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L'immigrazione si affronta con solidarietà e ragione

Bersani alla prima Conferenza Nazionale sull’Immigrazione del PD: “siamo in condizione di dimostrare che l’umanità determina la governabilità”. Bersani Conferenza Nazionale Immigrazione
“Quello di cui stiamo discutendo oggi va considerato un fronte delicato della politica del PD. Un fronte cruciale” così Pier Luigi Bersani ha iniziato il proprio intervento alla prima Conferenza Nazionale sull’Immigrazione del PD. “Come italiani noi siamo umiliati e molto arrabbiati per la vicenda di Lampedusa: lo siamo come lampedusani, come volontari, come poliziotti, come immigrati. Non è possibile che un Paese come il nostro dia questa prova di sé. La solidarietà internazionale ti viene se fai le cose per bene, altrimenti con che faccia vai a chiedere aiuto all’Europa? Maroni dice che l’Europa è sorda, ma è l’Europa di destra che è sorda. Se tu sei uno che chiude la porta, trovi sempre qualcuno più sopra di te che chiude la porta. Stavolta il governo deve metterci la faccia. Noi siamo pronti a chiedere la solidarietà e ad organizzarla. È da irresponsabili lasciar scadere il problema: si devono prendere la responsabilità di dire cosa va fatto”.

Ma la vicenda di Lampedusa così come quella degli sbarchi segnala un aspetto più generale e preoccupante: “le barche che arrivano – ha chiarito Bersani – danno il messaggio subliminale ecco l’immigrazione. Anche se sappiamo che il fenomeno rappresenta quasi il 5% della popolazione, vogliono darci l’immagine dell’immigrato come quella del disperato che non sai da dove viene e che ti fa paura. L’immigrato icona del populismo come uno che apre la porta di casa tua senza bussare. L’idea è funzionale alla paura e la paura è funzionale al dividendo politico”.
“L’interesse politico non è risolvere il problema ma ad averlo. Altrimenti come camperebbe la Lega? Per definizione non possono e non vogliono risolverlo il problema perché hanno bisogno che ci sia. Ma se avete governato 8 anni degli ultimi 10 e avete fatto tante norme, volete dirci in che cosa avete migliorato l’impianto dei temi dell’immigrazione?” attacca Bersani riferendosi alla sola propaganda del governo.

“La paura da forza al populismo in tutta l’Europa. In Italia i populismi non stanno nelle opposizioni ma tutti al governo. Sentiamo l’esigenza di un istinto acuto di solidarietà ma sappiamo che la solidarietà da sola non può sconfiggere la paura. Serve la ragione! Non stancarci di mettere insieme ragione e solidarietà”

La globalizzazione ha avuto effetti di accelerazione sui fenomeni di immigrazione e di integrazione. “Ma tutte le globalizzazioni hanno un volto oscuro ovvero i meccanismi di ripiegamento e di chiusura. In economia si mostrano nelle forme di protezionismo, nel sociale si mostrano nella voglia di conservazione dei territori. Abbiamo a che fare con questa parte oscura che non è solo il frutto di una mentalità un po’ deviata e di propaganda. L’accelerazione di questi fenomeni porta veri problemi dove i nuovi poveri si trovano seduti tra i nostri poveri. È così che circolano idee pericolose”.

“Il Pd deve essere alternativo a queste idee con qualità, sentimento, ragione e molto combattimento . Siamo in condizione di dimostrare che umanità determina governabilità Noi abbiamo il giusto approccio per ridurre gli effetti delle contraddizioni e le deviazioni che ci stanno sul tema dell’immigrazione”.

“In termini di Pil e di crescita al momento l’Italia non è in grado di reggere il sistema di welfare e abbiamo bisogno di governare i flussi migratori e il loro inserimento. Va distribuito il carico sociale per evitare la guerra tra poveri. Senza integrazione c’è la disgregazione. E con la crisi tutto questo si acuisce di più. Il bisogno di servizi primari è proprio l’esempio di come questo federalismo è fasullo. Se arriva una persona in più c’è bisogno di una casa in più e non di mandare via un altro”

“Il modello italiano di integrazione non è paragonabile al multiculturalismo inglese o francese anche perché abbiamo una Costituzione con i fiocchi che ci permette nella sacralità dei suoi principi e nella sua elasticità, di avere una chiave culturale e giuridica flessibile che si combina bene con le autonomie locali. Con i suoi luoghi. Chiamiamole le autonomie delle convivenze e ricordiamoci che la dimensione locale è una risorsa”.

