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"Bersani: c´è disagio, ma chi lascia il Pd ha torto", di Giovanna Casadio

I veltroniani avvertono: il voto nelle città dirà se abbiamo forza attrattiva o no. Bersani ammette il disagio: «Non è che non veda i problemi del Pd. Certo che ci preoccupano le uscite sul territorio, ma vorrei che chi ci richiama ad avere attenzione dica però che hanno torto quelli che se ne vanno». In una situazione in cui «il paese è senza governo e noi dobbiamo essere più responsabili», ci vuole unità di squadra: «La pubblica opinione non ci rimprovera la mancanza di pluralismo ma le nostre divisioni».
In Veneto recentemente sono andati via Andrea Causin e Diego Bottacin, che è stato l´ultimo segretario della Margherita; in Piemonte l´europarlamentare Gianluca Susta e Mariano Rabino ex vice segretario regionale democratico. Abbandoni sul territorio, quelli che fanno più male. Cose che non si possono ignorare. Ma nella direzione del Pd ieri, è giorno di bonaccia. Beppe Fioroni non c´è per un lutto. Franco Marini sì, e mette una pietra sopra all´accusa che aveva lanciato all´ex pupillo («Farete la fine dei Responsabili»), cioè una profezia di tradimento: «Il mio è stato un richiamo paterno, quando si invecchia si perde la voglia di azzannare». La lite tra i cattolici popolari resta sullo sfondo.
Ci sono le amministrative a maggio; una sfida che – ripete il segretario – è un test nazionale, un banco di prova: «Vanno in 13 milioni al voto, cinque anni fa era un´altra epoca». Non a caso lo slogan sarà “Per la tua città e per il tuo Paese”. «Dalle amministrative ci aspettiamo un incoraggiamento ad aprire la strada per il cambiamento», afferma Bersani. Vuol dire, anche, che si attende una conferma della sua strategia. Ma la minoranza di Modem (la corrente di Veltroni-Gentiloni-Fioroni) insiste appunto sugli addii al partito. Neppure Dario Franceschini sottovaluta: «Abbiamo perso quadri dirigenti verso il centro e elettori verso sinistra, la questione è complessa, non è un problema del disagio dei cattolici». Fioroni, informato dai “suoi” Gero Grassi e Lucio D´Ubaldo del dibattito in direzione, commenta: «Mi sono rotto le balle della storia del disagio: esprimo una critica alla linea del partito, che secondo noi non va bene. Non esco ma nel Pd ci sto come desidero starci e porto così consensi, senza il complesso della sinistra da inseguire». E durante la riunione a largo del Nazareno è Giorgio Tonini, veltroniano, ad avvertire: «Il voto amministrativo avrà anche una valenza di natura politica nazionale e vedremo se abbiamo una forza attrattiva, non stiamo fermi, non assestiamoci sulla linea Maginot che abbiamo costruito». Veltroni non interviene e lascia la direzione dopo un paio d´ore.
C´è il “caso Cosenza” che agita le acque e che sarà affrontato in settimana. Il federalismo e il feeling con Bossi sono un altro scoglio. Rosy Bindi ha dato l´alt in un´intervista a Repubblica a qualsiasi collaborazione politica con il Carroccio; Francesco Boccia in un colloquio con il Corriere della sera è di opposta opinione. Bersani rimarca come Bindi: «Noi siamo alternativi alla Lega». Si parla molto di Lampedusa (c´è il segretario Pd siciliano Giuseppe Lupo); di Rai e d´informazione. Del tour per le amministrative. Già giovedì prossimo Bersani va a Napoli. Sassoli ricorda la proposta di Franceschini di un´assemblea dei talenti: «Così si spalancano porte e finestre».

La Repubblica 29.03.11