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Libia, sia Berlusconi a riferire in Parlamento Finocchiaro e Franceschini chiedono il voto del Parlamento sulla missione.

E’ convocata per oggi alle 12,30 la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Sul tavolo le richieste di Pd, Terzo Polo e Lega di fissare un voto del Parlamento sull’intervento militare in Libia. Richiesta ribadita da Anna Finocchiaro e Dario Franceschini oggi in una nota congiunta: “Lo sviluppo della crisi libica e la portata dell’intervento promosso dalle Nazioni Unite e al quale l’Italia partecipa pienamente, richiedono un urgente passaggio nelle aule parlamentari di conferma del voto delle Commissioni di venerdi che ha autorizzato il governo a intraprendere tutte le misure necessarie a dare attuazione alle risoluzioni Onu. E’ necessario che il Parlamento nel suo plenum possa confermare il sostegno alla posizione del nostro Paese con una piena assunzione di responsabilità”.

“La richiesta di un nuovo passaggio nelle aule parlamentari da parte del governo segue un preciso impegno concordato con i ministri Frattini e La Russa durante la seduta di venerdi’ scorso nelle commissioni Esteri e Difesa” ricorda Lapo Pistelli, responsabile Relazioni internazionali del Pd, che conclude: “Data la delicatezza della situazione e i molti distinguo all’interno della maggioranza, e’ assolutamente indispensabile che sia proprio il presidente del Consiglio, mercoledi’, a rappresentare al massimo livello il governo in questo passaggio”.

E Marina Sereni, vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Pd, punta sulla diplomazia, forte solo se i ministri smettono di litigare: “Iniziativa militare e iniziativa politica devono andare insieme, occorre rispettare rigorosamente i limiti dell’azione armata stabiliti dalla risoluzione delle Nazioni Unite, ricercare il dialogo e la collaborazione dei paesi africani e della Lega araba. Se l’Italia vuole esercitare un ruolo attivo e positivo- avverte- è necessario che vengano superati i troppi distinguo all’interno della maggioranza e che l’intero esecutivo sostenga pienamente lo sforzo che il nostro Paese sarà chiamato a fare. Il passaggio in Parlamento- conclude Sereni- e’ a questo punto indispensabile per chiarire il ruolo che l’Italia intende svolgere in questa crisi”.

Spaccatura che (con La Russa e Bossi che litigano a colpi di agenzie) stona pesantemente “in presenza della risoluzione dell’Onu a difesa dei cittadini libici vittime della violenza intollerabile di Gheddafi, l’Italia ha fatto quello che doveva fare, pur nella difficile condizione di una vistosa spaccatura politica nel governo e nella maggioranza. Adesso -aggiunge- le priorità sono tre: la prima, attenersi rigorosamente al mandato dell’Onu; la seconda, riprendere attivamente l’iniziativa con l’obiettivo di trovare una soluzione politica ai problemi della Libia; terzo, attrezzarsi per l’accoglienza dei perseguitati, dei profughi e dei rifugiati”.

“Partecipare alla pari per decidere alla pari.Condividere le decisioni con la speranza che siano orientate ad una linea più’ equilibrata di quella imposta dalla Francia. Recuperare il tempo perduto, che in questo caso significa anche recuperare la dignità perduta” dice l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi, del Pd, a proposito della crisi libica, in un’intervista a ‘Il Mattino’.

Sono tanti i motivi per votare in Parlamento, così si “chiarirebbe anche il ruolo delle Regioni dinanzi allo svolgersi delle operazioni militari – spiega Alberto Losacco deputato PD -. La Puglia, in queste ore drammatiche, con le basi militari dislocate sul suo territorio, è in prima linea”.

L’intervento in Libia e l’articolo 11 della Costituzione. “Sulla legittimità costituzionale dell’intervento in Libia a tutti dovrebbero bastare le parole chiare e inequivocabili del Presidente della Repubblica, che corrispondono al chiaro e inequivocabile articolo 11 della Costituzione (nata dalla lotta di Liberazione e dall’intervento militare alleato) che, volutamente, in unico comma ripudia la guerra per costruire un nuovo sistema di legalità’ internazionale imperniato sull’Onu”. Lo afferma il senatore Stefano Ceccanti contestando la presa di posizione di Sinistra e Libertà. ”Lo vollero espressamente così, tra gli altri, alla Costituente il comunista Togliatti e il democristiano Caristia. Soprattutto per questo – conclude – stupisce gravemente l’intervista di Nichi Vendola, peraltro priva di qualsiasi proposta minimamente praticabile, a differenza della chiara ed equilibrata posizione espressa dai principali esponenti del Partito Democratico, a cominciare dal segretario Bersani”.

In mattinata era stato il segretario PD intervenendo a Radio Anch’io, Su RadioRai a ricordare che la missione in Libia si sta svolgendo nel rispetto della risoluzione Onu 1973 e rientra nei limiti della nostra Costituzione. ”La nostra Carta – ha detto Pier Luigi Bersani riferendosi all’articolo 11 della Costituzione – ripudia la guerra come soluzione delle controversie internazionali, ma non certamente l’uso della forza per ragioni di giustizia dentro decisioni che siano di organismi ai quali abbiamo delegato una parte della nostra sovranità, in particolare le Nazioni Unite. Se lasciamo correre anche i massacri veniamo meno a un compito basico che ci dà la nostra Costituzione. Voglio credere che non si stiano bombardando i civili, che l’operazione militare sia volta a fermare le basi logistiche, le basi di partenza delle offensive del governo di Gheddafi”. Bersani ha espresso anche un certo scetticismo sul possibile ruolo diplomatico del nostro Paese: ”Noi siamo in una condizione di debolezza – ha affermato – anche per il pregresso; anche altri Paesi hanno avuto rapporti con la Libia, ma i nostri sono stati perfino servili, dobbiamo avere paura che a questa operazione militare non si accompagni un’iniziativa politica. Escludo che Gheddafi sia in condizione di nuocere all’Italia”.

Bersani rispondendo alle domande degli ascoltatori ha detto che “bisogna anche spiegare perché gli Stati europei appaiono sordi alle nostre richieste di aiuto, pur giuste, dicendoci che di rifugiati ne prendono ben più loro di noi e hanno l’impressione che questa vicenda, pur problematica, sia molto usata a fini interni. Noi dobbiamo essere più’ ragionevoli e razionali, chiedere l’aiuto dell’Europa, ma questo governo di centrodestra ha regolarizzato 800mila immigrati…ora sono quattro-cinque mila immigrati, ancorchéclandestini, che possono destabilizzare il Paese? Non possiamo andare in Europa a raccontare questa cosa, perché ci riamandano indietro con danni”.

Ma.Lau.

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