attualità, politica italiana

"Finanziaria o federalismo, la crisi passa anche da qui", di Raffaella Cascioli

Il Quirinale è preoccupato per la legge di bilancio, ma in parlamento ogni voto sarà un thrilling
Il gioco del cerino è approdato in parlamento. Tra i giocatori – un po’ a sorpresa – è finito anche il ministro dell’economia Tremonti e nelle prossime settimane si capirà chi è destinato a bruciarsi e chi, invece, a salvarsi.
Una prima precipitazione della situazione politica potrebbe arrivare già nelle prossime ore alla camera dove il doppio appuntamento della legge di stabilità in commissione bilancio e del decreto sui fabbisogni standard di comuni e province in bicameralina sul federalismo potrebbe essere foriero di sorprese. E non solo perché lo stesso ministro Tremonti, dopo aver chiesto e ottenuto la scorsa settimana, lo slittamento al 15 novembre per l’arrivo in aula della legge di stabilità (la ex Finanziaria) così da avere il tempo di inserire nel testo in commissione un maxiemendamento sullo sviluppo così da frenare l’emorragia di voti della maggioranza, ha deciso di giocare, ancora, al gatto e al topo. Quanto soprattutto perché sul federalismo ci potrebbe essere un primo scontro parlamentare nell’era del dopo Perugia: è previsto per domani in bicameralina il voto sui fabbisogni standard di comuni e province.
Per l’occasione si voterà sulle modifiche avanzate da Calderoli ma anche sulla proposta del Pd presentata dal senatore Marco Stradiotto, totalmente alternativa a quella della Lega, che punta ad arrivare alla definizione del fabbisogno standard solo dopo «aver definito la procedura per arrivare ai livelli essenziali di prestazione, agli obiettivi di servizio e quindi ai costi standard». Se è vero che occorrerà capire come si schiererà il finiano Baldassarri, Stradiotto ricorda che «la Lega sta agitando il problema del federalismo, senza risolverlo. Il Carroccio sta giocando proprio su questo ben sapendo che comunque vada potrà incassare un immediato riscontro elettorale». Se la Lega, però, mostra crepe nella gestione dell’emergenza alluvione in Veneto tanto che gli imprenditori minacciano lo sciopero fiscale, è sulla Finanziaria che si gioca la partita principale.
La presentazione del maxiemendamento se tutto va bene ci sarà domani dopo che nel vertice di maggioranza di oggi, a cui parteciperanno oltre a Tremonti anche i rappresentanti di Pdl, Lega, Fli e Mpa, si discuterà delle proposte. Ieri il Tremonti rigorista degli ultimi due anni e mezzo ha lasciato il posto al Tremonti sociale: «Dobbiamo concentrarci sull’essenziale e sul fondamentale del welfare le risorse che abbiamo e il deficit che possiamo fare». È un Tremonti che scopre la necessità di mantenere la coesione sociale, troppo spesso sacrificata sull’altare del rigore di bilancio; è un Tremonti che ora sembra disposto ad allargare i cordoni della borsa. È un ministro che però è sempre riuscito finora ad imbavagliare il parlamento, contingentando i tempi, centellinando le risorse, imponendo decreti e che ora si trova a dover fronteggiare umori parlamentari che potrebbero sfociare non solo in avvertimenti ma in veri e propri voti di sfiducia. Di qui la necessità di cambiare tattica. E quindi se da un lato sarà interessante capire se oggi Tremonti si presenterà con un pacchetto di proposte, dall’altro è possibile che la prima legge di stabilità possa non essere votata dal parlamento causa l’assenza di una maggioranza. Nel qual caso si andrebbe all’esercizio provvisorio che potrebbe rappresentare il de profundis per l’Italia sia in Europa sia sui mercati internazionali con inevitabili ripercussioni sul debito pubblico. Un’eventualità che non piace al presidente Napolitano che ha fatto sapere che l’approvazione della Finanziaria è inderogabile.

da Europa Quotidiano 09.11.10