attualità, politica italiana

"Grandi manovre nella terra di mezzo", di Ilvo Diamanti

La fiducia ottenuta alla Camera dal governo, la settimana scorsa, ha prodotto effetti significativi negli orientamenti politici degli italiani. Ben visibili nel sondaggio di Demos pubblicato oggi su Repubblica. Anche se non si tratta di una svolta. Semmai: una “svoltina”. Non ha rovesciato il clima d´opinione. Ha, però, migliorato l´immagine del Premier. Oggi, infatti, poco più di un terzo degli elettori giudica positivamente l´operato di Silvio Berlusconi.
Cioè: gli attribuisce un voto superiore o uguale a 6. Ciò significa, dunque, che i due terzi lo giudicano insufficiente. Tuttavia, rispetto a un mese fa, la fiducia nel presidente del Consiglio risale di qualche punto (2,6, per la precisione). Poco. Ma è da un anno che calava senza sosta. Parallelamente, la valutazione su Gianfranco Fini crolla. I giudizi positivi nei suoi confronti (29%) si dimezzano rispetto alla primavera scorsa. E calano di circa nove punti nell´ultimo mese. È come si fosse svolto un duello personale oltre che politico. Anche se non c´è differenza, in questa fase, fra “personale” e “politico”. Fini ha perso e ne paga le conseguenze. Insieme al suo partito. Fli, infatti, perde quasi tre punti, nelle stime di voto, attestandosi poco sopra il 5%. A vantaggio del Pdl, che ritorna sopra il 28%. A conferma del comune bacino elettorale di riferimento. Le altre forze politiche di Centro, per prima l´Udc, però, non sembrano avvantaggiarsene. Ora il confronto – o meglio: lo scontro – politico si è spostato sui “confini” tra le aree e gli schieramenti. Oltre il tradizionale bipolarismo Destra-Sinistra. Fini e Fli, insieme a Casini e Rutelli, hanno dato vita al Terzo Polo. Una terra di mezzo contesa, dall´identità ancora incerta, anche perché l´incertezza resta elevata. Come il senso di delusione, che si respira nell´aria. Nonostante la – limitata – ripresa di consenso registrata da Berlusconi, la fiducia verso il governo cala ancora. Ormai è sotto il 30%. Neppure ai tempi dell´ultimo governo Prodi era finita così in basso. Il problema è che il disincanto civico è largo, generalizzato. Ne è coinvolta – travolta – l´intera classe politica. Infatti, peggiora il giudizio verso tutti i leader. Compresi Tremonti e Vendola, che (con poco più del 40% di voti “almeno sufficienti”) restano, comunque, gli uomini politici più apprezzati dagli elettori. È come se il sistema politico fosse in stand-by. I partiti e i leader, insieme agli elettori. Nel centrosinistra: il Pd resta ancorato al 25% dei voti. Sel di Vendola – prossima all´8% – ne erode la leadership, oltre che la base elettorale.
Tuttavia, nonostante abbia superato indenne il voto di sfiducia, nonostante il suo avversario (nemico?) personale, Gianfranco Fini, sia in seria difficoltà, nonostante i partiti di centro non crescano e quelli di centrosinistra, nell´insieme, nemmeno: Silvio Berlusconi non ha cambiato strategia. Non vuole le elezioni e, dunque, non vuole neppure aprire una crisi di governo, dagli esiti imprevedibili. Lo ha ribadito chiaramente nella conferenza stampa di fine anno. Anche la maggioranza degli elettori ritiene questa ipotesi improbabile. Un altro segno del mutato clima d´opinione. Tuttavia, se si andasse a nuove elezioni, l´attuale coalizione di centrodestra potrebbe incontrare qualche problema. Come suggeriscono i diversi scenari testati da Demos, nell´Atlante Politico.
a) Se il Terzo Polo si presentasse da solo, la competizione tra centrosinistra “formato Unione” e il centrodestra appare molto incerta ed equilibrata.
b) In caso di accordo tra il centrosinistra e il Terzo Polo (di centro) e, quindi, in una elezione bipolare, il centrodestra uscirebbe largamente sconfitto.
c) Al contrario, ogni accordo esclusivo tra il Pd e il Terzo Polo di centro, secondo questa simulazione, sembrerebbe avvantaggiare nettamente il centrodestra, indebolendo il Pd, a tutto vantaggio di Sel (e, di conseguenza, del centrodestra).
Per questa ragione, la prospettiva di elezioni anticipate preoccupa molti. Nel governo ma anche nell´opposizione. Silvio Berlusconi non ha interesse e né intenzione di andare al voto senza un accordo con il centro. In particolare, con l´Udc. E cercherà di realizzarlo al più presto, nel corso della legislatura. Per evitare la ricerca estenuante di una maggioranza alla Camera, negoziando il voto di uomini “responsabili”, un giorno dopo l´altro. Per non presentarsi alle prossime elezioni, in qualsiasi data avvengano, in condizioni così precarie. Queste osservazioni, peraltro, spiegano l´atteggiamento – esattamente opposto – della Lega. Per la quale le difficoltà di Berlusconi – e del Pdl – costituiscono un vantaggio. Doppio. Perché più debole è Berlusconi, più forte è la Lega. E più incerta è la situazione politica, più si consolida la forza impolitica e antipolitica della Lega. Che, invece, soffre e subisce la contiguità dei neodemocristiani. Antagonisti (perché radicati nel Sud) e, al tempo stesso, concorrenti (per l´antico rapporto con i luoghi e gli elettori della Dc del Nord, ora conquistati dalla Lega). In grado, comunque, di spostare gli equilibri interni al centrodestra in Parlamento.
Tutto ciò prolunga lo stato di stand-by in cui versa il sistema politico. E accentua la condizione di precarietà che permea il Paese e la società. Dove la fiducia è, ormai, un optional – peraltro poco richiesto. Dove tutto stagna, in attesa che succeda qualcosa. Di nuovo e diverso. Anche per questo Luca Cordero di Montezemolo, tra le figure pubbliche valutate dagli elettori, è quella che ottiene il punteggio più elevato. Con il 53% di giudizi positivi, supera di 10 punti ogni altro. Per una ragione, sopra le altre. È considerato fuori dalla mischia. Una novità. Anche se da anni viene tirato in ballo come possibile leader politico e di governo. E lui, personalmente, non ha mai negato questa ipotesi. Il problema è che questo è un Paese dove a nessuno è concesso, a lungo, il privilegio di stare sopra le parti. E dove i nuovi invecchiano presto.

La Repubblica 24.12.10