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“Cattivi maestri? No, cattiva politica” La replica dell’on. Ghizzoni del Pd alle dichiarazioni del sottosegretario Carlo Giovanardi sugli insegnanti

Il Sottosegretario alla Presidenza del consiglio Carlo Giovanardi definisce “cattivi maestri” gli insegnanti solidali con gli studenti che nei giorni scorsi hanno occupato alcuni istituti scolastici per protestare contro le politiche scolastiche del ministro Gelmini. Al rappresentante del governo replica l’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Istruzione e Cultura della Camera. Ecco la sua nota.

«Più che di cattivi maestri siamo in presenza di cattiva, pessima, politica. Quella interpretata da un ceto politico sordo e cieco (e purtroppo anche muto) davanti a cosa sta succedendo nel nostro Paese. E le parole del sottosegretario Giovanardi ne sono una prova lampante.
Gli studenti scendono in piazza e i ricercatori salgono sui tetti perché c’è un Paese fermo che non investe nulla nel sapere e nella conoscenza e riduce l’orizzonte di un’intera generazione costretta alla precarietà, o ancora peggio, privata del proprio, legittimo futuro. Giovanardi guarda il dito invece della luna indicata da questi giovani e non vede il disagio di un’intera generazione che è priva di prospettive. La protesta dei ragazzi nasce dal desiderio di contrastare le politiche che hanno drammaticamente colpito il sistema dell’istruzione pubblica, poiché la conoscenza e il sapere sono la leva che consente non solo la crescita personale e professionale, ma possono permettere anche al nostro Paese, in declino, di rialzarsi e ripartire.
Tuttavia c’è una ragione più profonda all’origine del disagio sociale diffuso. Ed è la situazione nella quale si trova una generazione che ha meno opportunità e meno diritti di tutte quelle che l’hanno preceduta (da quella di Giovanardi alla mia, sino a quella della più giovane Gelmini). E’ un disagio manifestato in forme assolutamente civili che nulla hanno a che vedere con i comportamenti di minoranze violente e del tutto estranee allo spirito della protesta. Una protesta – nonostante il ridicolo richiamo al ’68, ripetuto come un mantra dai rappresentanti del governo – priva di un approccio ideologico e, comunque, certo meno ideologizzata dello stesso Giovanardi, ancora prigioniero del Novecento e delle sue chiavi di lettura. I ragazzi che si sono mobilitati (e lo hanno fatto più degli adulti) vanno in primo luogo ascoltati, come ha compreso chiaramente il nostro saggio Presidente della Repubblica.
Alle istanze di futuro avanzate dai giovani, il Governo ha risposto con una serie di provvedimenti che condanneranno la scuola ad essere uno spazio classista, incapace di promuovere la mobilità sociale e impedire la realizzazione di un’intera generazione. La controriforma della scuola superiore ha ridotto l’offerta formativa e la rigida separazione dei percorsi formativi (licei, scuole tecniche e professionali) trasformerà l’istruzione superiore in una scuola che deprime il merito e le competenze e perpetua le disuguaglianze sociali.
Nella stessa, miope direzione il Governo si è mosso con i provvedimenti sull’Università. In entrambi i casi, del resto, all’obiettivo di trasformare la filiera dell’istruzione in principio d’ordine (invece che promotore delle pari opportunità e di sviluppo) si accompagna quello di ridurre sensibilmente le risorse pubbliche per il sistema del sapere: esattamente il contrario di quanto fanno i Paesi (indipendentemente dal colore politico del governo) che hanno a cuore il proprio futuro».

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L’intervento del sen. Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
« Se gli insegnanti diventano cattivi maestri »
Nel momento in cui il Senato approvava in via definitiva la riforma Gelmini riflettevo su tre documenti modenesi. Nel primo il dirigente scolastico provinciale segnalava al Prefetto che l’occupazione degli istituti impediva l’accesso alle scuole dei dirigenti, degli insegnanti e del personale amministrativo, non consentendo il perfezionamento di procedure e pratiche amministrative con termini scaduti o in scadenza.
Nel secondo gli studenti del collettivo rivendicavano l’occupazione con gli slogan triti e ritriti con i quali dal sessantotto in avanti si autogiustifica la prevaricazione dei diritti altrui e gli atti di illegalità.
Non poteva mancare a questo punto un terzo documento sottoscritto da “cattivi maestri” sotto forma di una lettera di solidarietà agli studenti occupanti da parte di insegnanti «orgogliosi che (all’occupazione della scuola) abbiano partecipato i nostri alunni».
Ancora una volta purtroppo settarismo e livore ideologico hanno portato al tradimento di quello che dovrebbe essere la funzione dei docenti , nell’educare i giovani al rispetto delle regole e della dialettica democratica.
I veri ladri del futuro ai giovani sono quelli che non spiegano che in una democrazia ci sono tutti gli strumenti per cambiare le cose, nel rispetto della sovranità popolare che determina chi governa e chi sta all’opposizione.
A Modena e in Emilia da sessant’anni comandano sempre gli stessi, con pessimi risultati, ma a nessuno dell’opposizione e mai venuto in mente di occupare gli edifici pubblici per protesta o incitare all’occupazione delle scuole quando al governo c’erano Prodi o la sinistra.
Ma è difficile educare i giovani ai principi democratici scolpiti nella Costituzione quando troppi insegnanti non hanno ancora capito il loro funzionamento.

Il Resto del Carlino 27.12.10