economia, lavoro

"Disoccupazione record dal 2004", di Roberto Giovannini

Un piccolo segnale positivo, a volerlo cercare c’è: per la prima volta, dopo sette trimestri consecutivi, nel periodo luglio-settembre 2010 il tasso di disoccupazione è diminuito rispetto al trimestre precedente. Di pochissimo, dall’8,4 all’8,3%. Per il resto, dall’Istat arrivano solo brutte notizie sul versante dell’occupazione. Secondo i dati diffusi ieri, ad ottobre il tasso di disoccupazione è cresciuto all’8,7%, dall’8,4% di settembre. E mentre diminuisce ancora il numero degli occupati, sceso di 176.000 unità (-0,2 rispetto al secondo semestre), si impenna la disoccupazione giovanile, scompaiono 349.000 posti di lavoro stabili, e aumenta il numero degli «scoraggiati»

Dunque, sembra esserci una lieve inversione di tendenza dal punto di vista congiunturale, ma i numeri fanno sempre spavento: il tasso di disoccupazione giovanile (per le persone tra i 15 e i 24 anni cresce ancora, anche nel terzo trimestre, toccando quota 24,7%. Per le donne del Mezzogiorno, poi, arriva addirittura al 36%. Per la precisione, oltre un terzo dei giovani tra i 15 e i 24 anni del Mezzogiorno risulta disoccupato (35,2%), nel Centro il tasso si attesta al 22,1%, nel Nord del 18% (18,8% Nordovest, 17% Nordest). Nella classe tra i 20 e 24 anni, fa sapere sempre l’Istat il tasso di disoccupazione si attesta al 22,5% (20,8% nel terzo trimestre 2009).

Il numero delle persone in cerca di occupazione, nel terzo trimestre del 2010 raggiunge quota 2.068.000 unità (metà di lunga durata, secondo l’Istat), in crescita del 3,1%, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma in flessione del 1,7% rispetto al secondo trimestre.

Ancora, si sta riducendo l’occupazione a tempo pieno. Se nella fase più aspra della crisi le imprese avevano tagliato soprattutto i lavoratori con contratto atipico, adesso si passa ai contratti a tempo indeterminato: nel terzo trimestre 2010 il numero degli occupati a tempo pieno registra una riduzione tendenziale dell’1,6% (-316.000 unità). Colpa della perdita di 349.000 posti a tempo indeterminato (nel commercio e nella grande industria), non compensati dai 40.000 autonomi in più. Continuano a crescere gli assunti part-time (+2,9%), ma l’Istat dice che è «esclusivamente» part-time di tipo involontario, cioè accettato in assenza di meglio. Infine, aumentano anche gli «inattivi»: la quota di persone tra i 15 e i 64 anni che lavoro non ce l’ha e non lo cerca cresce dello 0,6% a quota 38,6%, con aumenti significativi al Sud (dove raggiunge quota 50%, e 64,5% per le donne) ma anche nel Nord.

Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi sottolinea il miglioramento dell’ultimo trimestre, «la prima diminuzione del dato di disoccupazione dopo sette trimestri, a quasi due punti dalla disoccupazione media europea». Ai problemi di giovani e Sud si risponderà «con il Piano straordinario per il Sud e il Piano per l’occupabilità dei giovani». Piuttosto scettica è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso: «Se ai giovani disoccupati aggiungiamo coloro che hanno rinunciato a cercare un lavoro, possiamo sicuramente affermare che nel Mezzogiorno del nostro paese quasi la metà dei giovani e delle donne non trova un lavoro o ha rinunciato a cercarlo. Una situazione allarmante». Preoccupata anche la Cisl: Liliana Ocmin, segretario confederale definisce «prioritario porre al centro dell’agenda politica la questione giovani come anche donne e Sud, costruendo attorno a tale obiettivo una strategia partecipativa ed un confronto pragmatico tra tutte le forze sane del Paese».

La Stampa 22.12.10

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Disoccupazione all’8,7%. Giovani, il 24,7% senza lavoro

