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"Donne e media: la forza di essere unite. Il documento bipartisan del Senato", di Vittoria Franco*

Quest’anno in Senato la settimana dell’8 marzo qualche risultato positivo per le donne lo ha portato: un ddl sulla presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società pubbliche e private quotate in borsa (che dovrà però essere ancora confermato dalla Camera) e una mozione su donne e media. Per entrambi è stata determinante la trasversalità fra le donne, che ha fatto argine al tentativo di molti uomini (come hanno confermato le numerose dichiarazioni in dissenso) di affossare la legge sulle quote o di arrivare a un voto contrapposto sulle mozioni su donne e media. Siamo riuscite a evitarlo, grazie alla tenacia e alla consapevolezza del valore dell’unità delle donne. Anche questo è l’effetto della grande manifestazione del 13 febbraio.
Su donne e media non era affatto scontato arrivare
a un risultato condiviso. Dopo un parere non del tutto positivo del Governo sui testi dell’opposizione, abbiamo reagito e denunciato un pregiudizio negativo che avrebbe pesato anche in futuro su altre questioni, consapevoli che le divisioni delle donne servano solo a segnare un vantaggio per gli uomini.
A quel punto, per iniziativa di alcune donne di maggioranza e opposizione, siamo riuscite a ottenere
una sospensione della discussione per scrivere un testo insieme. Ci siamo confrontate con passione e vivacità, ma ci siamo riuscite con soddisfazione di tutte. Quando si tratta del corpo delle donne o
di provvedimenti che fanno loro guadagnare posizioni, la trasversalità è un valore aggiunto. E solo la
trasversalità dà alle donne la possibilità di fare esercizio di autonomia, grande principio che i maschi
non sempre riescono a riconoscere e che è un valore per tutte, quale che sia lo schieramento cui appartengono.
A questo punto, gli impegni per il governo sono importanti e ci auguriamo davvero che chi deve vi tenga fede. Mi piace ricordarne qualcuno, come l’elaborazione di una proposta di codice di autoregolamentazione che fornisca linee guida al sistema radiotelevisivo affinché si arrivi al massimo rispetto della rappresentazione della figura femminile; tenere conto, in sede di stipula del contratto di servizio
2010-2012, dei principi espressi nel parere della Commissionedi vigilanza Rai; la richiesta diunmaggiore peso delle donne nelle posizioni dirigenziali all’interno del servizio pubblico, l’assunzione di iniziative legislative per dare attuazione alle direttive Ue, la valorizzazione di altri modelli di donne, maggiore spazio a quelle che arrivano a conquistare posizioni nel mondo della cultura, delle professioni, dell’ arte e della scienza. Noi vigileremo: non si può continuare ad avere spazio sui media solo se si è vittime o veline. Molto deve ancora cambiare.

Senatrice Pd

L’Unità 19.03.11

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Di seguito il testo della mozione bipartisan approvata al Senato a firma

FRANCO VITTORIA, ALLEGRINI, ADERENTI, CARLINO, PORETTI, GERMONTANI, BIANCHI, FINOCCHIARO, BIANCONI, SERAFINI ANNA MARIA, ARMATO, BOLDI, GHEDINI, GALLONE, BUGNANO, MARAVENTANO, MAZZATORTA, VALLARDI, ZANDA, CASSON, PROCACCI, LAURO, BAIO, CASTIGLIONE, BODEGA, VALLI, GARAVAGLIA MASSIMO, VACCARI, DIVINA

