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"Il ministro e la battuta sui Bronzi La Calabria contro il «leghista» Galan", di Gian Antonio Stella

Giù le mani dai bronzi di Riace!» . È bastato che buttasse lì il dubbio se sia sempre opportuno lasciare lì sul posto i tesori ritrovati, scegliendo c o m e esempio (ahi…) le statue elleniche, e il neoministro alla Cultura Giancarlo Galan è stato investito da un fitto lancio di missili terra-aria calabresi. L’accusa più infida: leghista! A lui, che coi leghisti ci litiga da sempre. La polemica anti-padana, in realtà, non tocca solo le splendide sculture quasi certamente appartenenti all’arte greca del V secolo a. C. Bastava leggere ieri mattina sul Tempo l’acido commento alle parole con cui Galan aveva sostenuto che «solo l’Italia ha due Festival del Cinema. In Francia c’è Cannes, in Germania quello di Berlino, in Svizzera soltanto Locarno. Venezia è il Festival del cinema più antico del mondo, è e sarà l’unico in Italia» . Non l’avesse mai detto! «Donchischiotte che va alla guerra con lo spadone tagliateste» . «Generale che fa bum col cannone ma sbaglia mira e sventra tutti» . «Nerboruto» . «P a d a n i s s i -mo» . Nella foga, la paladina capitolina Lidia Lombardi è andata oltre. E citando la città serenissima come fosse Busto Arsizio o Latina (con tutto il rispetto per Busto Arsizio e Latina) ha ricordato al «padano» Galan che «in questi giorni arrivano a Roma Woody Allen e Debra Winger. Due divi che in Laguna non si sognano di salire, se non appunto quando, in qualche annata, passa un loro film, in o fuori concorso…» . Testuale. Perché mai andarci, a Venezia: per vedere la basilica di San Marco, i Frari, il Canal Grande o Palazzo Ducale? Boh… Il fronte più caldo contro l’ex governatore veneto, però, l’hanno aperto i calabresi. Per un interrogativo che il neo ministro si era posto in un’intervista al Sole 24 ore: «I Bronzi di Riace sono stati trovati nei mari della Calabria ma solo per questo devono rimanere in quella zona?» . «Più o meno come dire che sarebbe il caso di pensare a una sede diversa. E forse pensare che basterebbe uno schiocco di dita per trasferire altrove, magari in Padania, i Guerrieri che il mondo ci invidia» , traduce la Gazzetta del Sud. La quale tuona: «Una levata di scudi compatta infrange il sogno del ministro» . E giù reazioni più o meno indignate. Il g o v e r n a t o r e Peppe Scopelliti, diplomatico: «Sono convinto che si tratti di una frase estrapolata all’interno di un contesto molto più ampio. Comunque i Bronzi da Reggio non si muoveranno» . Il sindaco Giuseppe Raffa, pugnace: «I Bronzi non rappresentano un patrimonio calabrese solo per un mero ritrovamento geografico. Fanno parte di una tradizione millenaria, quella della Magna Grecia che, vorrei ricordare, affonda le sue radici proprio nell’estremo lembo dell’Italia: essi sono l’emblema visibile e maestoso di una civiltà che si è irradiata partendo proprio dai territori Meridionali. Una storia millenaria che gelosamente custodiamo sul territorio» . Destra e sinistra, tutti insieme. Il senatore Luigi Meduri, storico esponente post-fascista: «Tra i Bronzi e la città c’è un legame indissolubile. Nessuno si illuda di reciderlo» . Michelangelo Tripodi, il segretario regionale dei comunisti italiani: «È un’evidente dichiarazione di guerra condita da una barbara e insultante concezione neo-colonialistica, in salsa veneta e leghista» frutto di «uno spiccato anti meridionalismo e un disprezzo per la Calabria, i calabresi, Reggio e i reggini» . Giuseppe Bova, ex presidente del Consiglio regionale: «Gratta gratta il federalismo dei leghisti è solo a senso unico: quello di marca lombardo-veneta» . Uno strafalcione rilanciato dal quotidiano Il Domani, la cui cronaca inizia così: «Il neoministro della Cultura, il 55enne leghista veneto Giancarlo Galan…» . Ora, se c’è un berlusconiano in rapporti pessimi da anni con la Lega Nord, della quale ha detto peste e corna (un esempio per tutti, la definizione delle ronde padane: «un mostruoso fai-da-te» ), è lui, quello che per la mole corpulenta chiamano ironicamente il «Galan Grande» . E può darsi che sul tema, come ha detto la soprintendente ai Beni archeologici calabresi Simonetta Bonomi, lei pure padovana, («non è informato sullo sforzo economico sostenuto per il restauro dei Bronzi e la sistemazione del Museo Nazionale» ) sia stato come ministro un po’ spiccio. Ogni calabrese consapevole che non è in ballo solo l’oltraggio all’onore regionale ma il modo in cui va difesa la propria terra, però, deve porsi alcune domande. La storia millenaria della Calabria è davvero «gelosamente custodita» come dice il sindaco nonostante la devastazione delle coste, compresa quella a nord di Riace dove sorge uno degli ecomostri più orrendi della penisola? È mai possibile che due tesori immensi come i Bronzi (che sarebbero il cuore dei più grandi musei del pianeta) abbiano un terzo dei visitatori paganti dello zoo di Pistoia, come ha denunciato sul Quotidiano della Calabria Antonietta Catanese? C’è chi dirà: è perché Reggio è fuori dal mondo. Può darsi, ma la Valle dei templi di Agrigento è più decentrata ancora, eppure stacca sei volte più biglietti: come la mettiamo? E non è assurdo che ci siano 60 custodi per una media inferiore a 100 di ticket a pagamento giornalieri? O che per avvertire i turisti che i Bronzi, in attesa della riapertura del museo restaurato, sono da mesi visibili al Consiglio regionale, non sia mai stato fatto un sito web in inglese e anzi la sovrintendenza sia stata costretta a pagare 25mila euro per affiggere dei cartelloni negli spazi pubblicitari comunali? E sempre lì torniamo: forse è sacrosanto che i capolavori stiano «sempre e comunque» dove sono stati trovati. Vale per i Bronzi di Riace, vale per la Venere di Morgantina appena rientrata da Los Angeles, vale per l’Atleta di Lisippo che tornerà a Fano nel cui mare fu ripescato. Confessiamo che dà il capogiro immaginare la solitudine della Nike di Samotracia se, tolta dallo scalone del Louvre, fosse riportata a Samothraki, 2.723 abitanti davanti alla costa turca di Canakkale, ma forse è giusto così. È offensivo ricordare però che quei capolavori occorre poi meritarseli e custodirli sul serio con amore?

Il Corriere della Sera 27.03.11