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"Natale, non si ferma la protesta dei lavoratori", di Laura Matteucci

Sono centinaia e centinaia in tutta Italia le persone che il Natale l’hanno passato nei luoghi di lavoro (o di ex lavoro), e per migliaia queste sono feste di rabbia, di timori, di speranza. All’Asinara, in Sardegna, gli operai della Vinyls hanno deciso di non abbandonare i presidi dell’isola e della torre aragonese di Porto Torres, simboli della lotta da oltre 300 giorni, con la speranza che il regalo più atteso, il posto di lavoro, arrivi nei primi mesi dell’anno nuovo. Dopo l’intesa preliminare raggiunta al ministero dello Sviluppo tra l’Eni e gli acquirenti del fondo svizzero Gita, da Porto Marghera è arrivato giusto alla vigilia di Natale l’annuncio dell’abbandono della torre, ma all’Asinra non si fidano troppo. Raggiunti dai familiari, gli operai sono rimasti lì, blindati dentro l’isola-carcere, per far valere il diritto ad un’occupazione. Natale davanti ai cancelli della fabbrica anche per i cassintegrati della Yamaha di Gerno di Lesmo, che un anno fa ha annunciato la chiusura del sito brianzolo. Dal 10 dicembre gli operai sono tornati a presidiare i cancelli per sollecitare l’utilizzo di un fondo di quasi 7,5 milioni accantonati a loro favore per la gestione della crisi, e la vigilia hanno anche inviato una lettera all’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, per ringraziarlo e richiamarne l’attenzione. «Ci tra loro operai che riuscivano a vivere dignitosamente con lo stipendio da 1300 euro al mese – spiega Gianluigi Redaelli, segretario della Fim Cisl Brianza – Ora con 600-700 molti di loro si sono rivolti al fondo di solidarietà della Diocesi ».

COL FIATO SOSPESO Un 25 dicembre molto simile l’hanno trascorso anche gli operai della Eaton, multinazionale americana che il 15 dicembre ha mandato in mobilità 304 persone. L’azienda ha rifiutato la proposta del sindaco di Massa Roberto Pucci che voleva acquistare le aree industriali, 9 milioni con moratoria di 5 anni e pagamento dilazionato in 10in cambio di12mesi di cig. Gli operai che di fatto sono in mobilità e senza speranza di altri mesi di ammortizzatori, stanno discutendo con i legali di Cgil, Cisl e Uil la possibilità di portare la Eaton in tribunale, impugnando i licenziamenti. A proposito di Toscana: da gennaio a novembre 2010 le ore di cig concesse si aggirano sui 50 milioni (+67% sul 2009), e nella regione sono circa 4mila i posti di lavoro a rischio. Giorni tesi per i 2.300 dipendenti della Lucchini di Piombino, come per i 380 dipendenti di Eutelia di Arezzo in attesa del bando di gara per l’aggiudicazione dell’azienda. Col fiato sospeso anche i lavoratori della Unoaerre, i 390 della galassia Sasch, i 370 della Isi di Scandicci. Nella ricca Lombardia, a Milano proprio davanti alla sede della Regione, da giorni campeggia un enorme albero di Natale, voluto da Cgil, Cisl e Uil: appesi, i nomi delle aziende in difficoltà e la cifra di 157.363, che sono i lavoratori attualmente in cassa integrazione, tra ordinaria, straordinaria e in deroga. Ma in crisi sono anche i lavoratori del commercio, come dimostra lo sciopero che si è svolto alla vigilia nei punti vendita Pam Panorama di Roma, contro «la mancata applicazione dell’integrativo»: «La grande distribuzione vuole riazzerare tutta la contrattazione alla Marchionne», spiega il segretario generale della Filcams Cgil del Lazio Vittorio Pezzotti. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha fatto intanto sapere che le risorse per la cassa integrazione per il 2011, «sono disponibili».Amara consolazione.

L’Unità 27.12.10