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"Allarme precari, 34 mila a rischio", di Alessandra Ricciardi

Fortuna che ci saranno circa 30 mila pensionamenti. Fortuna, ché così bilanciano i 19 mila tagli e anzi lasciano sul mercato circa 11 mila posti da far coprire con nuove assunzioni, a tempo indeterminato o determinato lo si vedrà nelle prossime settimane. E così il numero dei precari aspiranti a un’assunzione prioritaria dovrebbero calare a 13-14 mila, rispetto ai 25 mila dello scorso anno. Ma il problema vero è che per il prossimo anno non ci sarà nessuna misura speciale per la tutela dei precari che hanno perso il posto a seguito del piano di razionalizzazione del governo avviato con il decreto legge 112/2008. Il cosiddetto salvaprecari, infatti, non è stato rinnovato dal Milleproroghe. Lo scorso anno ci sono state 25 mila domande di accesso dei prof al salvaprecari, la lista regionale per le assunzioni prioritarie, quest’anno è probabile che il numero scenda di 11 mila unità,visti i pensionamenti che hanno sueprato i tagli (il discorso ovviamente non tiene conto delle corrispondenze tra cattedre): si arriverebbe cosi a circa 14 mila docenti. Diverso il discorso per gli Ata: lo scorso anno erano stati 12 mila domande di bidelli e amminsitrativi perdenti posto, quest’anno ci sono stati 15 mila tagli e solo 7 mila pensionamenti. Per cui il numero sale e arriverebbe a quasi 20 mila. Anche per loro, salvo un intervento legislativo ad hoc, nessun accesso privilegiato ai contratti di sostituzione. Il ministero dell’istruzione in queste ore sta cercando di correre ai ripari. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, i vertici di viale Trastevere stanno esaminando la possibilità di ricorrere a un provvedimento autonomo di proroga. Un intervento legislativo in cui, sempre stando alle indiscrezioni, potrebbe essere affrontato anche il dossier delle graduatorie permanenti. Il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, deve dire chiaramente infatti cosa intende fare per dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato l’inserimento in coda nelle province aggiuntive. E potrebbe non bastare un provvedimento amministrativo. L’inserimento a pettine significherebbe rivoluzionare le posizioni di circa 230 mila precari. Il ministro potrebbe essere tentato allora dall’ipotesi di aggiornare le posizioni ma per una sola provincia. Per ora solo una tentazione.

da ItaliaOggi 22.03.11

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“Meno docenti, ma classi invariate”, di Carlo Forte

Al via il taglio di 19.700 posti, ultima tranche del piano programmatico triennale di Tremonti. Il prossimo anno scolastico comincerà con 19.700 docenti in meno rispetto all’anno scorso. A tanto ammonta (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi del 2 marzo scorso) il taglio apportato dall’amministrazione centrale agli organici del personale docente, in attuazione del piano programmatico previsti dall’art. 64 del decreto legge 112/2008, la prima manovra correttiva dei conti pubblici del ministro dell’economia, Giulio Tremonti.

Che quest’anno va a regime. E dunque, salvo ulteriori provvedimenti taglia-cattedre, i tagli di quest’anno dovrebbero essere gli ultimi. Per mettersi in linea con le disposizioni del piano programmatico anche quest’anno il ministero dell’istruzione ha alcuni schemi di decreto. E, come da prassi, ha già impartito le prime disposizioni agli uffici periferici (circolare 21 del 14 marzo). Tra queste anche quelle riguardanti la riduzione a 32 ore settimanali di lezione per gli istituti tecnici, che dal prossimo anno andrà a regime in tutte le classi (nota 271, sempre del 14 marzo). Così da disporre per tempo le operazioni di avvio del prossimo anno scolastico. Il dicastero di viale Trastevere, peraltro, ha confermato i parametri di costituzione delle classi fissate dal decreto del presidente della repubblica 81/2009, raccomandando ai dirigenti scolastici di non sforare i tetti massimi e di distribuire gli alunni nelle classi evitando di affollarne alcune a discapito di altre. Una precisazione molto attesa nelle scuole. Nell’infanzia, dunque, le classi dovranno essere costituite con un minimo di 18 e un massimo di 26 alunni, elevabili fino a 29 , se non sarà possibile distribuire le iscrizioni in eccedenza presso altre scuole. Le classi di scuola primaria dovranno essere costituite con un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26, elevabile fino a 27 qualora residuino resti. Le pluriclassi, invece, da non meno di 8 e non più di 18 alunni. Nelle scuole e nelle sezioni staccate funzionanti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche potranno essere costituite classi, per ciascun anno di corso, con un numero di alunni inferiore al numero minimo previsto, ma comunque non inferiore a 10 alunni. Per quanto concerne le scuole secondarie di I grado, il limite minimo di alunni per ogni classe è di 18 e il massimo è di 27 alunni, elevabili fino a 28 qualora residuino eventuali resti. Ma nelle scuole dove le iscrizioni alla prima classe non supereranno le 30 unità si procederà alla costituzione di un’unica classe. Le seconde e le terze classi saranno costituite con un numero pari a quello delle prime e seconde di provenienza. Sempre che il numero medio di alunni per classe sia pari o superiore a 20 unità. In caso contrario, si procederà alla ricomposizione delle classi, distribuendo gli alunni un po’ per parte, fino al raggiungimento dei minimi previsti dal regolamento. Nelle scuole secondarie di II grado le prime classi saranno costituite con non meno di 27 alunni per classe. Fino a un massimo di 30. Le classi del primo anno di corso di sezioni staccate, scuole coordinate, sezioni di diverso indirizzo o specializzazione funzionanti con un solo corso dovranno essere costituite con un numero di alunni di norma non inferiore a 25. Sarà consentita però la costituzione di classi iniziali articolate in gruppi di diversi indirizzi di studio, purché le classi stesse siano formate da un numero di alunni complessivamente non inferiore a 27 e il gruppo di alunni di minore consistenza sia costituito da almeno 12 unità. Resta fermo il limite di 20 alunni per le classi iniziali delle scuole di ogni ordine e grado in presenza di un alunno portatore di handicap. . Il prezzo più alto al nuovo piano di razionalizzazione lo paga la Sicilia con 2534 cattedre in meno. Seguono la Lombardia con 2415 cattedre tagliate e la Campania con 2234 insegnanti in meno. Poi il Lazio, a quota -1989, la Puglia a -1878, il Veneto-1398, il Piemonte a – 1179 e la Calabria a -1093. A guidare la classifica al di sotto delle mille cattedre in meno, è la Toscana, regione in cui i tagli cancellano 917 cattedre. Seguono l’Emilia –Romagna a -881, la Sardegna a- 670, le Marche a -510 e l’Abruzzo a -475. Intorno a quota -300, La Liguria, il Friuli, la Basilicata e l’Umbria. Fanalino di coda il Molise con -158.

da ItaliaOggi 22.03.11