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"La riforma Gelmini va in soffitta. Voto dopo la fiducia. Chissà", di Alessandra Rubenni

«Se Berlusconi e il suo governo non avranno la fiducia, allora non se ne discuterà più». Anna Finocchiaro esce vittoriosa dalla riunione dei capigruppo in Senato, dove alla fine di una dura battaglia è stata l’opposizione a spuntarla. Il voto di Palazzo Madama sulla riforma dell’università – già fatta passare alla Camera mentre le proteste degli studenti paralizzavano l’Italia intera – slitta a dopo il voto di (s)fiducia. Un posticipo che fa tremare forte il testo Gelmini, seppure non è detta l’ultima parola. Perché, nel caso in cui il centrodestra trovasse i numeri per sopravvivere alla data fatidica del 14 dicembre, Futuro e Libertà potrebbe contribuire in modo determinante all’approvazione della riforma. La calendarizzazione del ddl ci sarà dopo il 14, «ammesso che il governo sia ancora nelle sue funzioni », ha annunciato la presidente dei senatori Pd, che subito dopo il voto alla Camera aveva lanciato l’aut aut al governo, chiedendo il rinvio del voto al Senato sul decreto Gelmini, pena il venir meno dell’accordo per arrivare al varo della legge di stabilità nei tempi concordati con il Presidente della Repubblica. Una condizione posta in modo ancor più perentorio, dopo che il centrodestra ha deciso di sospendere tutti i lavori a Montecitorio fino al 14 prossimo, per evitare altre sconfitte. «Alla Camera- ricorda Finocchiaro – la sospensione dei lavori è stata chiesta da Pdl e Lega incombeva sull’ordine del giorno la mozione di sfiducia contro Bondi. Per questo è ancora più incomprensibile che qui invece la maggioranza volesse, come dice il presidente Gasparri, andare all’approvazione della riforma Gelmini entro il 10». E sempre in quest’ottica il Pd cerca di sbarrare la strada alla proposta del capogruppo Fli Viespoli, che prospetta di continuare a far lavorare sulla riforma dal Commissione Istruzione. «Se le audizioni in Commissione venissero usate come cavallo di troia per un esame del testo – avverte ancora Finocchiaro – noi ci sentiremmo svincolati dal senso di responsabilità sulla legge di Stabilità ».
L’OTTIMISMO DEL MINISTRO Intanto il ministro dell’Istruzione Maristella Gelmini, che pure si era detta pronta ad andarsene se la sua riforma non fosse passata, non solo resta aggrappata alla sella,ma ostenta ottimismo: «L’opposizione, per motivi di pura propaganda politica, mette a rischio provvedimenti urgenti e indispensabili per l’università. Ma io sono fiduciosa: il governo incasserà la fiducia del Parlamento e il ddl diventerà legge entro l’anno». Anche se poi, da Bruno Vespa, tentenna: se fiducia non sarà, allora si andrà al voto e niente riforma, deve ammettere lei, mentre l’opposizione guarda oltre l’agognata sfiducia, quando «si potranno dare alla ricerca e all’università regole e prospettive che aprano l’Italia alla fiducia e al futuro”. Nel frattempo in molte città, daAncona all’Aquila fino a Milano, continuano occupazioni e proteste, sfociate in qualche piccolo scontro a Napoli e a Bologna, dove uncorteo di studenti ha tentato di entrare al Motor Show ed è stato respinto da una carica nella quale è rimasta lievemente ferita una ragazza, che ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. Per domani a Palermo sono già annunciate contestazioni in occasione della visita di Schifani all’università. E a Roma, all’Università di Roma Tre, il Presidente Giorgio Napolitano, arrivato per assistere a un convegno internazionale, è stato accolto dagli striscioni dei ragazzi con su scritto: «Presidente, almeno tu non ci abbandonare». Un appello accompagnato da una lettera consegnata nelle mani di Napolitano per esprimere «il disagio e la frustrazione» degli studenti «nel vedere il nostro futuro scivolarci pian piano dalle mani». E sulla quale il Presidente ha assicurato: «Risponderò dopo averla letta e riflettuto ».