“Non siamo quelli del buonismo ma quelli doveri e diritti. Teniamo ben presente che umanità e governabilità del fenomeno migrazione sono strettamente legati. La destra ha fallito su questo tema. Noi abbiamo altre idee per governare il tema dell’immigrazione e sarei orgoglioso di dire a questi bambini – che non si come definire tra immigrato o figlio di immigrato – tu sei un italiano”.

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D’Alema: “Sull’immigrazione l’Italia sta perdendo una grande opportunità”
Il Presidente del Copasir conclude la Conferenza Nazionale sull’Immigrazione del PD: “Emergenza Lampedusa: usata come propaganda dal governo. L’Italia dovrebbe concedere lo status di rifugiati agli immigrati che arrivano sull’isola e poi occuparsi di eventuali rimpatri”

Massimo D’Alema, Presidente del Copasir ed esponente democratico, ha esordito alla prima Assemblea nazionale del Pd sull’Immigrazione, in qualità di “immigrato di trentesima generazione, perché questa è la storia degli italiani –ha chiarito –e nessun popolo può permettersi l’aberrazione del razzismo meno del popolo italiano, che è una mescolanza di razze e civiltà”.

“Non dobbiamo cadere nella trappola di apparire come quelli dei buoni sentimenti – ha detto D’Alema – perché noi abbiamo bisogno degli immigrati, e questo è un dato di partenza assoluto. L’Italia per avere un buono sviluppo economico, necessita di almeno altri 30 milioni di immigrati. E la presenza di 5 milioni di cittadini stranieri nel nostro Paese, sono una risorsa giovane che porta una energia positiva”.

Il Presidente del Copasir ha evidenziato come al giorno d’oggi concetti che sembravano un tabù siano diventati leciti: come parlare di razzismo, simbolo di degrado civile e culturale del nostro Paese. “Per il nostro Partito, democratico e progressista il contrastare la politica della paura deve diventare una battaglia seppur difficile ma identitaria. Negli ultimi anni, il contesto nel quale i fenomeni migratori si sono sviluppati è quello della globalizzazione, che accentua la paura ed il timore di smarrire le proprie radici, di essere omologati, paura che ha generato sentimenti identitari che non corrispondono poi alla realtà”.

D’Alema ha chiarito la questione, portando ad esempio i cinesi che stanno popolando le nostre città e che “sono percepiti come l’avanguardia di una grande potenza che minaccia i nostri privilegi, e conseguentemente come il declino della potenza del nostro Paese. E questo è un sentimento di paura che abbraccia tutto il mondo occidentale e che ha influito anche sugli orientamenti politici in Europa, fomentando il fenomeno del populismo”.

“In questo scenario –ha rilevato nella sua attentissima analisi – il tema dell’immigrazione è diventato l’emblema visibile delle minacce che sentiamo gravare sulla nostra civiltà, economiche, sociali e culturali e sul nostro primato politico. Ma un occidente che guarda con questo spirito ai fenomeni migratori è portato a perdere. Perché se non pratichiamo una politica dell’accoglienza e valorizzazione delle qualità umane, in futuro sarà difficilissimo attrarre talenti e persone che possono rivitalizzare il nostro Paese. Il rischio paradossalmente è che diventiamo il Paese di persone che costringiamo ad essere clandestini, a discapito della nostra sicurezza. La Lega vuole dichiarare clandestini i profughi che stanno arrivando con i barconi e poi che dobbiamo fare, processarli tutti? E’ una legge lesiva della legge stessa”.

Massimo d’Alema ha poi valutato questo difficile momento storico, di sconvolgimento politico del Mediterraneo. “Noi potremmo essere l’interlocutore naturale di questi giovani che diventano protagonisti del cambiamento, e che di fatto si muovono secondo i nostri principi costituzionali, cercando la democrazia. È spiacevole vedere invece che i ragazzi Bengalesi non percepiscono il nostro tricolore come il loro. Il mondo sta cambiando e il nostro Paese è dominato dalla paura che arrivano 15000 persone sul nostro territorio –ha denunciato l’esponente democratico -. È come il crollo del muro di Berlino, si dovrebbe festeggiare in Europa attorno ai principi di civiltà, piuttosto che essere dominati dall’ossessione della paura. E in questo si evidenzia la pochezza nel dibattito pubblico ridotto all’analisi se considerarli clandestini o meno”.

