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"Stipendi degli insegnanti inadeguati" . Il premier: mai attaccato la scuola pubblica. Cgil: solito gioco delle tre carte"", di C.L.

Aveva detto: Non si può essere costretti a mandare i figli in una scuola di Stato in cui gli insegnanti inculcano valori diversi da quelli delle famiglie. Alla vigilia della campagna elettorale per le amministrative e con gli 800 mila insegnanti italiani sul piede di guerra dopo l´exploit di una settimana fa, il presidente del Consiglio torna sui suoi passi, rettifica, corregge – ma solo in parte – la linea sulla scuola pubblica. Anche perché torna a ripetere che la scuola pubblica insegna valori «diversi» da quelli cattolici. Stavolta però ammette che la categoria è bistrattata e economicamente penalizzata. Il Pd passa al contrattacco: allora aumenti gli stipendi. I sindacati pretendono adesso impegni concreti. Ma con il ministro Tremonti che tre giorni fa ha fatto orecchie da mercante coi colleghi La Russa e Maroni che battevano cassa per gli stipendi del comparto sicurezza, sarà difficile che i cordoni della borsa si aprano per i docenti.
Il premier interviene in collegamento telefonico con la convention di “Noi Riformatori” di Avezzano. «Io non ho mai attaccato la scuola pubblica – precisa – ho solo detto, parlando a dei cattolici, che bisogna riconoscere alle famiglie cattoliche che mandano i figli alla scuola pubblica il diritto a non veder insegnati ai loro figli valori diversi da quelli in cui credono». La sua tesi è che «bisogna aiutare queste famiglie, magari con un buono scuola, perché anche quelle meno abbienti possano mandare i loro figli alla scuola che vogliono. Noi – continua – abbiamo fatto la riforma della scuola per ridare dignità agli insegnanti che ricevono per quello che fanno uno stipendio inadeguato. Per la sinistra invece la scuola è sempre stato un serbatoio elettorale. Noi abbiamo difeso in modo concreto la scuola pubblica con le riforme e con un ruolo che presuppone la libertà di insegnamento e il ripudio dell´indottrinamento politico e ideologico».
Nuovo spot filo cattolico che sa di strumentale a Pier Ferdinando Casini. «Io quando difendo la Chiesa lo faccio perché ci credo non perché mi aspetto dei voti alle prossime elezioni» attacca il leader Udc intervenendo su “La7”: «Da cattolico, difendo la competitività tra la scuola pubblica e quella libera, la definisco così. Ma so che quella pubblica è straordinaria. Le mie figlie studiano lì e hanno trovato insegnanti straordinari». Per il Pd le ultime dichiarazioni del premier «sono una toppa peggiore del buco: arriva a prefigurare che le famiglie cattoliche non dovrebbero mandare i propri figli nella scuola pubblica perché gli insegnanti sarebbero estranei ai loro principi, parole senza senso» protesta Manuela Ghizzoni, capogruppo in commissione Cultura. La responsabile scuola del partito, Francesca Puglisi, ricorda a Berlusconi che è stato il suo governo a licenziare «migliaia» di insegnanti mantenendone altri nella precarietà. Per la Cgil è «il solito gioco delle tre carte». Ma stavolta anche Cisl e Uil sono sullo stesso fronte: «Contratti e scatti bloccati da tre anni, prof italiani sono i peggio pagati tra i Paesi Ocse, quando si comincia a parlare di aumenti?»

La Repubblica 06.03.11