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"´Ndrangheta al Nord, salta il comune di Desio", di Rodolfo Sala

Amministratori Pdl coinvolti, si dimettono i consiglieri di Lega e opposizione. Getta la spugna il sindaco pidiellino e arriva il commissario: in primavera elezioni. La ragion di partito, e i vertici del Carroccio, consigliavano prudenza, nonostante i sospetti di infiltrazione malavitosa che gravano sugli amministratori comunali. Ma i leghisti di Desio, paesone di 40mila abitanti nel cuore della Brianza, governato dal centrodestra, se ne sono fatti un baffo. Ieri mattina i loro consiglieri comunali si sono dimessi, insieme a quelli dell´opposizione, Pd e dipietristi. Mettendo in minoranza gli alleati del Pdl e costringendo alle dimissioni il sindaco, eletto solo sette mesi fa. Basta, chiuso, finito: il prefetto ha già nominato il commissario, e a primavera si ritorna a votare. Il tutto sull´onda dell´inchiesta “Infinito”, che nel luglio scorso aveva portato all´arresto di oltre 300 affiliati alla ‘ndrangheta (circa la metà in Lombardia). A Desio nessuno, almeno per ora, risulta indagato, ma i nomi di alcuni esponenti dell´amministrazione – tutti del Pdl – sono finiti negli atti di quell´inchiesta. O perché intercettati, o perché tirati in ballo a vario titolo da malavitosi caduti nella rete degli inquirenti. Come del resto era capitato al consigliere regionale leghista Angelo Ciocca, evocato in tv da Roberto Saviano a proposito di rapporti tra politica e criminalità organizzata: non indagato, epperò fotografato in compagnia di un boss. Ai “padani” di Desio le liaisons del Pdl con la malavita risultano invece evidenti.
Il divorzio – il primo a consumarsi tra Lega e Pdl sul tema bollente della legalità – era nell´aria da tempo. Due mesi fa gli assessori del Carroccio si erano dimessi dalla giunta guidata da Giampiero Mariani, un indipendente vicino al Pdl. Il motivo lo spiega Dionigi Canobbio, segretario del Carroccio nella Brianza monzese: «Al sindaco avevamo chiesto chiari segnali di discontinuità, lui si era impegnato ad azzerare la giunta e a procedere con un rimpasto, ma non ha fatto nulla; e così abbiamo deciso di rompere, facendo dimettere i nostri consiglieri». Una decisione presa, in realtà, una decina di giorni fa, ma non condivisa da via Bellerio, il quartier generale del Carroccio a Milano. Mentre i leghisti di Desio continuavano a sostenere di essere «incompatibili» con i pidiellini, i vertici rimandavano al clima politico nazionale per concludere che non era il caso di aprire una guerra, se pure locale, contro il Pdl. Che si tratti di vero divorzio è sempre Canobbio a confermarlo, quando parla delle elezioni che si terranno in primavera: «Una nuova alleanza col Pdl? L´esperienza l´abbiamo già fatta, dall´esperienza bisogna imparare».
Sarà un caso, ma la situazione è precipitata dopo le polemiche tra Roberto Saviano e il ministro Maroni che – altra coincidenza – dopodomani inaugurerà a Segrate, alle porte di Milano, una Casa del bambino ricavata da una villa sequestrata alla ‘ndrangheta. Sta di fatto che adesso tra i due partiti alleati volano gli stracci. Il sindaco Mariani mette sullo stesso piano i consiglieri del Pd, dell´Italia dei valori e della Lega, accomunati dalla «grave e irresponsabile decisione di dimettersi provocando lo scioglimento del consiglio e il commissariamento del Comune». A Desio, insiste il sindaco, «non c´è stata nessuna infiltrazione mafiosa in Comune, perché l´indagine “Infinito” riguarda azioni e sospetti tutti antecedenti al varo della giunta da me presieduta». Gli dà manforte la coordinatrice provinciale del Pdl Elena Centemero: «La crisi ha esclusivamente ragioni politiche tutte interne alla Lega; non siamo insensibili alla penetrazione della ‘ndrangheta in Brianza, ma siamo contro la cultura indiscriminata del sospetto».
Il caso è già rimbalzato in Parlamento. Il deputato Emanuele Fiano, presidente del Forum sicurezza del Pd, ha presentato un´interrogazione al ministro Maroni: «Ci spieghi che cosa succede nel Comune di Desio», anche perché «a preoccuparsi per il livello di infiltrazione della ‘ndrangheta sono anche i consiglieri del partito del ministro». «Un bel giorno per il Nord – commenta il consigliere regionale del Pd Pippo Civati – finalmente sfiduciata un a giunta che dice che la mafia non esiste».

La Repubblica 27.11.10