attualità, politica italiana

"Giustizia, lo stop del Quirinale sulla responsabilità dei giudici", di Liana Milella

Il Colle chiede correttivi. Csm, scontro Vietti-Pdl. Il centrodestra accelera sul processo breve: la prossima settimana il voto finale. Non piace al Quirinale l´emendamento Pini sulla responsabilità civile dei giudici. Sbagliato nel metodo, nel merito, nei tempi. Destinato solo ad alimentare un gratuito scontro con la magistratura. E sono giorni che, con un paziente lavorio nel segno della migliore moral suasion, il Colle cerca di far capire a Lega e Pdl che quel testo non solo non può passare così, ma forse sarebbe meglio addirittura metterlo da parte. Non è una ritirata, quella che viene garbatamente suggerita, ma un consiglio che tiene conto anche dello stato dei testi legislativi, visto che da un lato, in commissione Giustizia, c´è da tempo una pratica aperta proprio sulla responsabilità, e dall´altro sta per arrivare la riforma costituzionale Alfano che la contiene. Questo è il punto su cui il Quirinale insiste, non si può liquidare nella legge comunitaria, senza alcun dibattito, senza cercare, se non in extremis, la benché minima condivisione, una questione fondamentale, sentita non solo dai giudici ma anche dalla gente. Non solo, è in dubbio anche fino a che punto il nodo della responsabilità non sia «estraneo per materia», come sostiene il finiano Nino Lo Presti, al resto del provvedimento.
Si deve partire da qui per capire cos´è successo ieri tra Montecitorio e palazzo dei Marescialli, la sede del Csm. Alla Camera parte la doppia discussione generale sulla legge comunitaria, che contiene la norma sulla responsabilità, e quella sul processo breve, che ha in sé la prescrizione breve. Che il relatore Maurizio Paniz difende strenuamente perché «non è stata scritta per Berlusconi, visto che il processo Mills comunque non sarebbe arrivato a sentenza definitiva prima della sua estinzione naturale a febbraio 2012». Due ddl importanti, sul primo si vota in settimana, il secondo slitta alla prossima.
La questione “calda” ora è la responsabilità. E la moral suasion del Colle pesa, tant´è che il leghista Gianluca Pini, “padre” dell´emendamento definitivo «punitivo e provocatorio» dall´Anm, non esclude una modifica. Due pidiellini come Manlio Contento e Francesco Paolo Sisto lavorano a cambiare il testo e ad attenuare la formula «violazione manifesta del diritto» che avrebbe dovuto sostituire quella «per dolo o colpa grave» integrandole entrambe. Il capogruppo Enrico Costa annuncia che si lavora «per arrivare a un buon testo che non mini l´indipendenza della magistratura». In realtà, la maggioranza sta cercando di tenere il punto giocando sulle parole.
Ma le maglie del Quirinale sono molto strette, anche se il testo dovrà poi andare al Senato. Ma non può essere sottovalutato, e siamo al secondo palazzo di questa storia e di questa giornata, quanto nel frattempo avviene al Csm. Dove, è fondamentale ricordarlo, nulla accade senza che il Quirinale ne sia al corrente, visto che il capo dello Stato è anche il presidente di quel Consiglio. Lì, autorizzato dal comitato di presidenza, ne fanno parte il vice presidente Michele Vietti e i due più alti magistrati in Italia, il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione, è stato dato il via libera a discutere della responsabilità, giusto oggi, nella commissione per le Riforme, con l´ipotesi di tenere anche giovedì un plenum straordinario. I quattro laici del centrodestra (Zanon, Romano, Marini, Palumbo) sono saltati sulla sedia e hanno inviato un´inviperita lettera a Vietti per esprimere «radicale dissenso» sia per la convocazione ad horas via sms, sia per l´idea di dare un parere sull´emendamento Pini.
E qui va registrata una secchissima replica di Vietti, che definisce il tema «tanto rilevante quanto urgente», e ribadisce il diritto del Consiglio «a esprimersi in queste circostanze, secondo una prassi conforme a quella finora costantemente seguita». Quanto alla settimana bianca invocata dai quattro laici, essa «non è una settimana di vacanza, ma l´astensione dall´attività ordinaria per consentire il lavoro dei consiglieri nelle sedi di provenienza, tant´è che in passato è avvenuto abitualmente che essa sia stata dedicata a questioni di particolare urgenza o a questioni ordinarie arretrate». Sarà il Csm oggi a mettere su carta quelle stesse perplessità e quei dubbi che aleggiano al Quirinale. Con i quali la maggioranza deve fare i conti.

