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Tagli alla cultura, si lamenta persino Bondi

Arriva un’altra sforbiciata di 77 milioni. Ghizzoni: “Cosa replica il consigliere Enrico Aimi del Pdl? Se la prenderà ancora con la propaganda della sinistra? L’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura e Istruzione della Camera, interviene nel dibattito sui tagli alla cultura. Ecco la sua nota.
«Per il centrodestra non esistono fatti ma solo fiction. Quindi anche i numeri, quando non fanno comodo al governo, diventano propaganda dell’opposizione. E’ stata esattamente questa la reazione del consigliere regionale Aimi, il mese scorso, di fronte alla denuncia dei pesanti tagli allo spettacolo da parte della Fondazione Teatro Comunale di Modena: l’ha liquidata come comizio e propaganda della sinistra.

Cosa replica oggi, l’esponente del Pdl, ai nuovi tagli dei fondi statali (27 per lo spettacolo e 50 per il restauro del patrimonio storico-artistico)? Se la prenderà ancora con la propaganda o avrà l’onestà intellettuale di riconoscere che i tagli del governo sono parte della strategia generale di azzeramento delle politiche pubbliche per la cultura? Se non lo facesse apparirebbe più realista del re o del ministro dimissionario Bondi che ha certificato il proprio fallimento dichiarando: “Posso solo confidare che chi mi succederà a breve abbia l’autorevolezza e la forza di porre rimedio e invertire l’attuale situazione”.

L’obiettivo di questo governo non è quello di sostenere la cultura (nel Paese che ospita il 52% del patrimonio culturale mondiale), ma salvare a trattativa privata le eccellenze carismatiche e smantellare tutto il resto. Così, mentre alla Scala di Milano e all’Arena di Verona sono arrivati 3 milioni cadauna grazie all’approvazione di un emendamento della Lega nel decreto Milleproroghe, il Fondo unico per lo spettacolo è tagliato di quasi il 50% (si passa dai 408 milioni del 2010 ai 231 di quest’anno). I teatri che non hanno la fortuna di risiedere nelle terre leghiste sono costretti a stringere la cinghia oppure a chiudere, come sta già accadendo a compagnie teatrali, orchestre e a Cinecittà Luce (stiamo parlando di migliaia di professionisti dello spettacolo, che si trovano senza lavoro e che sono privi anche di tutele sociali). Nel frattempo, chi ama il cinema si prepari a sborsare un euro in più per il biglietto, come voluto dal Governo nel Milleproroghe. Ma non è anche questo un modo di mettere le mani in tasca agli Italiani?

Pur disprezzando tutto ciò che sa di cultura e di attività del pensiero questo governo dovrebbe almeno essere attento alle ragioni del portafoglio e capire che nel nostro Paese investire sulla cultura e sui beni artistici fa bene anche all’economia. Niente da fare. In fondo che bisogno c’è di teatri, di cinema e di musei. Gli italiani se ne stiano a casa: ci pensano Mediaset e la Rai di Masi a produrre cultura».