attualità, politica italiana

Il Vietnam parlamentare

Hanno la fiducia rinnovata da un mese ma ogni giorno Futuro e Libertà smonta i provvedimenti del governo. Nonostante questo Berlusconi si ostina a negare la crisi e così il Parlamento diventa un vero Vietnam.
Oggi Bondi su Pompei ha ricevuto l’ultimatum del PD: dimissioni o sfiducia, il governo è andato sotto in Commissione Politiche Europee e Roberto Maroni ha balbettato poche parole riferendo sulle telefonate di Berlusconi in Questura per liberare Rubi, finendo subito smentito dal magistrato del Tribunale dei Minori. Se questa vi pare una maggioranza solida ditecelo voi.
La giornata comincia con Bondi che si autodifende alla Camera: “È comodo addossare responsabilità a me o al governo per i pochi investimenti. Dobbiamo avere tutti il senso della misura ed evitare strumentalizzazioni di carattere politico. – prosegue – Chiedere le mie dimissioni non sarebbe politicamente e moralmente giusto, non lo merito, sarebbe un segno di incattivimento della lotta politica in Italia. Se devo esplodere come una mina, come dice d’Urso, non è problema che riguarda il patrimonio”. Certo come se nel 79 dopo Cristo fosse successo qualcosa di simile…

Dario Franceschini, capogruppo dei democratici alla Camera risponde con un aut aut: o Sandro Bondi si dimette o il Pd presenterà una mozione di sfiducia perché il dibattito su Pompei “ha mostrato che quattro gruppi parlamentari hanno chiesto le dimissioni del ministro. I ministri restano in carica se hanno la maggioranza, Bondi prenda atto che la maggioranza dei gruppi ha chiesto un gesto di responsabilità e rassegni le dimissioni: se non avverrà dovremmo prendere le iniziative conseguenti per portare in Aula una mozione di sfiducia”..
“La maggioranza della Camera lo ritiene direttamente responsabile dell’accaduto. Non prenderne atto dimostrerebbe solo che il governo Berlusconi ha a cuore la tutela dei propri posti di potere più che la tutela del nostro patrimonio” conclude Matteo Orfini della segreteria del Pd, responsabile Cultura e Informazione. Orfini gli ricorda che “la situazione a Pompei è semplice: da due anni il sito è commissariato dal governo, i commissari li ha scelti Bondi, che ne ha ripetutamente difeso l’operato. Sono state spese molte risorse non per mettere in sicurezza il sito, ma per spettacolarizzarne in modo piuttosto pacchiano la fruizione. Il tutto mentre una lunga serie di crolli, smottamenti, dissesti segnalavano il rischio di eventi piu’ gravi. Un luogo delicatissimo e preziosissimo e’ stato invaso da ruspe, gru e attrezzature che lo hanno irreparabilmente danneggiato ma quel che e’ avvenuto non era inevitabile. E’ semplicemente scandaloso che si annunci l’istituzione di una commissione di cosiddetti esperti per studiare il cambio della governance e che in quella commissione vengano coinvolti alcuni dei principali responsabili di questo disastro: Carandini, che aveva difeso la scelta di affidare alla Protezione civile il sito di Pompei, dimenticandosi quanto egli stesso ha scritto e insegnato per anni. Proietti- continua- che ha condiviso, nei ritagli di tempo dedicati a Pompei, le responsabilità del commissario. La professoressa Ghedini, il cui ruolo di consigliere del ministro di certo non garantisce terzieta’ di giudizio. Cio’ che piu’ sconcerta e’ che Bondi, persona di indubbia esperienza politica, finga di non comprendere quanto successo in Parlamento.

