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"Lega double-face sui rifiuti: a Roma dice sì, al Nord no", di Gianni Del Vecchio

Il dl prevede lo smaltimento in altre regioni. Ma Cota e Zaia si tirano fuori. Umberto Bossi l’ha teorizzato due anni e mezzo fa, appena ripreso il potere dopo la parentesi prodiana. Per poter sopravvivere al logorio elettorale dell’azione di governo, è necessaria una strategia ambivalente: leali e diligenti col Pdl a Roma, populisti e contestatori sul territorio. Insomma, contemporaneamente di lotta e di governo. Poco importa dell’inevitabile corollario, e cioè la trasformazione genetica della Lega. Un partito costretto a diventare double-face, che prende decisioni impopolari a palazzo Chigi salvo contraddirle nei suoi feudi elettorali. L’emergenza rifiuti in Campania è l’ennesimo esempio di come Bossi riesca nell’impresa di far passare due messaggi contraddittori senza che nessuno se ne accorga.
Nel decreto legge sui rifiuti, arrivato solo due giorni fa al Quirinale per la firma del presidente Napolitano, c’è una norma che farebbe venire l’allergia a qualsiasi leghista. Il comma 8 dell’articolo 1 chiarisce come le altre regioni dovranno farsi carico di quella parte di immondizia che la Campania non sarà in grado di smaltire con le sue forze e risorse. Si tratta di un provvedimento che è passato in consiglio dei ministri con il voto favorevole di tutti i membri leghisti, da Bossi a Maroni, passando per Calderoli.
Un dl approvato nelle chiuse stanze di palazzo Chigi giovedì scorso, proprio mentre fuori i vari Castelli e Salvini sparavano ad alzo zero contro chi voleva portare la munnezza napoletana all’interno dei confini lombardi.
Ieri però è arrivata la riprova della furba schizofrenia del Carroccio. Durante l’incontro fra Stato e Regioni, promosso dal ministro pidiellino Raffaele Fitto per trovare un accordo su dove smaltire l’eccedenza campana, i due governatori leghisti (il piemontese Roberto Cota e il veneto Luca Zaia) hanno chiuso ermeticamente le frontiere alla spazzatura meridionale.
Un “no” strettamente politico, in quanto la proposta di Fitto non presenta particolari problemi di tipo logistico: si tratterebbe di bruciare nei termovalorizzatori di ogni regione circa 600 tonnellate di rifiuti al giorno per un periodo massimo di tre mesi. «Una quantità irrisoria», come ha sottolineato Michele Iorio, presidente di una regione piccola come il Molise.
L’entità minima dello sforzo richiesto ai governatori mette a nudo anche la strumentalità delle giustificazioni di tutte quelle altre regioni che per motivi “tecnici” si sono dette «non disponibili ad accogliere i rifiuti napoletani». È un fronte bipartisan, che include amministrazione targate Pdl (Lombardia e Sardegna) e Pd (Liguria e Marche). Per tutte la scusa è sostanzialmente la stessa: vorremmo tanto aiutare la Campania ma non possiamo mettere a rischio l’autosufficienza duramente raggiunta.
Quindi, alla fine della giornata, diventa facile stilare un elenco, dividendo le regioni altruiste da quelle egoiste. Cosa che però fa andare su tutte le furie il presidente della Conferenza delle Regioni, l’emiliano Vasco Errani. «Stilare ora un elenco è prematuro, non ha senso. Bisogna infatti vedere se il governo chiederà alle autonomie di fare un discorso di responsabilità nazionale di fronte all’emergenza». Discorso che, per Errani, finora ancora non c’è stato, anche per le divisioni fra Pdl e Lega.
Intanto, ieri pomeriggio c’è stata una riunione dei parlamentari Pdl campani, a cui ha partecipato il governatore Caldoro, in cui s’è discusso sui contenuti del decreto rifiuti. È stato confermato il potere di veto delle province per quanto riguarda la costruzione dei termovalorizzatori.
Vittoria, questa, dei cosentiniani, della quale il ministro Carfagna (non presente alla riunione) è stata costretta a prenderne atto obtorto collo.

da Europa Quotidiano 25.11.10

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La Lega dice no ai rifiuti napoletani. Ma nel decreto aveva votato a favore
La Lega è un partito contemporaneamente di lotta e di governo, come ama ricordare lo stesso Umberto Bossi. E poco importa che questa doppiezza, condiscendenti a Roma e duri sul territorio, coincida anche con una certa ambiguità nell’azione politica. L’ennesima dimostrazione la si è avuta ieri, quando i governatori di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, hanno detto chiaramente di non avere la minima intenzione di accogliere i rifiuti napoletani. Lo hanno fatto in una sede istituzionale, la conferenza Stato-Regioni, e per di più in faccia al ministro pidiellino Raffaele Fitto, che cercava di chiudere un accordo per lo smaltimento dell’immondizia campana.
Peccato però che solo giovedì scorso i ministri leghisti (Bossi, Calderoli e Maroni) hanno votato in consiglio dei ministri a favore del decreto rifiuti, che fra i vari commi ne prevede uno che mette nero su bianco la necessità di un’intesa con le altre regioni per porre fine all’emergenza.
Un decreto che peraltro piace molto poco ai dirigenti campani del Pd. «Il testo è scadente e deludente: l’esatto contrario di ciò che occorre superare l’emergenza e per rientrare nel regime ordinario», sostiene il segretario regionale Enzo Amendola.

da Europa Quotidiano 25.11.10