Torna a crescere la disoccupazione ad ottobre. Con un balzo all’8,7%. Il tasso più alto dall’inizio delle serie storiche dell’Istat, ovvero dal gennaio del 2004. Un nuovo record dunque che arriva come una doccia fredda sui dati relativi a luglio-settembre, che avevano registrato invece, un decremento dei senza lavoro dopo quasi due anni di crescita costante. Il dato dell’8,7% è comunque più basso della media europea. I più colpiti continuano ad essere i giovani e le donne del Mezzogiorno, oltre un under 25 su 3 è, infatti, senza lavoro. Cifre che per il segretario generale della Cgil, Camusso, sono davvero «allarmanti» perchè siamo in una situazione molto difficile. Sulla stessa linea anche gli altri sindacati, dalla Cisl alla Ugl. Mentre il ministro Maurizio Sacconi, sottolinea come la rilevazione trimestrale rimanga sotto la media europea. La revisione al rialzo del tasso dei senza lavoro a ottobre (all’8,7% dall’8,6%, dati destagionalizzati), peggiora le stime provvisorie diffuse sempre dall’istituto di statistica.
E, così, cresce anche lo scarto segnato rispetto a settembre (8,4%). I dati di qualche mese fa sono, invece, più confortanti: con l’8,2% del terzo trimestre del 2010 si registra la prima discesa su base congiunturale del tasso di disoccupazione da sette trimestri. Una piccola inversione di tendenza, comunque significativa.
Tuttavia, spiega l’Istat il calo è «lieve». Del resto anche se la schiera dei disoccupati si assottiglia un pò rimane comunque ampia (oltre due milioni di persone). E soprattutto rimane alto, come accennato, il numero dei senza lavoro tra i giovani, a quota 24,7%, in aumento dell’1,2% a confronto con lo stesso periodo dello scorso anno.
Ma la percentuale cresce ancora se si guarda al Mezzogiorno, dove il 36% delle giovani donne (15-24 anni) è alla ricerca di un posto.
Sul lato occupazione l’Istat, inoltre, certifica una diminuzione sia a livello congiunturale che tendenziale, a confronto con il terzo trimestre del 2009 l’emorragia è di 176 mila posti. La scure si è abbattuta principalmente sui lavoratori a tempo indeterminato (-258 mila su base annua) e in particolare su quelli impiegati a tempo pieno (-349 mila). E si potrebbe dire che piove sul bagnato visto che circa la metà dei due milioni di persone in cerca di un lavoro, lo è da più di 12 mesi. Non finisce qui, un altro record negativo lo tocca il tasso di inattività, in cui rientrano anche gli scoraggiati, che sale al 38,6%, riportandosi ai livelli del 2000.
Nel Mezzogiorno la quota di chi non ha un posto oppure lo cerca s’impenna al 50%, che diventa 64,5% per la componente femminile.
Secondo Camusso se si tengono in considerazione gli «scoraggiati, vale a dire coloro che hanno rinunciato a cercare un lavoro, possiamo sicuramente affermare che nel Mezzogiorno del nostro paese quasi la metà dei giovani e delle donne non trova un lavoro o ha rinunciato a cercarlo». Il ministro Sacconi sottolinea invece come «la rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro dell’Istat ci consegna la prima diminuzione del dato di disoccupazione dopo sette trimestri, a un livello distante quasi due punti dalla disoccupazione media europea. L’Italia continua a mantenere contenuto l’impatto della crisi grazie all’uso massiccio di cassa integrazione, anche in deroga, e di contratti di solidarietà».

Il Corriere della Sera 22.12.10

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Disoccupazione ai massimi dal 2004 cresce solo il part time “involontario”, di Luisa Grion

Il 38% è inattivo Le donne del Sud che non lavorano sono oltre quota 65 per cento. Sul lavoro l´Italia non svolta, anzi ad ottobre il tasso di disoccupazione è passato all´8,7 per cento dall´8,4 di settembre. Nonostante qualche buon segnale che arriva dalla manifattura non siamo usciti dal tunnel e la conquista di un posto e di un reddito, appare ancora lontana per le categorie più a rischio: i giovani, le donne e in generale il Meridione.
Gli ultimi dati Istat sul lavoro segnalano infatti che i vecchi problemi non sono stati risolti. Guardando al terzo trimestre nel suo complesso c´è stato un lieve miglioramento rispetto al periodo precedente (il tasso di disoccupazione è sceso dello 0,1 per cento fermandosi all´8,3), ma il dato di ottobre segna un record dal 2004 (anno a partire dal quale l´istituto di statistica fa partire la sua serie storica).
Uno stallo che riversa i suoi peggiori effetti sulla fascia di lavoratori più giovani, quelli di età compresa fra i 15 e i 24 anni. Il 24,7 per cento – praticamente uno su quattro – non trova lavoro. Se poi si guarda ai soli giovani del Sud il tasso di disoccupazione vola al 35,2 per cento, che diventa 36 quando si parla delle ragazze meridionali. Con buona pace della scuola di pensiero che ritiene che solo una massiccia occupazione femminile possa riattivare il circolo virtuoso dell´economia.
Ora va detto che a fronte di una disoccupazione che non scende, nonostante l´estate avessero cullato qualche speranza, è cambiata anche la vita di chi un lavoro ce l´ha. Fra gli occupati (oltre 22 milioni), aumenta soprattutto la quota dei lavoratori part-time di tipo «involontario», ovvero di chi si è rassegnato ad un posto ad orario ridotto perché non ha trovato di meglio. E´ in netta discesa, invece, il numero degli occupati a tempo pieno (316 mila posti in meno rispetto al terzo trimestre dello scorso anno). Altro record negativo riguarda gli inattivi (non hanno lavoro, ma ormai nemmeno lo cercano): il tasso è risalito al 38,6 per cento , che diventa 50 al Sud per svettare ad un imbarazzante 65,4 quando si parla di donne meridionali.
Alla preoccupazione del sindacato si contrappone la fiducia del ministro Sacconi. Per la Cgil di Susanna Camusso, il quadro dipinto dall´Istat è «allarmante»: «Se ai disoccupati aggiungiamo gli scoraggiati possiamo sicuramente affermare che nel Mezzogiorno del nostro paese quasi la metà dei giovani e delle donne non trova un lavoro o ha rinunciato a cercarlo». Guglielmo Loy della Uil fa notare che «siamo ancora nel bel mezzo del guado» e che la debolezza meridionale è «ormai cronica»; la Cisl sottolinea «l´emergenza donne e giovani». Il ministro Maurizio Sacconi invece preferisce concentrarsi sui dati di tutti e tre i mesi «la disoccupazione diminuisce dopo sette trimestri e siamo sempre ad un livello distante quasi due punti dalla media europea» commenta. Anche se, ammette, «rimane significativa la disoccupazione giovanile e femminile. Sacconi assicura che la risposta a tali questioni starà «nel piano straordinario» per il Meridione e «nel piano occupabilità» dei giovani. Cesare Damiano del Pd non ci crede: «il ministro ci risparmi interpretazioni surreali e ammetta il fallimento del governo».

