cultura

«Allarme Cinecittà Luce da Benigni e Bertolucci appello anti-chiusura», di Arianna Finos

Oltre al futuro il cinema italiano rischia ora di perdere anche la memoria. I tagli drastici al Fondo unico per lo spettacolo si abbattono di riflesso su Cinecittà Luce, straordinario archivio audiovisivo ma anche agenzia che promuove il cinema italiano all´estero e che distribuisce in sala il cinema emergente. Da 17 milioni di euro di finanziamenti del 2010 si passa ai 7,5 del 2011. «È rischio chiusura», ha lanciato l´allarme l´associazione di sceneggiatori e registi 100autori, cui è seguita una pioggia di reazioni dal mondo del cinema. «Come si fa a chiudere la storia? Là dentro c´è tutta la nostra memoria, tutti i nostri sogni fabbricati per uomini svegli», dice Roberto Benigni. Con Bernardo Bertolucci il Luce ha collaborato a una retrospettiva sul regista al Moma di New York: «Lo spirito di partecipazione che ho avvertito mi ha permesso di riproporre i miei film nell´atmosfera che avevo sognato». John Turturro fa sapere dagli Stati Uniti che «da neo cittadino italiano», ringrazia gli uomini e le donne di Cinecittà Luce «per il loro aiuto e per lo straordinario archivio cui ho attinto per il mio film Passione e che è patrimonio d´identità fondamentale per l´Italia». Ferzan Ozpetek spiega che «senza Cinecittà Luce si spegnerebbe un´altra luce fondamentale per questo paese». Paolo Sorrentino e Andrea Molaioli firmano una dichiarazione congiunta: «Questi tagli sono l´ennesima conferma della miopia di una politica che sa leggere solo ciò che le è sotto il naso, la necessità forsennata e indiscriminata di sottrarre risorse e incapace di allungare lo sguardo sul futuro».
«Cinecittà non chiuderà», fa sapere il direttore generale del ministero per i beni culturali Nicola Borrelli, «ma – ammette – con 7,5 milioni di euro sarà difficile mandare avanti le attività». Dei 17 milioni del 2010 sono venuti meno quasi 5 milioni dal Lotto (sono stati dirottati su Pompei), e dei 12 erogati dal Fus ne restano solo 7,5. «Noi ci batteremo per attingere ad altre fonti statali non di stretta pertinenza dei Beni Culturali e avviare sinergie con enti locali. E abbiamo avviato un tavolo con il ministero per lo sviluppo per la gestione della crisi e la salvaguardia dell´occupazione». «Cinecittà Luce ha 126 dipendenti», spiega l´amministratore delegato Luciano Sovena, «siamo a un passo dal chiudere i battenti e ridurre il personale. Andare a un tavolo di crisi potrebbe evitare licenziamenti, ma significherebbe comunque ridurre drasticamente la digitalizzazione dell´archivio audiovisivo, la promozione del nostro cinema, la distribuzione delle opere prime e seconde realizzate con il contributo statale. La nostra è davvero una missione speciale».

da la Repubblica

******

«Il governo uccide Cinecittà Tagliati i fondi, rischio chiusura. Con gli ultimi tagli al Fus Cinecittà-Luce rischia la chiusura», di Gabriella Gallozzi

Il Ministero dei Beni culturali smentisce categoricamente ma precisa che senza soldi non può andare avanti. La protesta bipartisan della politica.

L’intero mondo politico, da destra a sinistra, contro la chiusura di Cinecittà-Luce. Più quello degli addetti ai lavori. Ieri è stata la giornata della levata di scudi «bipartisan» in difesa della più importante istituzione del cinema pubblico messa davvero a rischio dall’ultimo drastico taglio al Fus. A lanciare l’allarme sulla sua possibile, anzi probabile chiusura, sono stati in principio i 100 Autori che per voce di Maurizio Sciarra hanno reso noto che venerdì scorso si è aperta la procedura di crisi ministeriale a causa degli esuberi e che «finora i fondi elargiti dal governo sono serviti solo a pagare gli stipendi dei dipendenti mentre da mesi è ferma qualunque attività strategica. È una situazione gravissima». Tanto che, prosegue Sciarra «potrebbe anche essere messa in campo l’ipotesi di privatizzare completamente la struttura, mettendo a repentaglio un patrimonio, come l’archivio dell’Istituto Luce, che non appartiene solo a noi italiani, ma al mondo intero».
A rendere ancora più esplicito l’allarme, nero su bianco, è stato poi l’amministratore delegato di Cinecittà Luciano Sovena con un’intervista sul Corsera: «È in gioco il futuro non di una qualsiasi società per azioni,madel marchio audiovisivo più prestigioso d’Italia e tra i più antichi del mondo, sicuramente dello stesso Disney. Tutto ciò avviene mentre si festeggia il 150° anniversario dell’Unità d’Italia rischiando di chiudere un insostituibile archivio storico, un’agenzia di promozione del cinema italiano all’estero e impedendo di valorizzare nuovi talenti con la distribuzione di film d’autore». A parlare chiaramente sono le cifre. Cinecittà Luce spa, con 126 dipendenti, nel 2011 riceverà appena 7.5 milioni di euro di finanziamento dal Fus, sufficienti a malapena a pagare gli stipendi. Una riduzione drastica a fronte dei 29 milioni che riceveva nel 2004 o ai 27 del 2005. O ancora ai 17.2 milioni del 2010.

REAZIONI A CATENA
L’allarme, dunque, è partito. E via alle reazioni a catena. «Difendere Cinecittà- Luce dovrebbe al contrario essere un dovere», dichiara Walter Veltroni. «Cinecittà, dopo Hollywood, è la più grande casa del cinema, in Italia e nel mondo. I suoi studi costituiscono un patrimonio da difendere», gli fa eco il sindaco di Roma Alemanno. E a seguire il sostegno di Gasparri, Cicchitto, Vita, Rutelli.
E pure di quello degli addetti ai lavori: Bellocchio, Amelio, Saverio Costanzo, Calopresti, Roberto Benigni per il quale la «probabile chiusura di Cinecittà è proprio una brutta notizia. Là dentro c’è tutta la nostra memoria, tutti i nostri sogni fabbricati per uomini svegli. Un archivio immenso. La nostra storia. Ma come si fa chiudere la Storia?» . Dal Ministero dei Beni culturali fanno sapere, attraverso un comunicato – Bondi intanto è depresso – che si esclude «categoricamente l’eventualità della chiusura di questa importante realtà della cultura audiovisiva nazionale».
Ma che senza soldi non si va avanti. Infatti dicono: «le «attuali risorse sonoinsufficienti a garantire qualsiasi attività e a mantenere integra la forza lavoro attualmente in opera, con grave detrimento delle capacità di attrazione di investimenti privati e inevitabile contrazione dei ricavi propri». «Pertanto – conclude il comunicato – è auspicabile un provvedimento che permetta a Cinecittà Luce di adempiere alla propria missione istituzionale nel pieno interesse della cultura e dell’economia del nostro Paese». Insomma, siamo al capolinea.

da l’Unità