attualità, partito democratico, politica italiana

"Bersani blinda il Pd sul governo con Fli e Udc", di Simone Collini

Vertice del leader Pd con gli altri dirigenti. Decisa la road map per dare la spallata al governo e dar vita a un «governo di responsabilità nazionale», che si dovrà occupare anche di riforma fiscale e manovre economiche. Si sono incontrati alle otto e mezzo del mattino e hanno discusso la road map per mandare a casa Berlusconi, il 14 dicembre. Ma hanno preparato anche il terreno per il dopo, se l’operazione dovesse riuscire. E concordato sul fatto che in una fase delicata come questa vanno evitate divisioni interne, scivoloni sulle primarie, confuse discussioni sulle alleanze.
Bersani ha riunito attorno al tavolo D’Alema, Veltroni, Franceschini, Finocchiaro, Bindi, Marino e i due incaricati di discutere con Fli e Udc di legge elettorale, Violante e Bressa. Il segretario del Pd sa che nei giorni che mancano al voto di fiducia Berlusconi si giocherà il tutto per tutto pur di garantirsi la maggioranza (il leader dell’Idv Di Pietro parla esplicitamente di «mercato delle vacche aperto in Parlamento»), e che solo con un partito unito e con un patto blindato con Fli e Udc si può arrivare alla crisi e poi alla creazione di «un governo di responsabilità nazionale». «Non c’è ancora la Costituzione di Arcore», scuote la testa Bersani quando gli riferiscono che qualche esponente del centrodestra già parla di urne per il 27 marzo. Ma per evitare un voto anticipato che anche Casini definisce «da irresponsabili», bisogna evitare passi falsi e tentennamenti.
Per questo agli altri dirigenti del Pd Bersani ha assicurato che ogni decisione verrà presa negli organismi dirigenti, ma che poi bisogna evitare distinguo in altre sedi. E ieri, prima di partecipare insieme a Casini a un incontro in cui si è evocata una “Grosse Koalition” in salsa italiana («è possibile e auspicabile», ha detto Bersani, sarebbe «un fatto virtuoso», ha detto Casini) il leader del Pd ha chiesto il sostegno di tutti non solo sul governo di transizione insieme a finiani e centristi, ma anche su quelli che dovranno essere i pilastri su cui questo dovrà reggersi per almeno un anno.
NUOVA LEGGE ELETTORALE
Il via libera è arrivato da Veltroni e dagli altri, anche su una legge elettorale che prevede il voto di maggioranza solo per chi dovesse raggiungere il 45%, una quota proporzionale degli eletti del 45% e del 55% con collegi uninominali. Un testo che ora Violante e Bressa discuteranno con finiani e centristi, ma che già nei giorni scorsi era stato discusso con Bocchino (per la precisione nel giorno in cui Bossi incontrava Fini per cercare un accordo). Ma all’incontro di ieri si è raggiunta l’intesa anche sul fatto che il governo «di responsabilità nazionale» in circa un anno dovrà approvare una riforma fiscale (sull’innalzamento delle tasse per le rendite finanziarie c’è già convergenza con Fini e Casini) e una serie di manovre economiche e per l’occupazione.
Se su questo c’è stata unanimità, Bersani ha invece dovuto far fronte alle preoccupazioni espresse da Veltroni sulla strategia delle alleanze. Non c’è solo da chiarire il rapporto con Di Pietro e con Sinistra e libertà, secondo l’ex segretario. Il Pd, ha detto Veltroni, deve evitare lacerazioni tra chi vuole allearsi con Casini e chi con Vendola, e per farlo c’è un solo modo: investire su se stesso, rilanciare il profilo riformista, presentare una propria piattaforma programmatica e solo dopo discutere con le altre forze di un’eventuale alleanza. Bersani non ha contestato il discorso, ma ha anche fatto notare che se non si lavora per unire tutti quelli che oggi fanno opposizione a Berlusconi, difficilmente si riuscirà a mandarlo a casa. Così come sul tema delle primarie, Bersani ha bloccato sul nascere sia chi vorrebbe rivederle a Bologna, Napoli e Torino, sia chi vorrebbe mantenere così com’è questo strumento: «Va data un’aggiustata ma non rinunceremo mai alle primarie», è la rassicurazione data ad ambo le parti.
Ma tutti nel Pd si rendono conto che il primo passo è far cadere il governo. E che sarà possibile se si seminerà il terreno, da qui al 14, di quelle che Franceschini definisce «mine». Per questo c’è stata l’accelerazione sulla mozione di sfiducia a Bondi il 29, che tra l’altro arriva dopo una settimana di passione per il centrodestra, visto che il 22 si voterà la mozione di Fli su Rai e pluralismo e quella dell’Idv per la «revoca di deleghe» a Calderoli.

L’Unità 18.11.10