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«Gli atenei senza fondi non saranno autonomi», di Mauro Ceruti, Massimo Livi Bacci, Tiziano Treu

Caro direttore, Autonomia, Valutazione e Merito: sono i principi fondanti per la riforma del sistema universitario condivisi da chi vuole un rapido e vigoroso cambiamento. Una riforma che l’attuale Governo — nonostante la sua (finora) schiacciante maggioranza — non ha avuto il coraggio di affrontare, ripiegando su un pavido bricolage dell’esistente. Ebbene questi principi sono traditi dal disegno di legge Gelmini, che li evoca, ma non li persegue. E noi di autonomia, valutazione e merito ne vogliamo di più, molto di più: da qui la nostra netta opposizione. Una premessa: non si può riformare radicalmente un sistema, diffuso e complesso come quello universitario, riducendo le risorse e seguendo le ricette degli antichi cerusici. Non si risana l’ammalato salassandolo di qualche pinta di sangue! Sottrarre risorse al comparto della conoscenza— all’istruzione primaria, a quella superiore, all’università, alla ricerca — ha tre effetti negativi che si rinforzano a vicenda. Primo: aggrava la malattia, anziché curarla. Secondo: deprime il capitale umano, insostituibile risorsa per crescere e prosperare. Terzo: chi consegue meno conoscenza è anche più vulnerabile e più debole. E così i risparmi di oggi in cultura e istruzione si pagano domani con minore crescita, maggiore disuguaglianza e maggiori spese per sostenere i più deboli. È questa l’interpretazione della modernità dell’attuale maggioranza? Ma passiamo ai tre pilastri di una vera riforma, invisibili nel DDL Gelmini. Se vogliamo essere coerenti col principio dell’Autonomia, e riteniamo che la distribuzione di risorse pubbliche debba commisurarsi alla capacità degli Atenei e dei Dipartimenti di formare bene i propri studenti e di fare ricerca di buona qualità, allora occorre un sistema di Valutazione efficiente e rigoroso. A questo scopo dovrebbe servire l’ANVUR, agenzia di valutazione indipendente che ancora risulta privo degli organi direttivi. E che per funzionare seriamente — per valutare cento atenei, sessantamila docenti e due milioni di studenti— ha bisogno di esperti valutatori, economisti, sociologi, psicologi, statistici (l’ETS, agenzia privata di valutazione negli Stati Uniti ne ha più di mille!) e di costruire standard, metodi, procedure. Ma l’ANVUR non ha né testa né risorse, e quindi nemmeno ha cominciato a scaldare i motori. Dunque, la Valutazione è un fantasma. Ed è un fantasma l’Autonomia, perché la legge è prescrittiva— fino nei minimi dettagli— sull’articolazione dell’istituzione universitaria. Avremo università al guinzaglio, anziché istituzioni autonome, che si organizzano in funzione della loro storia, del contesto nel quale operano e della loro vocazione. Infine il Merito. Qui siamo di fronte ad un altro colossale bluff del DDL Gelmini. Il Fondo per il Merito, gestito dal Ministero dell’Economia, dovrà essere alimentato da risorse private perché non un euro pubblico è previsto. Un Soros o un Gates italiano sicuramente gestirebbero in proprio le loro donazioni, invece di affidarle alla burocrazia ministeriale. E se si volesse davvero sostenere il merito, occorrerebbe rafforzare il diritto allo studio che è oramai al lumicino: solo la metà del già modestissimo numero di assegnatari gode di una borsa di studio! Mauro Ceruti Massimo Livi Bacci Tiziano Treu

I tre autori sono Senatori del Pd e professori, rispettivamente, delle Università di Bergamo, dell’Università di Firenze e dell’Università Cattolica di Milano

Corriere della Sera 24.12.10