriale, senza doversi mettere in fila e «staccare un bigliettino» per riuscire a parlargli, incontrando tutti i sindacati e mettendo fine agli incontri separati. E gli segnala anche che il problema competitività riguarda l’intero sistema paese, non può essere scaricato sulle pause dal lavoro di 10 minuti e sui lavoratori alla catena di montaggio da 1.200 euro al mese. Alla Fiom dà ragione sulla battaglia per il contratto nazionale, ma si dice anche convinta sia il momento «per tutti noi» di aprire una fase propositiva. Con Cisl e Uil vorrebbe ripartire dal mettersi d’accordo sul «come si decide insieme». Susanna Camusso, neo eletta segretaria generale della Cgil, era ieri sera a Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio, in un ideale botta e risposta con l’ad di Fiat Sergio Marchionne che, qualche settimana fa dalla stessa trasmissione, aveva bocciato l’Italia senza appello, paese che non farebbe un euro di utili e di scarsa competitività. «A parte il fatto che è difficile produrre utili quando si fa una quantità spropositata di ore di cassa integrazione – dice Camusso – il tema non sono forse i modelli Fiat, che in Europa, tolta la Cinquecento, riesce a vendere poco altro? Sono i modelli che fanno della Fiat un’azienda che non riesce a stare sul mercato o le ricadute sul lavoro?». Le domande per Marchionne non sono finite: «Perché non dice piuttosto – continua Camusso – che un paese senza politica industriale mette in difficoltà le aziende? Che Fiat va a produrre in paesi dove la ricoprono d’oro, mentre qui non si attirano capitali e investimenti?». La responsabilità degli insuccessi di Fiat non può venire scaricata sui lavoratori, così come, se per costruire un’autostrada in Italia ci vogliono 30 anni, non può essere colpa dell’operaio che deve asfaltare l’ultimo chilometro: il punto, insomma, è la mancanza di autocritica innanzitutto, e poi di critica nei confronti di un governo inadeguato o del tutto assente. Ed ora pure vieppiù vacillante.

CERTEZZE
«L’incertezza politica è sempre un problema – continua Camusso, riferendosi alle uscite di Fini a Perugia e all’agonia della destra – ma penso che la certezza politica degli ultimi anni sia stata un grande danno, perchè ha prodotto diseguaglianze, disoccupazione, xenofobia, e perchè è stata una certezza di attenzione alle questioni private e di disattenzione al paese». Difficile comunque immaginare le prossime evoluzioni del quadro politico. Perchè «la maggioranza si sta sì sgretolando», ma «non è che non esista più». La fine, insomma, «può non essere rapida». Quel che conta è comunque provare «a ricostruire un’agenda che rimetta i problemi veri e le cose da fare come tema centrale».

PROPOSTE
L’agenda della Cgil è chiara: parlare di futuro, e non a caso la manifestazione organizzata per il 27 novembre ha come slogan «Il futuro è dei giovani e del lavoro», da riconsegnare loro come «un grande valore, un onore», «certo, riconosciuto, retribuito». C’è da occuparsi del precariato, «straordinario male» di questo tempo, e da ricostruire l’idea stessa di futuro: «Viviamo una profonda crisi sociale, che se non si è tradotta in violente rotture e catene tragiche, tragedie, come i suicidi, è perchè il paese è meglio di come viene rappresentato. I veri soggetti di oggi sono i nonni, che mantengono i figli senza occupazione, e che si sostituiscono allo Stato nei servizi». L’agenda è anche concreta. Tre punti di immediata fattibilità: invece che del ponte sullo Stretto, meglio parlare di costruire asili nido per sostenere il lavoro femminile. Dare una prospettiva di stabilizzazione ai giovani precari del pubblico impiego. Nel Sud aprire a forme di fiscalità che facciano emergere il lavoro nero.

Che il paese, quello vero, sia migliore di come venga rappresentato e di quanto si legga nelle cronache, dice, lo testimonia anche il fatto che lei, prima segretaria della Cgil donna, dovrà vedersela direttamente con un’altra donna, la leader di Confidustria Emma Marcegaglia. Ma proprio sulla sua elezione, un’ultima stoccata a Marchionne: «Ho letto le sue dichiarazioni e che ha annunciato di avermi mandato le congratulazioni – chiude Camusso – Forse le ha spedite a Detroit e ha sbagliato indirizzo, perchè non ne abbiamo trovato traccia». Solo un deplorevole disguido, vero, mister Marchionne?

L’Unità 08.11.10