attualità

""Le piazze non sono come gli stadi" i costituzionalisti bocciano il governo", di Vladimiro Polchi

“La limitazione della libertà personale spetta alla magistratura e non ai questori”. «In nome della sicurezza non si possono espropriare i diritti fondamentali». I costituzionalisti lanciano l´allarme e bocciano l´estensione del Daspo alle manifestazioni di piazza: «Il rischio è di violare le libertà costituzionali».
Il divieto di assistere a spettacoli sportivi è una misura restrittiva della libertà personale, disposta dall´autorità di pubblica sicurezza (il questore) nei confronti di una persona ritenuta pericolosa. È una misura di prevenzione – che prescinde cioè dalla commissione di un reato – giudicata legittima dalla Consulta con la sentenza 512 del 2002. Qual è allora il problema?
«Una cosa è comprimere il diritto di tifare Lazio, un´altra limitare il diritto di manifestare contro una riforma universitaria – risponde Michele Ainis, costituzionalista a Roma Tre – in questo secondo caso, infatti, c´è una tutela costituzionale rafforzata, perché esistono diritti funzionali ad altri». Tradotto: «La democrazia non si limita al voto e se prima delle elezioni non potessi manifestare la mia opinione, verrebbe aggredito un bene costituzionale di valore ben superiore al tifo calcistico». Per questo «i beni costituzionali vanno bilanciati e in nome della sicurezza, o della paranoia della sicurezza, non si possono certo espropriare i diritti».
Sulla stessa linea, il ragionamento di Stefano Merlini, costituzionalista a Firenze: «In base all´articolo 17 della Costituzione, le riunioni in luogo pubblico possono vietarsi “solo per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica”. Il divieto vale dunque per tutti ed è esclusa la possibilità di impedire a un singolo cittadino di partecipare a riunioni non vietate. Non solo. Sulle misure di prevenzione si discute ormai da anni. Limitare la libertà personale con pronuncia dell´autorità di pubblica sicurezza, e non del giudice, è già al limite della costituzionalità nell´ambito sportivo; se esteso alla piazza travolgerebbe tutto il sistema delle libertà costituzionali, violerebbe la riserva di giurisdizione indicata dall´articolo 13 della Costituzione e rischierebbe di riportarci a una situazione simile a quella originaria del Testo unico di pubblica sicurezza, così come varato in epoca fascista».
Contro il rischio di generalizzare una misura eccezionale si schiera anche Gaetano Azzariti, costituzionalista alla Sapienza di Roma: «Con una reazione emotiva e poco razionale agli avvenimenti complessi degli ultimi giorni – sostiene il giurista – il governo ancora una volta si contrappone all´autonomia e al ruolo della magistratura, alla quale sola spetta il potere di limitare la libertà di circolazione». E ancora: «Tutto questo è segnale di una cultura di governo più attenta alle questioni d´ordine pubblico, che alle garanzie di libertà dei cittadini, col rischio concreto di disattendere il chiaro quadro costituzionale improntato al garantismo».
Alla cautela invita Federico Sorrentino, docente di diritto costituzionale a Roma, «perché – premette – vanno comprese le legittime esigenze della sicurezza pubblica». Ma non per questo il giurista nasconde la sua «perplessità su una misura grave e di dubbia conformità al quadro costituzionale». L´estensione del Daspo al di là del ristretto ambito sportivo, infatti, «non incide tanto sull´articolo 21 della Costituzione relativo alla libertà di manifestazione del pensiero, quanto principalmente sull´articolo 17 che prevede la possibilità di vietare le riunioni per motivi di sicurezza, ma mai fa riferimento al singolo manifestante».