Il Senato,

premesso che:

in Italia negli ultimi anni il rapporto tra l’immagine delle donne offerto dai media e il ruolo delle donne nella realtà, a causa della rappresentazione distorta che ne fanno i mezzi di comunicazione ricorrendo a stereotipi riduttivi e fuorvianti è senza dubbio compromesso;

l’informazione e la comunicazione sono elementi integranti di ogni organizzazione sociale, fattori cruciali di qualsiasi processo di sviluppo e di empowerment e svolgono un ruolo critico nell’ottica del cambiamento sociale anche per quel che riguarda il raggiungimento dell’uguaglianza di genere;

la rappresentazione delle donne trasmessa più frequentemente dai media e dalla pubblicità incide soprattutto sulle giovani generazioni;

il tema delle pubblicità lesive della dignità delle donne e di una più rispondente, rispettosa e attenta rappresentazione del genere femminile nei media è al centro del dibattito sociale del Paese;

anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ammonito a non fare un uso consumistico della donna e a non considerarla come oggetto;

lo sviluppo esponenziale dei mezzi di comunicazione tradizionali, nonché di nuova generazione come Internet e i Social Networks, ha un ruolo crescente nella vita delle persone con nuove opportunità e nuovi rischi richiedendo alle tradizionali agenzie educative una maggiore e diversa responsabilità e presenza e contribuisce, viceversa, ad affermare una rappresentazione delle donne nella società italiana largamente non rispondente alla realtà e a proporre ai giovani modelli effimeri e distorti;

altri modelli di donne impegnate nelle professioni, nella ricerca, nella cultura, nel volontariato non hanno adeguata visibilità;

in questo contesto è necessario ribadire la responsabilità dei media nel determinare una tendenza ad un uso strumentale della figura femminile e ad una sua inappropriata rappresentazione negandole dignità nella diversa identità;

tutto ciò è da anni oggetto di appelli di intellettuali, petizioni popolari, mozioni parlamentari, studi scientifici, risoluzioni e raccomandazioni dell’Unione europea e dell’ONU;

la Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi ha espresso un parere sul tema, che contempla, fra l’altro, la creazione di un Osservatorio autonomo per il monitoraggio qualitativo e quantitativo della rappresentazione di genere,

impegna il Governo:

ad assumere le opportune iniziative, anche di carattere legislativo, volte ad adempiere agli obblighi comunitari sanciti dalle risoluzioni sul tema dell’Unione europea, nonché a dare seguito alle raccomandazioni del Comitato Onu per la CE-DAW, al fine di garantire un’informazione pubblicitaria che sia rispettosa della figura femminile;

a promuovere campagne di informazione finalizzate alla diffusione ed alla valorizzazione del lavoro e delle opere delle donne in ambito imprenditoriale, artistico, culturale, scientifico, sociale e politico in particolare nelle scuole per evitare che i giovani e le giovani ricevano messaggi discriminatori e fuorvianti e si perpetuino stereotipi non veritieri che costituiscono modelli sbagliati di riferimento;

a promuovere e sostenere la condivisione del lavoro di cura all’interno della famiglia come sancita dalla Costituzione e nella società, evidenziando la necessità di una piena parità e di maggiori garanzie in ordine alla precarietà del lavoro, alla parità di retribuzione e alla conciliazione;

a promuovere ogni iniziativa utile a valorizzare e potenziare gli strumenti di educazione dei giovani ad un utilizzo critico, consapevole e responsabile dei mezzi di comunicazione;

a promuovere azioni che favoriscano l’accesso alle posizioni dirigenziali del sistema radiotelevisivo pubblico, con particolare attenzione alle testate giornalistiche, finalizzato ad una crescente influenza sulle scelte editoriali e di palinsesto;

a tenere conto adeguatamente in sede di stipula del Contratto di servizio 2010-2012 dei principi espressi nel parere della Commissione di vigilanza Rai, affinché il sistema radiotelevisivo pubblico, che attualmente rappresenta il principale e più popolare strumento di diffusione della conoscenza e dell’informazione, svolga opera di sensibilizzazione al rispetto della diversità di genere, finalizzando la corretta rappresentazione della figura e del ruolo delle donne alla rimozione di ogni espressione di discriminazione e di stereotipi lesivi della dignità delle stesse;

a elaborare una proposta di “codice di autoregolamentazione” che fornisca, nel rispetto delle norme e dell’indipendenza dell’informazione, linee guida al sistema radiotelevisivo, della carta stampata e della pubblicità che perseguano, anche nelle forme di linguaggio, il massimo rispetto della rappresentazione della figura femminile.

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