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"La piaga del femminicidio a uccidere è il marito o l'ex", di Francesca Parisini

L’8 marzo al Parri uno studio commissionato dalla Casa delle donne. Nel 2010 in Emilia Romagna cinque vittime, due a Bologna. In Italia sono state 127
Sono state 127 le donne morte per “femminicidio” in Italia, nel 2010, e di questi omicidi 5 sono avvenuti in Emilia-Romagna: 2 a Bologna, 2 in provincia di Modena e 1 a Rimini. Lo dice una ricerca, dal titolo “Il costo di essere donna”, che verrà presentata l’8 marzo all’Istituto Parri di via Sant’Isaia 20 (ore 17) con Giancarla Codrignani, vicepresidente dell’Istituto, Teresa Marzocchi, assessore alle Politiche Sociali della Regione, e la studiosa Barbara Spinelli, autrice del saggio omonimo, “Femminicidio”. A promuoverla è la Casa delle donne per non subire violenza, che dedicherà la giornata a Ilham Azounid e al suo bambino di due anni, uccisi dal padre-marito italiano a Bologna lo scorso 6 febbraio. Ilham si era rivolta alla Casa delle donne ed era stata accolta quando era incinta del figlio e subiva i maltrattamenti del marito.

In occasione della giornata dedicata alla donna, verrà festeggiata la terza casa per le vittime di violenze tra le mura familiari. La struttura di via dell’Oro sarà per un giorno aperta a tutti, dalle 9 alle 16 per visite, domande e approfondimenti.
Sono quasi il 7% in più le donne che nel corso del 2010 hanno perso la vita per violenze che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno per autori i mariti (22%), i compagni e conviventi (9%) o ex (23%), ma anche figli (11%) e padri (2%): tutti uomini, insomma, con i quali le vittime avevano una relazione molto stretta. La maggior parte di loro, dice ancora la ricerca, che verrà presentata martedì prossimo, sono donne italiane (78%), così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise (79%).

I motivi del gesto sono i più svariati. Spicca un’incapacità di accettare le separazioni (19%), gelosie (10%) e conflittualità (12%). Nell’insieme, le ragioni vanno ricercate nel sostrato culturale, nel pensare la donna “quale oggetto di proprietà, privandola violentemente di uno spazio decisionale, individuale ed attivo”, dicono i ricercatori del fenomeno. Inoltre, il femminicidio non è il frutto di un’azione improvvisa ed imprevedibile, bensì l’epilogo di un crescendo di violenza, a senso unico.

Nell’appuntamento al Parri, la ricerca verrà illustrata da Virginia Venneri e Anna Pramstrahler. La giornata potrà essere chiusa con la visione di un film o con una cena. La prima è alla Cineteca di Bologna (ore 20), dove sarà proposto il documentario “No woman, no cry” girato dall’ex top model Christy Turlington e che affronta il drammatico fenomeno delle morti femminili legate alla gravidanza. La cena è alle 20 al ristorante Estravagario (Via Mascarella 81/h) e serve per raccogliere fondi a favore della Casa delle donne per non subire violenza.

La Repubblica/Bologna 06.03.11