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Gli immigrati sulla gru prima ingannati poi cacciati dall’Italia

A malincuore dobbiamo raccontarvi che fine hanno fatto alcuni degli stranieri che per 17 giorni sono rimasti sulla gru a Brescia. Due di essi, egiziani, di 20 e 29 anni che, secondo la Questura, avrebbero organizzato la protesta, sono stati espulsi dal nostro paese. Insomma li hanno fatti scendere con l’inganno e li hanno espulsi con un ulteriore inganno. Sopraffazione e beffa, insieme. Ma prima che il caso Brescia sparisca dalle cronache italiane – perché, lo sappiamo, abbiamo la memoria corta proviamo a spiegare il danno prodotto dalle decisioni governative a quanti speravano di uscire dall’anonimato con la sanatoria per colf e badanti. Nel 2009 gli italiani che avevano assunto stranieri “in nero”, utilizzandoli nel lavoro domestico, potevano regolarizzarli presentando una domanda di assunzione all’Ufficio Immigrazione della prefettura della provincia di residenza. Cio’ attraverso il versamento nelle casse erariali di 500 euro. Un’operazione che ha fruttato allo Stato circa 154milioni di euro. Ma quei soldi, a che cosa sono serviti? Pare che la metà sia stata destinata ad un fondo rimpatri che finanzia le procedure di espulsioni di stranieri privi di documenti. Questo significa che i soldi versati per la regolarizzazione, quando è stata ottenuta o quando non è stata ottenuta, finanziano il rimpatrio dei non regolari. Compresi i due egiziani. I quali lasciano l’Italia chiedendo a tutti gli uomini di buona volontà di mettersi nei loro panni. Almeno questo. Resta un interrogativo: cosa fareste se uno stato straniero vi offrisse di uscire allo scoperto rassicurandovi e garantendovi un permesso di soggiorno per vivere e lavorare – perché di questo si tratta – e poi, dopo avervi imposto una tassa, vi desse la caccia per espellervi?

L’Unità 20.11.10