attualità, politica italiana

"Tra furori e Bagaglino l´epilogo immaginario della favola berlusconiana", di Filippo Ciccarelli

Il filosofo dell´Udc Buttiglione chiede che non gli si lasci “fare la fine di Bettino Craxi”. Per placare le smanie di Silvio pare che Dell´Utri citi Petrarca: “Vuoi la gloria? Muori”. Il senso della fine sta tutto dentro una domanda: e ora, si sente chiedere da ogni parte con sintomatica e crescente ostinazione, e ora come andrà a finire? Inutile dire che nessuno lo sa.
Ma a voler essere pignoli, è così da un anno e più. Nell´autunno scorso la casa editrice Noubs lanciò un concorso dal bando invero piuttosto malaugurante: «La notte in cui morì Silvio Berlusconi»; così come, a parziale riequilibrio, nel mese di di novembre sul palcoscenico del Salone Margherita Pippo Franco e il Bagaglino misero in scena «Il Silvio sparito», farsa costruita appunto attorno alla improvvisa scomparsa del premier, con tutto quel che ne seguiva, compreso il suicidio di Emilio Fede. (Per la cronaca: Berlusconi andò a vederlo, trovò chiuso, riandò il giorno appresso e poi fece pure lo spiritoso: «Scusate, ho fretta, devo fare le valigie, scappo a Panama»).
Brusco salto cronologico, ma nemmeno troppo logico: l´altroieri la rivista di Cl Tempi ha pubblicato in copertina un fotomontaggio del Cavaliere vestito da turista che su un adeguato sfondo marino e tropicale salutava allegramente: «Sapete cosa vi dico?». Però il giorno dopo, cioè ieri, sul possibile epilogo del berlusconismo spirava già un´arietta meno simpatica: piazzale Loreto, e qui, sull´archetipo tutto italiano del furore di piazza, vale fare un attimo punto.
Perché in realtà all´inizio viene fuori proprio dal mondo berlusconiano, l´immagine dello scempio del capo, precisamente da Fedele Confalonieri, che risulta averla ripetuta nel 2006, sia pure con evidente funzione d´esorcismo. Mentre per placare in modo iper-coltivato le smanie di Silvio pare che Dell´Utri, altro amico, gli citi quanto Petrarca consigliò a Tommaso da Messina: «Vuoi la gloria? Muori». Fatto sta che con intenzioni opposte nel febbraio scorso in un paesino dell´appennino reggiano Montecavolo di Quattro Castella, furono appesi illegalmente dei manifesti con il volto di Berlusconi e la scritta: «Appuntamento a piazzale Loreto».
E comunque ieri sia Giuliano Ferrara, sul Foglio, che il Secolo d´Italia, trattavano l´uno del «partito» e l´altro della «tentazione» di piazzale Loreto. Il quotidiano finiano ha anche intervistato in proposito Giordano Bruno Guerri, storico del fascismo, che si è augurato una «transizione morbida». Leggi: senza «fare la fine di Craxi» ha tradotto da Trieste il filosofo dell´Udc Buttiglione.
Ma il punto resta pur sempre quello della fine della fabula berlusconiana, secondo Veltroni arrivata «ai titoli di coda». In proposito i collezionisti d´immaginario sono obbligati a trafficare materiali molto, ma molto eterogenei nel loro ovvio distacco dalla realtà. Per cui, ad esempio, rispetto al fantasticatissimo epilogo del Cavaliere, Di Pietro può un giorno richiamare l´impiccagione di Saddam Hussein e un altro (cioè ieri) una festosa sfilata di majorettes.
In tutti i casi, e a prescindere dalla soluzione biologica che Franco Cordero ha elegantemente definito «il fendente di Atropo», l´impressione è di un esito all´altezza di ciò che l´ha preceduto e anche determinato. In questo il cinema, il teatro e la storia sono d´indubbio ausilio. Per la sceneggiatrice de Il Caimano, Heidrun Schleef, l´imperatore potrebbe ritirarsi nella sua Sant´Elena con il sogno di farne una repubblica sociale del berlusconismo, ma nessuno lo segue. E così come l´ossessione del bunga bunga oltre a far ridere può evocare le atmosfere di Salò o le 120 giornate di Sodoma, l´ultimo terribile film di Pasolini, c´è chi, Antonio Polito sul Riformista, ha richiamato il dramma di Bennet La pazzia di re Giorgio (Adelphi, 1992), per ventilare l´eventualità di una reggenza imposta a un sovrano ormai fuori di testa.
Intanto i media stranieri, da Le Monde all´Economist, la buttano sugli antichi romani in un ragionevole sfolgorio di toghe, pugnali, incendi da basso impero. E se il consigliere culturale di Fini, professor Campi, lavora sull´ipotesi di una successione del sangue, Marina probabilmente; il segretario Pd Bersani, che alle spalle ha studi biblici, mette in conto la soluzione «Muoia Sansone con tutti i filistei». Visione quant´altre mai temibile, e in fondo pure ingiusta. O almeno: basta intendersi su chi siano i filistei – fermo restando che quando ci si chiede troppo come una cosa andrà a finire, forse è già finita, e i nostri occhi non sono ancora pronti a riconoscerlo.

La Repubblica 14.11.10