La Repubblica 22.12.10

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“Disoccupati, è ancora record. Giovani e donne i più colpiti”, di Laura Matteucci

È il lavoro che non c’è l’emergenza nazionale. La conferma arriva dall’Istat: il tasso di disoccupazione ad ottobre è cresciuto ancora, all’8,7% dall’8,4% di settembre, ed è il valore più alto dal gennaio 2004. Solo nel terzo trimestre 2010, gli inattivi tra i 15 e i 64 anni hanno raggiunto il 38,6%, ai livelli del 2000. Nel Mezzogiorno il tasso d’inattività tocca il 50% e per le donne è ancora più alto: quelle che non hanno un lavoro nè lo cercano sono il 64,5%. Il tasso di occupazione (di ottobre) sempre per la fascia 15-64 anni è al 56,7%, con una flessione di otto decimi rispetto al terzo trimestre 2009. L’indicatore scende al 67,6%(-1,2% su base annua) per gli uomini e al 45,8% (-0,3) per le donne. Stabile l’occupazione degli stranieri al 63,7%. Nel trimestre gli occupati sono 22.811mila, 176mila in meno rispetto a un anno prima: -0,8% su base annua, -0,2 sul trimestre precedente. A fronte della significativa discesa al sud e, in misura più ridotta al centro, l’occupazione rimane stabile al nord. La riduzione congiunturale riguarda soprattutto l’agricoltura e l’industria. Due milioni di persone sono in cerca di occupazione, e circa la metà di loro lo è da più di un anno. Una situazione che, una volta di più, preoccupa le forze dell’opposizione e i sindacati, tanto che la segretaria della Cgil Susanna Camusso, definendo i dati «allarmanti», annuncia al direttivo nazionale: «La nostra mobilitazione proseguirà all’inizio dell’ anno con le marce del lavoro, che verranno organizzate in tutti i territori, per mettere al centro i temi dell’occupazione e del lavoro».

IL DIVARIO NORD-SUD SI AMPLIA Nella media del terzo trimestre 2010 il tasso di disoccupazione è all’8,3%, con un calo di un decimo di punto rispetto al secondo, per la prima volta dopo sette trimestri di crescita, concentrata al nord. Ma, spiega l’Istat, il calo è «lieve», e comunque la schiera dei disoccupati anche se si assottiglia un po’ rimane ampia (oltre 2 milioni di persone). E sopratutto rimane alto il numero dei senza lavoro tra i giovani (15-24 anni), che cresce ancora a livello tendenziale e nel terzo trimestre raggiunge il 24,7% (35,2% al sud, 22,1 nel centro, 18 al nord: le regioni col minor numero di disoccupati tra i giovani sono quelle del nord-est). Il tasso tocca un massimo del36%per ledonne nel Mezzogiorno. Come dice Cesare Damiano, Pd, «ai giovani non mancano motivi per manifestare: hanno diritto ad un futuro dignitoso e il governo li deve ascoltare». «Adesso il ministro Sacconi prenda atto del fallimento del suo governo. E la destra che pensa solo a tirare a campare – continua – dovrebbe far cambiare strada alle politiche dell’esecutivo sul mercato del lavoro: anziché ampliare le flessibilità e la precarietà, è necessario far costare meno il lavoro a tempo indeterminato». Ma Sacconi, tra i dati, riesce a leggere solo il differenziale con la media europea, per l’Italia positivo. La scure si abbatte sui lavoratori a tempo indeterminato (-258mila su base annua) e in particolare su quelli a tempo pieno (-349mila). In crescita, invece, gli occupati part-time: +2,9%, 94mila in più sul terzo trimestre 2009, ma solo «grazie» ai lavori accettati in mancanza di impieghi a tempo pieno.

L’Unità 22.12.10