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"Grandi manovre sull’università La disfida per la guida dei rettori", di Lorenzo Salvia

Continuità o alternativa? I due fronti dopo le dimissioni di Decleva. «È come quando si sceglie la città che si prende le prossime Olimpiadi» , dice il rettore di una grande università italiana, quasi sussurrando al telefonino. E il paragone non è un complimento: «Per le Olimpiadi, il voto del Gabon vale come quello degli Stati Uniti. Per il presidente della conferenza dei rettori il voto di una piccola universitucola fondata cinque anni fa ha l’identico peso di quello un ateneo grande e con una storia secolare» . Una testa, un voto: e allora? «Il rischio è tutti vadano a caccia del voto del Gabon e dei suoi fratelli» . Proprio quello che sta già accadendo. Fra due settimane i rettori italiani sceglieranno il loro nuovo presidente. Enrico Decleva, Magnifico della Statale di Milano, lascia con qualche mese di anticipo la poltrona che occupa dal 2008. Come in ogni elezione che si rispetti il bivio è quello di sempre: continuità o cambiamento? Non si tratta di una discussione filosofica, però. La Crui, così si chiama la Conferenza dei rettori che li riunisce, ed il suo presidente, sono stati criticati da una parte consistente del mondo accademico per avere fatto troppo poco in questi mesi difficili per gli atenei italiani. E cioè per aver accettato senza colpo ferire la riforma Gelmini e il taglio dei finanziamenti pubblici, mentre gli studenti scendevano in piazza e i ricercatori salivano sui tetti. Anche a questo è dovuto l’addio anticipato di Decleva. E proprio per questo la corsa al voto «del Gabon e dei suoi fratelli» diventa ancora più importante. Il primo messaggio nella casella postale dei rettori italiani è arrivato il 19 marzo. A scrivere è Marco Mancini, rettore dell’Università della Tuscia, Viterbo. La voce girava già da mesi ma con quattro cartelle indirizzate ai «cari colleghi» Mancini esce allo scoperto e si candida ufficialmente alla poltrona di presidente. Il suo nome è quello della continuità. È vero che Mancini è stato molto vicino ai Comunisti italiani, al punto che nel 2006 Oliviero Diliberto fece pubblicamente il suo nome come ministro o sottosegretario del governo Prodi. Ma è anche vero che questo apprezzato professore di Glottologia è stato il braccio destro di Decleva proprio nella Crui, dove ancora adesso ha il ruolo di segretario generale. Continuità, quindi, e non è un caso che Mancini apra le sue 4 cartelle di autocandidatura con un ringraziamento a Decleva tutt’altro che formale per il lavoro «faticoso e particolarmente ingrato» , sempre «disinteressato e proficuo» . Sul suo nome arriva subito l’appoggio delle università non statali, firmato da Giovanni Puglisi, rettore dello Iulm di Milano. Ma qualche mugugno c’è per una scelta che alcuni giudicano «troppo in continuità» . E a spegnerlo non basta un’altra comunicazione, stavolta informale. Ad affiancare Mancini ci potrebbe essere, come segretario generale, Stefano Paleari, giovane rettore di Bergamo (giovane per gli standard italiani, ha 46 anni), non sempre d’accordo con la linea tenuta dalla Crui in questi mesi. I mugugni si trasformano in un fitto scambio di mail tra una parte de Magnifici chiamati al voto fra due settimane. E l’operazione cavallo alternativo prende corpo due giorni fa quando gli 81 grandi elettori ricevono un altro messaggio. È la candidatura di Attilio Mastino, rettore di Sassari, che si presenta in modo decisamente meno felpato rispetto al suo avversario. Dice Mastino, ordinario di Storia romana, che «negli ultimi anni l’università italiana ha subito un attacco mediatico telecomandato» , che la risposta è stata «inadeguata, deludente, debolissima» . Ma soprattutto scrive che il «grido del vasto e significativo movimento di protesta del dicembre scorso non è stato raccolto dalla Crui» . Mastino è il rettore che ha appoggiato con più decisione la protesta contro la riforma Gelmini e i tagli della Finanziaria. E il suo è un attacco durissimo alla linea morbida di questi mesi. Una poltrona per due: e adesso chi sarà più bravo a conquistare il voto «del Gabon e dei suoi fratelli» ? In realtà il parlamentino dei rettori ricorda molto il parlamentino della politica. E molto dipenderà da cosa farà il cosiddetto asse del Sud. Un altro scambio di messaggi ha unito le forze dei rettori degli atenei meridionali, che lamentano un trattamento di favore per i colleghi del Nord. Non hanno un candidato ufficiale anche se circola il nome di Giovanni Latorre, Magnifico dell’Università della Calabria. Ma sembra più un nome di bandiera, lanciato nella mischia in attesa degli eventi. Per spostare i voti verso chi prometterà di più alla causa del Mezzogiorno.

IL Corriere della Sera 24.03.11