cultura

"La rivolta dello spettacolo che nessuno ascolterà", di Natalia Aspesi

I litigiosi al governo hanno ben altro da pensare, e ben altro da finanziare, piuttosto che lo spettacolo e la cultura. Con la cultura e forse anche con lo spettacolo, non solo non si mangia, ma non si fanno neppure affari, soprattutto se sporchi. Non risulta infatti che mafie e camorre se ne siano mai interessate.
Alla vigilia dello sciopero del settore, ancora non si è alzata la voce querula e comunque inascoltata dell´apposito ministro Bondi, per scongiurare l´ennesima, pacifica, e per ora improduttiva, rivolta: per ottenere dal governo qualche elemosina e magari un minimo di considerazione per se stesso. Ma perché il governo, che spende ogni anno 780 milioni per l´emergenza rifiuti in Campania, dovrebbe impietosirsi per lo sciopero dei lavoratori dello spettacolo che pure sono almeno 250 mila? Alla Scala il premier si concesse una sola volta e gli bastò, a teatro perché andare se raccontano cose diverse dalle barzellette, al cinema, la classe politica se non ride si addormenta, inutile frequentare il balletto se scarso di pelo (femminile e maschile), ai concerti, vade retro, al circo poi e perché perder tempo se certo ci si diverte di più alle feste supercafonal? Ma allora cosa vogliono questi fannulloni che scioperano in un momento così tumultuoso per il paese, che anche la devota Carfagna non ne può più? Lavorare? Assicurare buon cinema, buon teatro, buona musica, buona cultura ai milioni di italiani che li ritengono vitali, al mondo che ancora si aspetta da noi talento e genialità? Dal 2005 al 2011 i contributi dello Stato sono scesi di 400 milioni. E, sempre pensando alla cultura, mentre alla scuola pubblica sono stati sottratti 8 miliardi di euro, la scuola privata ha ricevuto quest´anno 533 milioni: il tentativo di decurtarne il finanziamento di 245 milioni è stato subito sventato: quasi la stessa cifra destinata all´immenso mondo del nostro spettacolo per il 2011, 288 milioni di euro. L´allegra, commovente occupazione del tappeto rosso alla recente inaugurazione del Festival del cinema di Roma da parte di centinaia di autori, attori, lavoratori del cinema, era stata bellissima, piena di speranza e senso di appartenenza. E poi? Lunedì si sciopera. E poi?

La Repubblica 21.11.10

******

“Domani sale chiuse e artisti in piazza contro i tagli”, di ANNA BANDETTINI

Chiuse le sale da concerto, i cinema, i circhi. I teatri – solitamente di riposo il lunedì – cancellano prove e organizzano presidii come il Petruzzelli, i set cinematografici si fermano. Più di 250mila lavoratori dello Spettacolo domani incrociano le braccia per protestare contro il governo che impone misure draconiane e nella manovra finanziaria annunciata riduce il contributo statale (Fus) a 288 milioni di euro, minimo storico, con un taglio che sfiora il 40 per cento in un settore dove nell´ultimo biennio si sono già perse 150mila giornate di lavoro.
Lo sciopero di domani, organizzato dai sindacati confederali (Slc-Cgil, Fist-Cisl e Uilcom-Uil) è clamoroso per l´adesione unanime, comprese Agis e Anica (le due associazioni che potrebbero essere la Confindustria del settore) e perchè arriva (dopo le proteste dei giorni scorsi) alla vigilia dell´importante incontro al Quirinale di martedì di tutto il settore con il presidente Napolitano per i premi De Sica. Varie le forme della protesta: un´assemblea alle 10.30 al cinema Adriano a Roma, dove l´attrice Sabrina Impacciatore dirà in una conferenza stampa che «la cultura è un nutrimento per l´anima. Non siamo una falla del sistema, ma una potenzialità enorme»; a Genova Zubin Mehta terrà un concerto al Carlo Felice a sostegno del teatro e dello sciopero. «Qualcuno ha detto che con la cultura non si mangia – ha ironizzato il maestro con riferimento alle dichiarazioni del ministro Tremonti – Ma il pubblico partecipe di un´esperienza artistica migliora il suo modo di essere un cittadino. Per favore, Italia, cambia direzione sulla cultura, e guarda cosa fanno, anche con la crisi, gli altri Paesi d´Europa»; a Milano dalle 15 alla Camera del Lavoro parleranno Stephane Lissner, sovrintendente della Scala, Sergio Escobar, direttore del Piccolo, Andrèe Ruth Shamah, Renato Sarti. Toni Servillo, che ha cancellato per domani i Memoires di Goldoni al Piccolo, sarà con loro: «Lo Spettacolo è un patrimonio artistico che attira risorse, a cominciare dal turismo. Ed è un´impresa che dà lavoro soprattutto a giovani e donne». Con lo sciopero si chiede il reintegro del Fus, il ripristino delle agevolazioni fiscali, la legge dello Spettacolo dal vivo e lo stop alla delocalizzazione delle produzioni cineaudiovisive (in Rai hanno fatto perdere in un anno 400mila ore di lavoro). «Portano al depauperamento economico e artistico – dice Stefano Rulli, sceneggiatore a nome dei Centoautori – Il ministro Bondi ha promesso che le cose cambieranno. Bene, siamo qui per vedere se accadrà davvero».

La Repubblica 21.11.10