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"Così Napolitano ha riscritto il dl rifiuti", di Gianni Del Vecchio

Il capo dello stato apprezza e non dimentica l’emergenza di Napoli: il nuovo testo del decreto indebolisce Cosentino e Cesaro. La scorsa settimana il ministro Mara Carfagna ha provato a tener fuori «gli affaristi che comandano nel Pdl», come lei stessa li ha definiti, dalla gestione dei termovalorizzatori in Campania, arrivando addirittura a minacciare le dimissioni.
Ma è stata sonoramente sconfitta dai “Cosentino boys”, tanto da essere costretta a rinculare e accettare l’egemonia del gruppo dirigente campano, riuscendo però a strappare in cambio del suo subitaneo dietrofront la candidatura a sindaco di Napoli.
A proteggere la Campania dall’assalto degli affaristi ci ha però pensato qualcun’altro, con uno spessore ben diverso da quello del ministro delle pari opportunità.
Il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano ha costretto palazzo Chigi a cambiare il decreto sui rifiuti.
Solo dopo aver verificato la bontà dei cambiamenti ha acconsentito a firmare il provvedimento.
Modifiche sostanziali, che avranno un effetto politico ben preciso: estrometteranno i due presidenti delle province di Napoli e Salerno, i cosentiniani Luigi Cesaro ed Edmondo Cirielli, dal processo decisionale per la costruzione degli inceneritori.
Tutto sta nella nuova formulazione del comma 3 dell’articolo 1 del decreto. Il testo, nella prima versione inviata al Colle, prevedeva che fosse il presidente della regione, Stefano Caldoro, a nominare i commissari per i termovalorizzatori ma solamente «in raccordo con le province» e «ferme le procedure già in essere».
Un modo, questo, per dare a Cesaro e Cirielli una specie di diritto di veto su di un affare che il sindaco salernitano, Vincenzo De Luca, ha stimato in un miliardo di euro. Ma proprio su quella parolina, «raccordo », sono sorti i dubbi del Colle, non convinto della formulazione giuridica della norma.
Alla fine palazzo Chigi ha ceduto e l’articolo è stato riscritto, modificando la parte in cui era scritto in «raccordo con le province» in «sentite le province ». Ciò significa che tutto il potere sarà nelle mani di Caldoro, grande nemico di Cosentino, mentre agli enti locali non sarà dato altro che un potere consultivo: Cesaro e Cirielli verranno ascoltati, ma il loro parere non condizionerà la volontà del governatore campano.
Il governo poi ha anche accettato di correggere altri punti poco chiari del decreto.
A partire dal comma che sopprime le tre nuove discariche: Napolitano aveva rilevato l’esigenza di individuare una soluzione alternativa per i rifiuti campani. Il nuovo testo asseconda le osservazioni del Quirinale, assicurando il conferimento in altre cave o termovalorizzatori, anche fuori regione.
Infine è stato soppresso il comma che prevedeva una proroga di un anno del passaggio dello smaltimento alle province. Dal prossimo 31 dicembre, quindi, il ciclo dei rifiuti sarà di competenza provinciale.
Intanto, in serata il premier è arrivato a Napoli per un incontro con gli enti locali.
Berlusconi è stato accolto molto diversamente rispetto a due anni fa, bersagliato da un gruppo di contestatori, che gli ha urlato contro slogan offensivi e mostrato striscioni inequivocabili.
Nonostante la rabbia dei napoletani, il Cavaliere ha però risposto con la solita cantilena: «Risolveremo il problema in meno di due settimane», «La colpa della crisi è degli enti locali che non hanno fatto nulla », «Useremo anche l’esercito per tornare alla normalità».
Unica novità la conferma che i rifiuti verranno portati in altre regioni. Cosa che rischia di aprire una crepa con la Lega, che in più di un’occasione ha fatto sapere di non volere neanche un sacco dell’immondizia napoletana. Nonostante ciò il premier s’è detto ottimista sul “sì” delle regioni “verdi”, Piemonte e Veneto.

da Europa Quotidiano 27.11.10