L’Unità 03.12.1o

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“Slitta il voto, riforma a rischio”, di Corrado Zunino

Gelmini: da approvare entro l´anno
In Senato solo dopo il 14 dicembre. Esultano gli studenti. Ora il testo è legato alle sorti del governo: passerà solo se l´esecutivo avrà la fiducia. Dalla conferenza mattutina dei capigruppo del Senato Anna Finocchiaro, Pd, riemerge con il rinvio dell´ultimo esame della riforma Gelmini: «È stata dura, ma abbiamo vinto, si vota dopo il 14 dicembre», dice. E così il disegno di legge più contestato del governo Berlusconi rischia di nuovo: il suo destino, infatti, si lega a quello dell´esecutivo, sottoposto a un voto di sfiducia che potrebbe far crollare il centrodestra e le sue leggi in itinere. Il ministro Mariastella Gelmini si mostra tranquilla: «Confido nell´approvazione della riforma universitaria entro la fine dell´anno». Poi ribadisce: «Senza approvazione non si potranno bandire posti da ricercatore, non potranno essere garantiti gli scatti di stipendio, non si faranno nuovi concorsi». L´opposizione nega e parla di «ricatto politico».
Gli studenti in assedio permanente alzano a loro volta cori di vittoria, inviano lettere al paese e rivelano che saranno in piazza il giorno della “sfiducia”, il 14 appunto, ora crocevia decisivo e rischioso. «Abbiamo spostato il dibattito pubblico dalle case di Montecarlo e le escort minorenni ai problemi reali. Non intendiamo mollare: se il 14 dicembre finirà un´epoca, la prossima saremo noi. Costruiamo con precari, lavoratori e mondo della cultura la giornata della liberazione». I collettivi di Milano annunciano blocchi del traffico consecutivi, dal 10 al 14 dicembre, mentre quelli dell´accademia di Brera (occupata) si limitano a disegnare ritratti dei poliziotti che li stanno controllando.
Le piazze d´Italia ancora ieri sono state un festival di cortei che ha prodotto congestione del traffico e alcuni incidenti. All´Università di Roma Tre, occupata da inizio settimana, un gruppo di universitari ha consegnato a Giorgio Napolitano, chiamato a un convegno, una lettera annunciata dallo striscione: “Presidente, almeno tu non ci abbandonare”. Si legge: «Noi studenti siamo del parere che questa riforma vada contro i principi cardine della nostra Costituzione». Il presidente della Repubblica ha fatto sapere: «Risponderò dopo averla letta e aver riflettuto». Nella capitale nuove scuole occupate ogni ora. L´ultima ondata sono presidi di destra: Casa Pound e il Blocco studentesco, Forza Nuova e Lotta studentesca. Alcuni leader di sinistra non si scompongono: «Uniti per salvare la scuola». Ma in molti ricordano che l´Onda nel 2008 naufragò anche per i violenti scontri in piazza Navona tra le due fazioni politiche. Da ieri nella capitale è occupato, ancora, il Convitto nazionale, storica scuola delle famiglie conservatrici che contano.
Gli studenti bolognesi hanno bloccato i binari a San Vitale e si sono scontrati con la polizia al Motor Show. E´ la terza occasione di scontri a Bologna e i Collettivi, dopo aver rischiato di spaccarsi sulle modalità della protesta, hanno chiesto le dimissioni del questore Luigi Merolla. Incidenti anche a Napoli. A Firenze i ragazzi denunciati sono diventati 80, a Roma 27 (con tre fermi). A Treviso un gruppo di Forza Nuova, espulso da un corteo, ha aggredito due studenti. A Napoli, Facoltà di Filosofia, occupa anche Valentina De Filippo, figlia del governatore della Basilicata. E a Padova è stato bloccato il liceo Tito Livio, il più prestigioso della città, ci ha studiato anche Napolitano. Oggi nelle aule di Ingegneria dell´università di Palermo è atteso il presidente del Senato, Renato Schifani. Gli studenti hanno annunciato contestazione. Infine, un gruppo di Bari, l´altra sera, ha raggiunto l´aeroporto della città con valigie di cartone e lo striscione “L´ultimo ad uscire spenga la luce”. Vicini alla fuga all´estero, hanno inviato anche loro una lettera al presidente della Repubblica. «Questa notte decideremo cosa fare. Se restare o partire. Decideremo insieme se decollare e lasciarvi affondare o continuare a volare alto».

