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In Italia la disoccupazione a febbraio scende all'8,4%, 9,9% nell'Ue. Senza lavoro il 29,8% dei giovani

Il tasso di disoccupazione a febbraio scende all’8,4%, con una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto a gennaio e di 0,1 punti su base annua. Lo comunica l’Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie. L’Istituto spiega che il calo avviene in un contesto di ripresa dell’inattività. Il dato è inferiore alla media dell’Eurozona, dove nello stesso mese il tasso di disoccupazione si è attestato al 9,9% (dal 10% rilevato a gennaio).

«Tra i molti dati sull’occupazione che ci consegna l’Istat è doveroso innanzitutto considerare quello più recente di febbraio, mese nel quale sale il numero degli occupati, scende la disoccupazione in generale e in particolare quella giovanile e femminile, così come diminuisce la cassa integrazione – spiega Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali -. Anche i profeti di sventura devono ammettere che si manifesta un netto riverbero positivo della ripresa economica sull’occupazione. La disoccupazione all’8,4% rimane così significativamente più bassa rispetto alla media europea».
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Tasso top dal 2004
Nella media del 2010 il tasso di disoccupazione è balzato all’8,4% dal 7,8% del 2009. Lo rileva l’Istat, sottolineando che è il dato medio annuo più alto dall’inizio delle serie storiche omogenee, ovvero dal 2004.

Quasi il 30% di giovani senza lavoro
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) nel quarto trimestre del 2010 è pari al 29,8% (era al 27,9% nello stesso periodo del 2009). Lo comunica l’Istat, in base a dati non destagionalizzati. Anche in questo caso si tratta del livello più alto dal 2004.

Aumenti di contratti a termine part-time
«Considerando l’ultimo trimestre dell’anno trascorso rispetto a quello dell’anno precedente, si evidenzia l’aumento dei contratti a termine in uno stock complessivo che rimane comunque caratterizzato dai più alti livelli europei di rapporti di lavoro a tempo indeterminato – sottolinea Sacconi -. Le incerte aspettative e la rigidità in uscita nella nostra regolazione sostengono infatti il ricorso ai contratti a termine. Il nostro impegno, a favore dei giovani, è quello di alzare il livello di impiego dei contratti di apprendistato semplificandoli, rendendo più efficace il contenuto formativo, e incentivandoli».

«La crescita del part-time – prosegue il ministro – per quanto involontario, ha senza dubbio incrementato la componente femminile spesso bisognosa di orari di lavoro flessibili. Nel complesso, la ripresa va accompagnata rendendo sempre più trasparente ed efficiente il mercato del lavoro in modo da favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta e da avvicinare le competenze richieste a quelle disponibili».

I numeri nel dettaglio
L’Istat rileva che a febbraio gli occupati sono 22.814.000 milioni, in aumento dello 0,1% congiunturale, pari a 17mila unità in più rispetto a gennaio, ma in calo dello 0,3% su anno, pari a 65mila unità in meno. Il calo riguarda la sola componente maschile. Il numero dei disoccupati, pari a 2.088.000, registra una diminuzione del 2% congiunturale, pari a 43mila unità in meno, e dell’1% tendenziale con un calo di 21mila unità. Risultano in flessione sia la componente maschile, sia quella femminile. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumentano dello 0,1% rispetto a gennaio, apri a 21mila unità, e il tasso di inattività resta stabile al 38%, dopo la crescita dei tre mesi precedenti.

Critiche dalla Cgil
«Tre notizie emergono dai nuovi dati Istat: la prima è che finalmente la crescita della disoccupazione si arresta pur restando ai livelli massimi dal 2004; la seconda, che rispetto a febbraio 2010, mese in cui la disoccupazione aveva toccato livelli altissimi siamo ancora con 65.000 unità di lavoro in meno – dichiara Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil -. Terza notizia: si conferma l’anomalia vera del mercato del lavoro italiano, che il calo dei disoccupati si accompagna alla crescita del numero degli inattivi adesso prevalentemente maschile e quindi il saldo è meno positivo di quanto il governo lo vuol far apparire, mentre il dato dell’inattività femminile è disastroso».

da www.ilsole24ore.com