attualità, partito democratico, politica italiana

Patrioti, autonomisti, riformatori. Siamo solo noi: i democratici

Bersani conclude l’assemblea nazionale degli amministratori locali e la dedica ad Angelo Vassallo

“Quest’assemblea è un punto d’inizio per un PD che ha in prima fila gli amministratori” dice Pier Luigi Bersani concludendo l’incontro nazionale degli amministratori locali del PD. Comincia dall’attualità tragica, con un messaggio all’ambasciata del Giappone: “Siamo solidali con le vittime, vicini dalle città dell’Italia alle città del Giappone”. Prima del suo intervento si spengono le luci in sala, parte un filmato in ricordo di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, ucciso l’estate scorsa, a cui il segretario dedica l’assemblea.Una dedica che include i valori che Vassallo ha racchiuso: la legalità, la lotta alle mafie, l’affermazione di regole di civismo, onestà, sobrietà.
Ed è da qui che parte il discorso conclusivo del segretario, dai tanti amministratori che, non solo al Sud, minacciati quotidianamente dalle criminalità. Occorre essere al loro fianco, in tutta Italia; nord, sud, centro uniti nella lotta per la legalità, contro le mafie che penetrano in tutto il paese. E per farlo Bersani propone un “patto”: “Rinunciamo alla nostra facile visibilità, a quella che si ottiene sparando addosso al PD, e mettiamo sotto i riflettori coloro che sono sul fronte e lottano per combattere le mafie, mettiamo i riflettori su di loro.” E contro un certo “sconfittismo” ammonisce: “Ogni volta che qualcuno pensa e dice che tanto in questo paese non c’è più nulla da fare, lasciamo solo chi sta in trincea contro le mafie, li condanniamo a morte”.
“Un partito con in prima fila gli amministratori e che facciano il cuore delle politiche del pd”. Questo il partito che ha in testa Bersani, un partito che metta in luce il difficile lavoro di chi ogni giorno, con le sue scelte, incide sulla vita dei cittadini. E a loro si appella direttamente: “Alle amministrative chiediamo un voto per la tua città e per il nostro paese, perché adesso che siamo in mezzo ai problemi il governo va con il pilota
automatico, senza intervenire. E noi siamo quelli che crescono meno in Europa con l’inflazione
più alta, c’è una montagna di debito pubblico. Ma il governo ha solo smantellato: l’università come il settore delle fonti rinnovabili: bloccano isettori cruciali dalla sera al mattino in modo demenziale perché hanno perso il contatto con la realtà”.
Lo scopo è trasformare la tendenza al non voto in un’energia positiva, riavvicinando gli scettici alla politica: “Il meccanismo populista non è in grado di decidere per il suo modello di consenso: non rompono le noci e non fanno riforme per non disturbare, correndo dietro i sondaggi. Ma se Berlusconi ha grinta noi ne dobbiamo avere di più, altrimenti non meritiamo né la fiducia né di andare al governo, non possiamo mica
dire che Berlusconi non c’è o la gente chiama il 118. Dobbiamo riflette sulla nostra democrazia, con un sistema parlamenta rafforzato, secondo modelli costituzionali europei, e dobbiamo fare un federalismo serio. In un sistema che presuppone i partiti, che garantiscano delle maggioranze che reggano, in grado di governare il paese e di portarlo fuori dalla crisi”. Il PD, dice il segretario, è oggi l’unico partito vero perché “il giorno in cui Bersani se ne va, non succede nulla. Si fanno le primarie e c’è un nuovo segretario, nel sistema personalista che succede? Crolla tutto. per questo “Tocca a noi: siamo solo noi, come dice Vasco, quelli che si impegnano. Combattiamo e guardiamo oltre: non basta l’antiberlusconismo. Ci vuole il progetto. E serve con idee chiare. Senza favole, diffondiamo il nostro progetto ovunque, per far sapere al paese che esiste un’alternativa vera. Non c’è solo la tv, c’è il circolo, il bar, la nostra rete di relazioni”.

Il federalismo è il modo più efficiente per provare ad avvicinare gli italiani a comuni diritti di cittadinanza. Con standard di welfare, sanità, assistenza, che non mettano in svantaggio nessuno.
HO una cosa da chiedere e qualche impegno da prendere.
Penso che tra i nostri amministratori, tra i circoli e le assemblee ci siano risorse su cui investire. Non possiamo scordarci che il nostro obiettivo è l’Italia. Il profilo del nostro partito dev’’essere quello di patrioti, di autonomisti e riformatori. Patriota è la parola che suonava, per un secolo, come quella di reazionari, non di conservatori. Noi siamo patrioti e porteremo ovunque la bandiera dell’italia, il 17. Governare, sostanzialmente, è sinonimo di cambiare, e cambiare vuol dire sempre rischiare. Ma la grande asse di essere un partito autonomista e di governo è legato proprio a questo.
Noi siamo quelli che dicono che il figlio che nascono in italia sono italiani, ma siamo anche quelli che dicono che quando hai 10 posti all’asilo e ti arriva il figlio di una povera famiglia immigrata e rischi di lasciare fuori il figlio di una famiglia povera italiana, coinvolgi la città e chi dall’immigrazione trae soprattutto i benefici, mette qualcosa in più e ti permette di avere 11 posti all’asilo per tutti.
Le amministrazioni locali non sono la malattia, sono la medicina. Lavoriamo affrontando questa battaglia elettorale, sotterrando picconi e piccioncini più che si può e lavoriamo tutti per un unico obiettivo, dando un messaggio politico di apertura. I cittadini apprezzeranno che un partito che vuole guardare oltre sia generoso e aperto. Dobbiamo lavorare ad un progetto serio per l’Italia che vogliamo.

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