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"Tagli nella scuola. Emilia Romagna 881 cattedre in meno", di Claudio Visani

Meno 881 insegnanti. L’incontro tra sindacati e Ufficio scolastico conferma i pesanti tagli al personale mentre crescono gli iscritti e gli alunni per classe salgono a 21,93. La Cgil si mobilita: «È in gioco il futuro». La Regione chiede vertice con la Gelmini

La situazione è drammatica. Con questo livello di tagli non si può resistere. Soprattutto in una regione come la nostra dove non c’è un modello di “scuola minima”, ma un’offerta tradizionalmente ricca: il tempo pieno, il sostegno a chi è in difficoltà, l’inglese, i laboratori. Non è più una questione sindacale, è il sistema scuola di questa regione che è messo in discussione. Se non si modifica la situazione, avremo un impoverimento sostanziale dell’offerta formativa, del tempo e delle condizioni scolastiche per i nostri ragazzi, a cui si aggiungerà il disagio sociale delle loro famiglie causa riduzione delle opportunità e dei servizi». Quello di Raffaella Morsia, segretaria regionale della Flc-Cgil dell’Emilia- Romagna, ieri al termine dell’incontro con l’Ufficio scolastico regionale sul taglio di 881 insegnanti previsto dal Ministero per l’anno prossimo, non è solo un preoccupante grido d’allarme. È l’invito esplicito a tutti gli attori interessati (mondo scolastico, enti locali, regione, politica, società) a mobilitarsi seriamente e in fretta, perchè questa volta si rischia davvero un arretramento irreversibile, ed «è in gioco il futuro». Le previsione sono impietose. Alla riduzione drastica degli organici (meno881 docenti emeno606 assistenti) si contrappone l’aumento considerevole degli studenti nei vari ordini di scuole (34.879, più 8,14% nel quinquennio2007-2012). Morale. «Se non cambieranno le cose -spiega Morsia – le classi scoppieranno (media di 21,93 alunni l’anno prossimo), per la prima volta si supererà in Emilia- Romagna la media nazionale (che sarà di 20,97), ci sarà una riduzione del tempo scuola, non si potranno più rispettare i diritti dei disabili, salteranno i laboratori e l’inglese ». Una situazione insostenibile, che finirebbe per pregiudicare anche il rispetto delle regole e dei criteri che sottendono da sempre la formazione delle classi (sicurezza, antincendio, sostegno ai disabili, parametri per i differenti ordini di scuola). «Basterebbe rispettare quelle norme che avremmo 440 classi in più alle elentari e 285 in più alle medie, con conseguente adeguamento degli organici », dice Morsia. Senza contare la riduzione del personale e il licenziamento in massa dei precari (nell’ultimo triennio la perdita dei posti di lavoro salirebbe a quota 6.000, «come se sparisse una grande azienda» è stato detto). Come uscirne? Ieri all’incontro con i sindacati erano presenti il dirigente facente funzioni Stefano Versari e la responsabile del personale Maria Luisa Altomonte. Versari, in particolare, ha riconosciuto la situazione di oggettiva difficoltà della scuola emiliamo-romagnola e si è impegnato a rappresentarla al Ministero e a chiedere una dotazione organica aggiuntiva. Davanti alle telecamere della Rai ha parlato di «clima collaborativo» con i sindacati e ha detto, in sostanza, che la partita è solo all’inizio. La Cgil scuola, dal canto suo, si sta già muovendo, sta lavorando per avere un incontro al Ministero e sta mettendo in campo una serie di iniziative di informazione e di lotta sul territorio, propedeutiche anche allo sciopero generale proclamato per il 6 maggio. Soprattutto, si è già mosso il governatore della Regione, Vasco Errani, che ha scritto una lettera al ministro Gelmini chiedendo un incontro urgente e sta aspettando la risposta. «La partita è politica – dice l’assessore regionale Patrizio Bianchi – il governo deve dire quali scelte intende fare sulla scuola anche alla luce del federalismo regionale. E deve dare una risposta alle esigenze di questa regione. Noi abbiamo un trend di crescita costante degli studenti, il taglio lineare del 10% agli organici in tutte le regioni a prescindere da questo dato non ha senso. Sarebbe devastante per il nostro modello di scuola e per la sua qualità. Non voglio neanche immaginare che il governo non dia una risposta e chieda a noi di surrogare a mancanze e tagli».

da l’Unità