La Repubblica 03.12.11

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Slitta la riforma dell’università. Il Pd e gli studenti: «Vittoria», di Alessandra Migliozzi

Si voterà dopo il 14, la Gelmini si appella al «senso di responsabilità»
Il senatore Maurizio Gasparri ha fortemente caldeggiato l’ipotesi in capigruppo. Ma il Pd si è messo di traverso, annunciando che avrebbe fatto ostruzionismo sul percorso in aula della Finanziaria se ci fosse stata l’accelerata sull’università. Il presidente del Senato del Senato Schifani ha mediato fra i due poli, poi la decisione finale, che il Pd rivendica come una propria “vittoria”.«Dopo il voto di fiducia ci sarà una capigruppo che deciderà quando e come il Senato discuterà la riforma- ha spiegato la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro- Se Berlusconi e il suo governo non avranno la fiducia, allora non se ne discuterà più». Il ministro, nonostante tutto, si dice «ottimista» essendo «convinta che sia alla Camera che al Senato ci siano le condizioni per ottenere la fiducia». Ma lancia un appello ai parlamentari: «Mi auguro che sulla riforma prevalga il senso di responsabilità, che si approvi al più presto il provvedimento in via definitiva», ha detto a margine della registrazione di ieri di Porta a Porta, durante la quale ha dovuto difendere ancora una volta il suo provvedimento. Il ministro si è impegnato a garantire le risorse per le borse di studio: «C’è l’impegno mio e di Tremonti a stanziare 150 milioni come lo scorso anno». E ha ripetuto che la legge valorizza il merito e non penalizza i ricercatori, «per questo va approvata». Anche perché, in caso contrario, «non si potranno bandire posti da ricercatore», visto che le norme vigenti in materia «valgono fino al 31 dicembre prossimo». Senza legge, poi, non «potranno essere garantiti gli scatti di stipendio, non saranno banditi i nuovi concorsi da associato (1.500 all’anno quelli promessi, ndr)». «L’opposizione- ha continuato- per motivi di pura propaganda politica, mette a rischio provvedimenti urgenti e indispensabili per l’università italiana». Per il Pd la minaccia del blocco dei concorsi è «inutile, tanto si sarebbero bloccati comunque in attesa dei decreti attuativi della legge».
Ma dal mondo dell’università arrivano appelli per il sì rapido: «Se la riforma dell’università va dopo il voto di fiducia- spiega Andrea Lenzi, presidente del Cun, Consiglio universitario nazionale e docente della Sapienza- il rischio è il far-west, perché rimarrà bloccato il reclutamento di professori e ricercatori». Intanto non si placano le proteste in tante città, da Roma a Reggio Calabria. E ieri gli studenti di Roma Tre hanno consegnato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Presidente, almeno tu non ci abbandonare», è stato l’appello lanciato dai ragazzi che hanno manifestato le loro perplessità sulla riforma. «Ho ricevuto una lettera, risponderò dopo averla letta e riflettuto», ha fatto sapere Napolitano. Quanto alle contestazioni di piazza, ieri a Bologna c’è stato un breve scontro quando un corteo ha tentato di entrare al Motor Show ed è stato respinto con una carica. A Napoli ci sono stati scontri e tafferugli fra studenti e polizia. E oggi a Palermo gli universitari hanno già annunciato contestazioni al presidente del Senato, Renato Schifani, che dovrebbe arrivare nel loro ateneo. Il ministro dice che vorrebbe poter andare in un grande ateneo come la Sapienza se gli studenti «me lo consentissero». Per ora sembra che non ci sia aria di accoglienze festose.

Il Messaggero 03.12.10

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