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"Stragi italiane, l'ignoranza dei negazionisti", di Michele Brambilla

L’altra sera alla Camera l’onorevole Viviana Beccalossi, ex missina oggi pidiellina, ha commentato a modo suo (e purtroppo non solo suo, come vedremo) la sentenza con cui martedì la Corte d’Assise di Brescia ha assolto gli ultimi imputati per la strage di piazza della Loggia. «Non condivido – ha detto – chi definisce quella strage come una strage di destra. Le indagini sono state indirizzate solo verso la destra estrema, ma questa direzione si è rivelata sbagliata».

Naturalmente non è mancata, nel discorso, la parola chiave con cui si usa delegittimare il lavoro degli inquirenti: teorema. La convinzione che quella strage fu opera di estremisti neri, secondo la Beccalossi, è frutto di «un teorema». Lo stesso concetto lo abbiamo letto su alcuni giornali, per i quali a furia di indagare su una parte sola, che sarebbe poi stata la parte sbagliata, i veri colpevoli l’hanno fatta franca.

Simili portavoce di questo negazionismo diciamo «di destra» forse non si rendono conto di mettersi sullo stesso piano di altri negazionisti che tanti danni hanno prodotto nel Paese: quelli «di sinistra», che nei primi anni Settanta gabellavano i brigatisti rossi per fascisti o poliziotti travestiti; e che ancora oggi, quando parlano degli assassini di Moro, di Bachelet, di Alessandrini, di Rossa e di tanti altri, concludono sospirando: «Ah, chissà chi c’era, dietro di loro».

Va detto che se i negazionisti di sinistra non hanno altri argomenti che il proprio pregiudizio ideologico, quelli di destra possono farsi forti di tutta una serie di sentenze che negli anni hanno mandato assolti i neofascisti imputati di strage. Ma il loro difetto – se non sono in malafede – è l’ignoranza, per ignoranza intendendo la mancata conoscenza di quanto avvenuto nei processi per le stragi. Ad esempio, forse non sanno che in quei processi ci sono state, accanto alle assoluzioni, condanne per depistaggio di dirigenti dei servizi segreti: Maletti e Labruna per piazza Fontana; Pazienza, Musumeci e Belmonte (oltre a Gelli) per la stazione di Bologna. Se tanti colpevoli «l’hanno fatta franca» è perché settori deviati dello Stato li hanno protetti: e la certezza di queste avvenute coperture è una conferma, non una smentita, che le piste seguite erano quelle giuste. Lo sa Viviana Beccalossi – che pure è bresciana e dovrebbe essersi informata – che al controspionaggio di Padova c’erano informative scritte che annunciavano la strage di Brescia, e che ne attribuivano la preparazione a ordinovisti veneti? E lo sa che queste informative non furono trasmesse ai giudici? Se lo sa, si è mai chiesta perché?

Delle sentenze, poi, non si può prendere per buono solo il dispositivo, cioè lo stringato comunicato con cui si annunciano le assoluzioni o le condanne. Vanno lette anche e soprattutto le motivazioni. Lo sanno questi nuovi negazionisti che nelle motivazioni dell’ultima sentenza su piazza Fontana è scritto che, con gli elementi oggi a disposizione, Freda e Ventura sarebbero stati condannati? E che ormai non erano più condannabili solo perché già giudicati in un precedente processo?

La sentenza ultima di Brescia assolve per insufficienza di prove. Leggeremo le motivazioni. Ma è evidente che per i giudici l’impianto accusatorio non era campato per aria. Semplicemente non erano dimostrabili le responsabilità individuali, e siccome la responsabilità penale è personale, e non di gruppo, bene ha fatto la Corte a non condannare. Ma da qui a dire che la sentenza ha dimostrato che la pista non era quella dell’estrema destra, c’è di mezzo più che il mare.

Forse non sanno neppure, i negazionisti, che ai processi gli stessi estremisti di destra non hanno mai nascosto che nel loro ambiente c’era gente che metteva le bombe. Certo ci si chiede quale interesse avrebbero avuto nel metterle. Dopo ogni strage, la destra – tutta la destra, anche quella non violenta – invece di progredire finiva sempre più chiusa in un ghetto. Chi non capisce il «cui prodest?», insomma, non difetta di ragionevolezza. Ma erano i bombaroli, a difettarne. Anche i brigatisti rossi sapevano che sparando non aiutavano la sinistra: eppure sparavano.

Inutile tentare di entrare nella testa dei terroristi: i loro ragionamenti non appartengono al mondo della ragione. E poi come diceva Alexis Carrell, premio Nobel per la Medicina, «poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità». Basta osservare la realtà, e magari leggere qualche carta, per capire che ogni negazionismo su quegli anni è, oltre che assurdo, un oltraggio alla nostra storia.

La Stampa 19.11.10