La Repubblica 19.12.10

******

“Non siamo ultras, così violate i nostri diritti”, di Corrado Zunino

Rabbia per la stretta del governo. Ma gli studenti avvertono: niente violenza, vi sorprenderemo. “Ogni inasprimento dell´ordine pubblico conferma che hanno paura della protesta”. “Ci mobiliteremo e le forze dell´ordine non ci troveranno dove ci stanno aspettando”. È il governo ad alzare le barricate, questa volta. E loro, quelli del movimento studentesco, questa volta eviteranno lo scontro: “Li sorprenderemo”. L´esecutivo si appresta a battezzare il Daspo per gli studenti che restano impigliati nei fermi della celere: universitari come gli ultras. E il ministro Roberto Maroni per martedì prossimo prospetta la fortificazione dell´area della “zona rossa” attorno ai palazzi della politica. Martedì, infatti, torna al Senato per la sua approvazione definitiva la riforma dell´Università: mercoledì dovrebbe essere licenziata grazie alla blindatura del governo sugli emendamenti e con i voti favorevoli dei finiani. Per due giorni e per la terza volta in poche settimane il centro storico di Roma sarà interdetto agli studenti in corteo con i blindati messi di traverso alle strade d´accesso.
«Ogni atto del governo, ogni successivo inasprimento dell´ordine pubblico, dimostrano che hanno paura della nostra protesta», dice Francesco Brancaccio, dottorando in Scienze politiche alla Sapienza di Roma. «Una zona rossa sempre più blindata offende l´idea di una Roma città aperta, idea che dovrebbe essere di tutte le forze politiche. Il Daspo è una limitazione della libertà di manifestare e per noi è incostituzionale. Ridurre un fenomeno politico e sociale a un problema di ordine pubblico è la peggiore delle risposte possibili». Quindi, manifesterete o no? «Siamo un movimento intelligente, che sa spiazzare. Da domani torniamo a discutere nelle facoltà, ma è già chiaro a tutti: ci mobiliteremo e la polizia non ci troverà dove ci sta aspettando. Non cadremo nelle trappole che vogliono tenderci». Gli ultimi due “mob” dell´anno saranno quindi a sorpresa e terranno conto del fatto che molti universitari stanno già lasciando le facoltà per i rientri natalizi.
All´Università orientale di Napoli domani ci sarà un incontro con gli studenti di Londra e Atene per sottolineare come l´allargamento in tutta Europa di moti violenti sia il segnale di “una crisi sociale a cui i governi voltano le spalle”. Giovanni Pagano, Scienze politiche a Napoli: «Il diritto a manifestare non è paragonabile a una partita e gli studenti, dopo la giornata del 14 con tutti i suoi problemi, sono più motivati di prima. Piazza del Popolo ci ha cambiati, ma non ci ha frenato». A Napoli sono ripartite le occupazioni delle scuole superiori e mercoledì è previsto un corteo cittadino. «C´è voglia di tornare in piazza, non c´è l´ansia. Lo faremo in modo ironico». Alla Sapienza romana domani ci saranno riunioni nelle singole facoltà, e poi dell´intero ateneo, per preparare il martedì della protesta. Luca Cafagna, Scienze politiche: «Viviamo questi nuovi provvedimenti come una provocazione, una richiesta di scontro frontale, e non ci scontreremo. Continuare ad evocare lo spettro della violenza degli Anni Settanta è un ottimo modo per non capire che gli studenti hanno grossi problemi oggi. Noi non facciamo ideologia, il governo sì».
L´opposizione alla “Gelmini” avrà tempi lunghi e il movimento si prepara a una fase di interdizione sostanziale nei confronti del decreto nel momento in cui diventerà legge. «È un provvedimento tecnicamente difficile, con una pletora di decreti attuativi che impegneranno nel tempo il governo e i tecnici del ministero. Noi daremo battaglia su ogni punto». Dalla scuola secondaria arriva l´esempio delle difficoltà concrete che le riforme Gelmini stanno incontrando. I sindacati segnalano che a Torino ottanta scuole fin qui non hanno accettato la sperimentazione che dovrebbe portare alla scelta dei professori da premiare: il “no”, in questo caso, è stato dei docenti. «Il campo di battaglia è ampio», assicurano gli universitari. Quelli del Mamiani, liceo di Roma, ieri hanno consegnato occhiali di cartone ai giornalisti, miopi nelle interpretazioni degli scontri di Piazza del Popolo: «In troppi hanno visto black bloc che non c´erano».

La Repubblica 19.12.10