Il Presidente ha poi rilevato “la profonda confusione di messaggi” tra Berlusconi e La Russa, nella gestione del ruolo dell’Italia in Libia e la “sensazione è che l’Italia sia andata a rimorchio” piuttosto che essere protagonista. “Hanno scoperto dopo parecchi giorni che ci voleva la Nato – ha detto ironicamente durante il suo intervento –e la mia sensazione è che l’Italia stia perdendo una grandissima opportunità perché dovremmo essere a fianco questo mondo che auspica il cambiamento. Invece l’unico problema appare la garanzia del contenimento del pericolo islamico, e secondo la visione rozza del governo chi poteva garantirci meglio da questo pericolo, se non la dittatura? Ha avvertito D’Alema -sarà inoltre necessario rendersi conto che il processo democratico non avverrà nelle forme universali ma ci saranno delle forme proprie che non potremmo demonizzare”.

Ha ribadito sulla “necessità di gestire questi processi di migrazione e di collaborare con i Paesi interessati” e per questo i 20000 profughi, dovrebbero essere considerati dei rifugiati e bisognerebbe accoglierli anche solo temporaneamente per poter poi negoziare un ritiro assistito. D’Alema ha quindi portato ad esempio la situazione del Kosovo e dell’Albania, da lui gestita quando era al governo, quando i profughi erano ben 400000 e in Italia 25000. “Tutti ottennero la solidarietà dell’Europa ed alcuni kosovari furono accolti addirittura dall’Australia, come valore simbolico di solidarietà internazionale e ce li abbiamo mandati anche se è stato dispendioso. Il problema non si risolve mandando tendopoli”.

A margine dell’intervento, d’Alema ha evidenziato come la Conferenza del Pd sull’immigrazione sia stata molto proficua, indicando con chiarezza diversi punti importanti da sostenere come Partito democratico. “Una profonda riqualificazione delle selezione di chi viene in Italia è fondamentale –ha detto -. Se il giovane tunisino qualificato non ottiene il visto perché gli pongono questioni burocratiche è ovvio che da noi vengono solo i barconi. Noi abbiamo bisogno di una politica dell’accoglienza che punti ad una collaborazione tra politici e mondo imprenditoriale per attrarre immigrazione. Invece in Italia abbiamo una politica che genera clandestinità e produce insicurezza, e di conseguenza criminalità”.

“Anche il tema dell’affermazione dell’interculturalismo, inteso come arricchimento, deve essere una grande battaglia del Pd. Abbiamo bisogno di nuovi italiani che aiutano anche noi a sentirci più italiani e il patriottismo costituzionale, deve essere il terreno vero sul quale ricostruire l’unità del Paese. I nuovi italiani, vanno indirizzati ai valori condivisi della Costituzione, sperando che aiutino anche gli italiani che se ne sono dimenticati, nel rispetto delle loro radici”.

Parlando di religioni D’Alema ha sottolineato come l’Italia sia un Paese che non “garantisce” la libertà religiosa. “Quando stavo al governo volevo firmare le intese bilaterali tra stati e singole comunità religiose. Ho rischiato la crisi di governo per la comunità dei Testimoni di Geova, composta da quasi 300000 italiani, che sono stati perseguitati insieme agli ebrei. Ma il Parlamento dal 1999 non ha mai ratificato questo accordo, né altri. Io auspico che si formi con l’islam una intesa e questo sarebbe un fatto molto importante, perché è una realtà molto significativa”.

D’Alema ha concluso il suo appassionato intervento insistendo sul fatto che “quello che è fondamentale è far crescere sul campo le forme positive della convivenza, perché rimuovendo le paure verrà avanti una mescolanza tra cittadini italiani e stranieri ed i confini diverranno meno netti, come è accaduto tra i meridionali che si sono trasferiti al nord Italia; ed allora il Partito, i sindacati e l’associazionismo svolsero un ruolo di guida molto importante. Il Partito democratico ha fatto tanti passi in questa direzione e continueremo a farne, fornendo un punto di riferimento positivo per la vera integrazione dei popoli”.

Anto.Pro. da www.partitodemocratico.it