In precedenza Walter Veltroni in aula definiva il crollo di Pompei «una metafora» dello sfarinamento del Paese e della chiusura di un «ciclo», quello del Governo: “Quel crollo racconta come una metafora lo sfarinamento del nostro Paese. Non siamo a chiederle un atto di responsabilità per un episodio specifico, le si chiede un atto di responsabilità per lo stato di abbandono della cultura italiana: il cinema, la lirica, la serrata dei musei… Noi le chiediamo le dimissioni, si è chiuso un ciclo. Si dice che bisogna spegnere la luce. La luce è già spenta».
Intanto nel PD c’è chi propone “Mille giovani per salvare Pompei”. Lo fa Luisa Bossa, deputata ed ex sindaco di Ercolano: “Serve un grande piano di energie, risorse, intelligenze per garantire agli scavi archeologici più importanti del mondo, manutenzione e cura costanti. Una catena umana, solidale e competente, che coinvolga i giovani. Questa è la proposta che faccio al Ministro Bondi, che oggi, in aula, ha fornito risposte insufficienti e non adeguate sul crollo della Casa dei Gladiatori . mille giovani, prelevati dalle università, dalle scuole specialistiche, per un servizio competente e solidale nei siti culturali, per eseguire manutenzioni e valorizzazioni, per salvare i siti archeologici e culturali di questo Paese”.
Intanto un bello schiaffo al governo arriva dalla commissione Politiche europee sul Piano Europa 2020: volevano imporre tempi strozzati al dibattito e non hanno ottenuto la maggioranza dei voti per andare avanti. Sandro Gozi, capogruppo Pd in commissione Politiche europee della Camera chiede al ministro competente, Andrea Ronchi di “rendere conto alle autorità europee, che ci chiedono un parere entro il 12 novembre, delle modalità superficiali che il governo Berlusconi ha adottato in merito al piano nazionale di riforma per l’attuazione della strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, noto come ‘Europa 2020’. Un confronto più aperto e serio con l’opposizione -conclude il deputato Pd- avrebbe potuto far evitare al governo l’ennesima brutta figura in Europa”. ma così non è stato e il voto si aggiunge a quello sui trattati Italia-Libia di ieri
In mattinata alla Camera c’è stato anche il dibattito sull’informativa del ministro degli Interni, Roberto Maroni, sulla telefonata del presidente del Consiglio alla Questura di Milano per liberare Ruby.
Stessa linea di Bondi, tutto in ordine e governo immacolato. Per Maroni l’operato della polizia di Milano è stato «corretto ed equilibrato, non c’è stata frettolosità o superficialità, avendo gli uffici della questura di Milano rispettato tutte le procedure previste dalle leggi, dai regolamenti e dalla prassi”. E anche sulle incredibili scuse del premier non c’è nulla da rilevare: “Il presidente (Berlusconi, ndr) chiedeva informazioni al capo di gabinetto della questura di Milano in merito all’accompagnamento presso la questura di una minore di origine nordafricana che gli sarebbe stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak», ha spiegato Maroni, che ha concluso rendendo noto che sul caso non ci saranno altre indagini.
Parole che hanno fatto infuriare il pm dei Minori Anna Maria Fiorillo, che si rivolgerà al Csm “in quanto le parole del ministro Maroni non corrispondono a quella che è la mia diretta e personale conoscenza del caso”. Il Pm si occupò quella notte della vicenda della marocchina Ruby, portata in questura ed ha aggiunto: “Io non dico più niente, parlerò eventualmente dopo, quando il Csm sarà intervenuto. Penso però che sia importante soprattutto il rispetto delle istituzioni e della legalità cosa a cui ho dedicato la mia vita e cosa in cui credo profondamente. Proprio per questo rispetto della legalità e della giustizia – ha concluso -, quando le vedo calpestate parlo, perchè altrimenti non potrei più guardarmi allo specchio come un essere umano”.
Per il PD Antonello Soro intervenendo nell’Aula di Montecitorio bocciava Maroni: “Ci ha deluso e sorpreso. Ci ha colpito l’incredibile tono burocratico e distaccato con cui ha letto la relazione frettolosa, banalizzante ed elusiva su fatti gravi che rappresentano plasticamente il crepuscolo personale e politico dell’uomo che guida il Paese. Le questioni – ha proseguito Soro rivolto a Maroni – sono altre, e sono gravi, ma lei le ha eluse tutte. Vi è una questione di abuso di potere del presidente del Consiglio che da palazzo Chigi, nel cuore della notte, interferisce con la normale attività di una Questura in favore di una minorenne accusata di furto e per chiederne l’affidamento a una singolare collaboratrice che qualche minuto dopo, senza il minimo scrupolo, abbandona la ragazza al suo destino. E per fare questo ricorre alla menzogna, affermando che la minorenne è parente del Presidente Mubarak”.

“Poi c’è la questione che riguarda la sicurezza del premier – ha continuato l’esponente democratico -. Lo stile di vita di Berlusconi, di cui egli è orgoglioso, lo rende vulnerabile. Se i suoi numeri di telefono privato circolano nel mondo della prostituzione, egli è ricattabile. Su questo lei avrebbe dovuto riferire come anche sui filmati che circolano in questi giorni nei quelli si vede un personaggio, un selezionatore di giovani donne in carriera e inquisito per favoreggiamento della prostituzione, entrare nella residenza del premier senza alcun controllo. Anche sulle funzioni della scorta del Presidente del Consiglio lei è rimasto in silenzio. Non ha niente da dire se personale incaricato della sicurezza del premier viene impiegato per l’accompagnamento delle giovani frequentatrici delle notti presidenziali e per regolare l’accesso di giovani di ogni mestiere nelle ville e nelle residenze del Presidente? A questi uomini delle forze dell’ordine va tutta la nostra solidarietà. L’onorevole Berlusconi ha detto di essere orgoglioso del suo stile di vita. Noi no, gli italiani no. Proviamo un altro sentimento misto di pena e di indignazione per le ossessioni patetiche di un Capo di governo in avanzata età geriatrica che trasforma la sua casa in un palcoscenico della prostituzione, che trascorre le notti con giovani donne, spesso minorenni, convocate a pagamento dai suoi miserevoli cortigiani. L’articolo 54 della Costituzione obbliga chi ha cariche pubbliche di onorare l’Italia. Ma Berlusconi oggi la disonora Italia”.

Giornate come questa dimostra che la politica non è tutta uguale, PD e PDL sono ben diversi come ha ricordato bene il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, sabato scorso all’Assemblea dei Circoli.

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