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"Caro compagno Bondi, ci spiace, ma la Cultura con lei non funziona più", di Matteo Orfini

La lettera di Matteo Orfini al Foglio in risposta a quella del ministro dei Beni culturali con cui chiedeva al Pd di ritirare la mozione di sfiducia.
Gentile ministro, non risponderò alla prima parte della sua missiva, che considero più una riflessione autobiografica, ma mi consenta di suggerirle la ricerca di argomenti più convincenti per spiegare il suo passaggio dal Pci al berlusconismo.

L`esigenza di militare in un partito riformista e socialdemocratico non mi sembra il migliore. Vede ministro, noi abbiamo presentato una mozione di sfiducia come ultimo atto di un`opposizione che è
sempre stata dura, ma costruttiva. Me ne diede atto lei stesso sulle colonne di questo giornale. Ogni critica che le abbiamo rivolto è sempre stata accompagnata da proposte, ogni richiesta di maggiori risorse dall`indicazione delle copermture.

E’ vero, lei si è lamentato dei tagli, ma tardivamente. Non le cito le decine di interviste e dichiarazioni
in cui spiegava che si doveva ridurre la spesa in cultura perché c`erano sprechi e spreconi. Il fus, gli istituti culturali, i trasferimenti ordinari al ministero: è il breve elenco di un catastrofico ridimensionamento
del suo ministero che lei ha prima avallato, poi provato senza successo a contrastare.

Metafora del disastro, è arrivato il crollo di Pompei, Un crollo diverso dagli altri perché causato dalla scelta di commissariare la soprintendenza e mandare un dirigente della protezione civile a dirigere il sito.
Incompetenza conclamata, anzi spesso rivendicata irresponsabilmente in nome del primato della managerialità, messa a dirigere le eccellenze del nostro paese.

Gli effetti sono stati lo spreco di risorse, procedure poco trasparenti e l`abbandono per un lungo anno delle necessarie opere di tutela in nome di una inelegante spettacolarizzazione del sito. Se oggi tutto crolla, non si può scaricare la colpa su Giove Pluvio. E al posto suo eviterei di chiamare riforma ii decreto sulle fondazioni lirico-sinfoniche che sta producendo lo stato di crisi dei nostri teatri, uno dopo l`altro, a cominciare da Genova e Cagliari. Ma tra tutte le sue responsabilità una è la più grave, specialmente
per un ministro che viene dalla storia della sinistra, Lei ha abbandonato, in piena crisi, i lavoratori della cultura. Sono seicentomila persone che producono più del due per cento del pil. E sono, quasi tutti, precari
privi anche di quelle forme minime di protezione sociale che tutelano lavoratori di altri settori.

Mentre i suoi colleghi li insolentivano – “vadano a lavorare” scandiva il ministro Brunetta – e i tagli li lasciavano privi di prospettive, lei non solo non ha trovato il tempo di fare nulla per loro, ma non ha mai nemmeno ritenuto di citare il problema.

Lavoratori del cinema colpiti dalla delocalizzazione, archeologi e storici dell`arte penalizzati dal non riconoscimento della loro professionalità, restauratori espulsi dal mercato dei lavoro, lavoratori della musica e dello spettacolo: sono una ricchezza del paese che il suo governo non ha saputo e voluto valorizzare.

Ministro, fuori dalle legittime esigenze di propaganda politica, sa anche lei che questa sfiducia è più che motivata, Ne prenda atto e si dimetta riconoscendo di non aver saputo far entrare la cultura tra le priorità del suo governo. Sarebbe un modo serio e dignitoso di dare una mano ad aprire una fase nuova.

Matteo Orfini, responsabile Cultura del Pd

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