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Il governo di nascosto vuole nascondere Sky

Mentre tutte le attenzioni sono sulla fiducia, il governo continua a sbarazzarsi della concorrenza alle aziende del premier. Ora, ritocca a Sky. Cosa succede mentre tutta l’attenzione mediatica è concentrata sulla fiducia al governo Berlusconi? Mentre la Camera dei deputati è chiusa, è lo stesso esecutivo a lavorare nell’ombra e a piazzare nuova stoccate contro la democrazia, ovviamente a fari spenti per l’opinione pubblica. E si parla sempre degli interessi personali del premier ovvero il continuo favorire le proprie aziende a discapito della concorrenza. Così va inquadrata la decisione del ministro Rotondi di rimandare alle calende greche l’accesso di Sky al digitale terrestre. Per favorire Mediaset.
Il ministro per lo Sviluppo economico si è rivolto al Consiglio di Stato per chiedere un parere sulla reciprocità tra Stati in vista della gara per i multiplex del digitale terrestre. Un subdolo tentativo “di impedire in extremis l’ingresso di Sky nel nuovo mercato” come ha evidenziato Paolo Gentiloni, presidente del Forum ICT del Partito Democratico.
“Il governo – ha continuato Gentiloni – cerca pretesti per impedire a Sky di entrare nel digitale terrestre. L’Unione europea ha dato il via libera ma il governo Berlusconi invoca il principio di reciprocità tra Italia e Usa. Traduzione: pur di impedire la concorrenza di Sky a Mediaset il governo farà muro contro le imprese americane?”.

È proprio la stessa Unione europea a lanciare l’allarme di un “ennesimo episodio del conflitto di interessi” e a riprendere una querelle che ha visto il governo italiano sempre scontrarsi con le decisioni prese dalla Commissione europea, prima del via libera di Bruxelles alla partecipazione di Sky alla gara (per la quale l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha appena varato la versione definitiva del regolamento).

Morale della storia, Sky potrà concorrere per il lotto di tre multiplex riservati ai nuovi entranti, mentre Rai, Mediaset e Telecom, già presenti sul digitale, potranno gareggiare per le altre due reti in palio. Ma mentre il compito del ministero per lo Sviluppo economico dovrebbe essere quello di mettere a punto la disciplinare e il bando, il ministro, pur di ostacolare l’accesso ad un rivale “giurato” di Berlusconi ha preferito rivolgersi al Consiglio di Stato per fermare l’iter. Il giudizio dovrebbe essere disponibile il 20 dicembre.
“Se venisse confermato il tentativo da parte dell’esecutivo di utilizzare il fatto che Sky sia un’azienda Usa per mettere i bastoni tra le ruote alla crescita di un concorrente di Mediaset ci troveremmo davanti ad un comportamento sbalorditivo”, ha dichiarato Gentiloni. “Tanto più perché, dopo anni che Sky opera in Italia, il governo all’improvviso avrebbe deciso di muoversi in questa direzione. Se così fosse sull’altare del conflitto di interessi, il governo non esiterebbe, unico in Europa, a contrastare gli investimenti di imprese Usa nel settore della comunicazione”.
Il ministero dal canto suo, fa orecchie da mercante trincerandosi dietro l’obbligatorietà del consulto al Consiglio di Stato nei casi di verifica delle condizioni di reciprocità per tutti i soggetti non appartenenti all’Unione Europea interessati a partecipare alla gara.

Ma Gentiloni controreplica: “qualora il parere evidenziasse una mancanza di reciprocità, c’è il rischio che venga utilizzato con l’obiettivo di impedire quell’ingresso di Sky nel digitale terrestre che l’Ue ha da poche settimane autorizzato”.

“Incredibile a dirsi e a pensarsi. Il ministro Romani, pur a fronte di un governo appeso a un filo esilissimo e a dispetto delle indicazioni europee, pare scegliere la via dell’ostruzionismo rispetto al passaggio di Sky sul digitale terrestre”. Lo ha dichiarato il senatore del Pd Vincenzo Vita, vicepresidente della commissione Cultura.

“Nessun amore particolare per Murdoch. Tuttavia le regole dovrebbero valere per tutti allo stesso modo. E’ pur vero che in questo settore negli anni si E’ verificato spesso il contrario, sull’unica base degli interessi diretti dell’attuale presidente del Consiglio”.

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