La Repubblica 29.03.11

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Ma il Cavaliere tira dritto “Si va avanti, la gente è con noi”, di Francesco Bei

La nuova strategia mediatica del capo del governo: vuole presenziare a tutti i processi. Il premier non ha apprezzato l´assenza del Pdl milanese davanti al tribunale di Milano. «Sulla responsabilità civile andiamo avanti: ce lo chiede l´Europa e la gente è con noi». Silvio Berlusconi non sente storie, non accetta raccomandazioni alla prudenza. Se il Quirinale, raccogliendo le osservazioni del Csm e le critiche dei magistrati, esercita la sua moral suasion per scongiurare il blitz sulla responsabilità civile delle toghe, il premier non ha intenzione di deflettere. «Il 73 per cento degli italiani», ha dichiarato trionfante alcune sera fa a palazzo Grazioli, sventolando un sondaggio, «pensa che i magistrati debbano rispondere degli errori di tasca loro. Esattamente come gli altri professionisti».
Nessuna fuga in avanti dunque e nessuna sorpresa per l´emendamento del leghista romagnolo Gianluca Pini alla legge comunitaria 2010. Tanto che lo stesso Pini ieri ha fatto cadere il velo, rivelando di aver informato il Guardasigilli «già la scorsa settimana» della modifica che avrebbe di lì a poco depositato in commissione. Un gioco delle parti insomma, perché, come spiega un esponente del “gruppo di lavoro” Pdl sulla giustizia, «a Berlusconi fa comodo che questa norma sia presentata dalla Lega, così nessuno potrà accusarci di ritorsione contro i magistrati». L´unica concessione che il Pdl intende fare è di natura cosmetica: una diversa formulazione dell´articolo 12, un perimetro più circoscritto dei casi in cui il magistrato deve rispondere personalmente del suo errore, ma che ne mantiene intatta la portata.
Il possibile conflitto con Napolitano non induce per ora il Cavaliere alla retromarcia. Anzi, è da giorni che il premier rimugina su quello «sgarbo» che, a suo dire, il Quirinale gli ha fatto nominando “con riserva” il ministro Saverio Romano. E non vede l´ora di restituirglielo. La temperatura tra i due palazzi è tornata gelida. «Prima o poi vedrete che scoppierà uno scontro istituzionale – profetizzava il giorno della nomina di Romano il coordinatore del Pdl Denis Verdini – perché Napolitano ha una concezione presidenziale del suo ruolo. E non ci vengano a dire che il Quirinale è intoccabile: è sempre stato il Pci, di cui Napolitano mi sembra facesse parte, ad attaccare i presidenti della Repubblica del passato, Gronchi, Segni, Leone fino a Cossiga. Salvo poi glorificarli da morti». Insomma, nel centrodestra non c´è aria di piegare la testa. E l´argomento scelto, quello della responsabilità civile dei magistrati, si presta sicuramente meglio delle leggi ad personam per sostenere uno scontro pubblico. «Questa legge – spiega il sottosegretario Andrea Augello in Transatlantico – è il calcio d´inizio della finale tra Berlusconi e i giudici. Un terreno di gioco perfetto, perché indurrà le toghe a una reazione corporativa, di casta. Prevedo che Montecitorio diventerà un Maracanà, quelli dell´opposizione ci hanno già consegnato le dichiarazioni di guerra».
La partita sulla responsabilità civile si gioca in un collo di bottiglia che vedrà nei prossimi giorni il premier tornare al palazzo di giustizia di Milano, mentre in Parlamento i suoi cavalcheranno il processo breve e le altre norme anti-pm. Ieri il Cavaliere ha iniziato la sua controffensiva mediatica, offrendosi alle telecamere in un gesto identico a quello del “Predellino”. Una dimostrazione di spavalderia decisa all´ultimo minuto, mentre gli avvocati avevano previsto un´uscita in auto dal retro del tribunale: «Ho fatto vedere a tutti che non scappo – ha riferito più tardi il premier al telefono da Milano – anche se considero questo processo basato su un´assoluta menzogna». All´uscita dal palazzo di Giustizia il Cavaliere ha trovato un centinaio di manifestanti del Pdl, accompagnati da Mario Mantovani e da Daniela Santanché. E sembra che non sia stato troppo felice nel constatare l´assenza degli altri big milanesi: «Forse non lo sapevano», ha ironizzato.

La Repubblica 29.03.11