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"Bondi si dimette. Forse. Chissà", di Il Polemista

Il ministro per i Beni culturali dichiara sulle pagine del Giornale la voglia di mollare. Silvio sa tutto, ci penserà lui . Il ministro della Cultura, Sandro Bondi, rassegnerà “presto” le dimissioni dal governo. “Caro Silvio, tempo per tornar indietro non v’è ne più…addio ministero, addio. Addio. Ora voglio dedicarmi al ruolo di senatore e alla poesia….va bene, va bene, come vuoi tu. Domani torno al ministero!”

Dichiarando l’intenzione di dimettersi da ministro, Bondi ha davvero ha preso un abbaglio se pensava che fosse uno shock per i suoi colleghi e i suoi amici. Le dimissioni per ragioni personali e con le lacrimucce negli occhi per non essere stato consolato dalla maggioranza “puzzano di bruciato”. Anche perché è passato poco tempo dall’altro pianto ministeriale di Mara Carfagna che annunciava l’abbandono del dicastero prima di una telefonata del boss che rimetteva a posto tutto.

Cosa farà Silvio per far cambiare idea al suo poeta romantico? Si strapperà i capelli o proporrà Apicella ai Beni Culturali? O molto più semplicemente gli dirà: tu da lì non ti muovi. Punto!

“La decisione di dimettermi – ha scritto Bondi sul Giornale – è innanzitutto una piena e consapevole scelta di vita maturata in secondo luogo dalle difficoltà incontrate…posso avere fatto degli errori, ma ho realizzato delle riforme importanti e ho imposto una linea alternativa, in senso compiutamente liberale e riformatore, alla politica culturale della sinistra”. Prendiamo solo questo spunto per chiedere al signor quasi-ex-ministro “quali sono le riforme? C’è qualcuno oltre alla maggioranza parlamentare, originale e acquisita durante il mercato invernale, che sa quali siano le riforme del ministro Bondi? O una domanda ancora più facile: c’è qualche persona comune che sia soddisfatta dell’attività del ministro per i Beni culturali? Ovviamente sono esentati coloro che sono stati assunti al ministero dopo concorsi e contratti tra parenti!

Ma non tutto è perduto perché Bondi è riuscito, e finalmente, a togliersi un sassolino dalla scarpa. “Non sono stato sostenuto con la necessaria consapevolezza dalla stessa maggioranza di governo e da quei colleghi che avrebbero potuto imprimere insieme a me una svolta nel modo di concepire il rapporto tra Stato e cultura. Sostegno che è mancato nel momento in cui più mi sono trovato in difficoltà”, dopo il crollo di Pompei, quando era “più colpito dalla sinistra. Le vicende del Milleproroghe hanno ulteriormente evidenziato la mia incapacità di mantenere gli impegni che avevo preso, e nel richiedere un minimo di coerenza nell’ambito dei provvedimenti riguardanti la cultura”. Tradotto in parole molto più semplici: Tremonti non mi dà i soldi! A cosa serve promettere di migliorare la Cultura se poi non posso mantenerlo perché per Tremonti è molto più importante fare regali alla Lega che a me?

“Il presidente Berlusconi – conclude Bondi – sa anche che non sono mai stato in cerca di incarichi né di mostrine, sia politiche che ministeriali…voglio avere più tempo da dedicare alla mia famiglia…voglio svolgere bene l’incarico di senatore e che desidero più di ogni altra cosa continuare a lavorare al suo fianco per cambiare questo Paese”. Il finale è strappalacrime, manca solo “e vissero felici e contenti” ma siamo proprio sicuri che non basterà una telefonata del capo per far ricredere il bravo poeta a cantare le sue odi dal ministero della Cultura?

Questa sì che è una domanda scontata…

Il Polemista

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Per Matteo Orfini, responsabile Cultura della segreteria del PD, “è importante che il ministro Bondi abbia detto una parola definitiva annunciando le proprie dimissioni. Ed è un segno di onestà intellettuale che nel farlo abbia voluto riconoscere il proprio fallimento e l’incapacità di tener fede a quanto annunciato. La situazione del mondo della cultura è gravissima, e decine di migliaia di persone rischiano di sprofondare nella disperazione per la drammatica crisi occupazionale che i tagli produrranno. Una situazione di questa gravità va contrastata e gestita quotidianamente e
davvero non è tollerabile che per giochi politici interni alla maggioranza il ministero continui ad essere privo di guida, chissà fino a quando. Le dimissioni siano dunque immediate, e i colleghi di Bondi, invece di chiedergli un ripensamento, si assumano la loro parte di responsabilità per aver consentito un’aggressione senza precedenti alla cultura e al sapere”.

“Sarebbe l’ora di finirla con le pantomime e ridare al paese un ministro dei beni culturali a tempo pieno. Per questo, Bondi non perda altro tempo e faccia la sua scelta: quello che non è accettabile è un ministro che non si reca al ministero da settimane”. Così la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni commenta la lettera con cui il ministro della Cultura, Sandro ha annunciato oggi dalle pagine di un quotidiano nazionale le sue imminenti dimissioni dal governo.

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