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"Nuove trappole per i precari malgrado Draghi", di Bruno Ugolini

Secondo il governatore della Banca d’Italia coloro che lavorano senza la prospettiva di una stabilizzazione, recano danno a produttività e profitti. C’è però chi insiste tenacemente in una politica tesa a rendere eterna la precarietà. L’ultima trovata è contenuta nel cosiddetto collegato sul lavoro caro al centrodestra. Scrive a questa rubrica Federico C.,un giovane con contratto a termine: “Avevo avuto la fortuna di ottenere questo straccio di contratto ma poi l’ho perso a causa della crisi. Speravo che fosse un ponte verso una soluzione diversa. Anche perché facevo esattamente lo stesso lavoro di coloro che mi stavano accanto e che avevano tutte le carte in regola. Ho aspettato a far valere le mie ragioni attraverso un ricorso alla magistratura come hanno fatto altri miei amici. Ora però uno di loro che frequenta anche i sindacati, mi ha detto che hanno studiato una misura per impedire vertenze di questo tipo e proteggere gli imprenditori…”.

Le cose stanno davvero così e lo ha spiegato Fulvio Fammoni, segretario della Cgil. Il governo, tramite il ministro Maurizio Sacconi, ha inserito una vera e propria trappola nel “collegato lavoro”, approvato dal Parlamento il 19 ottobre, e che ormai dovrà essere pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale e quindi reso esecutivo. Il presidente della Repubblica dopo la prima bocciatura e dopo le modeste correzioni in sede parlamentare non ha potuto che firmarlo. Ora la trappola denunciata da Fammoni riguarda le tante vittime della crisi come Federico. Persone che finora hanno sperato in un ripensamento del datore di lavoro, ovverosia in un atto di stabilizzazione come quello invocato da Draghi. Hanno sperato e aspettato, prima di ipotizzare ricorsi giudiziari. La nuova misura governativa pone loro una drastica alternativa: dovranno comunicare all’azienda, entro 60 giorni (calcolati anche in modo retroattivo), in forma scritta, l’impugnazione di tutti i contratti irregolari sino ad oggi subiti. E se non lo faranno non avranno più la possibilità di trovare un giudice capace di far rispettare la legge. Molti, ha osservato Fammoni non verranno a sapere di questa tagliola dei 60 giorni. La notizia non ha avuto, infatti, gran rilievo nelle pagine dei giornali. Osserva il segretario della Cgil: ” E’ evidente che unlavoratore temporaneo attenda, ad esempio, di vedere se il contratto sarà reiterato prima di impegnarsi in una causa”. Ora una vasta opera informativa, come quella promossa dalla Cgil non potrà che provocare una valanga di ricorsi. Per una causa giusta, la causa dei precari a vita. Una causa – permettete questa apparente digressione – per la quale si è battuto fino all’ultimo giorno uno studioso come Massimo Roccella, già collaboratore di questo giornale, strappato alla vita in ancor giovane età. I precari come Federico avranno un difensore competente in meno.

L’Unità 08.11.10