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Bersani e Casini d'accordo: «Meglio votare subito», di Simone Collini

Al voto. Pd, Idv, Udc e Fli: tutte le forze d’opposizione presenti in Parlamento chiedono di andare ad elezioni anticipate. Il canale di comunicazione tra Pier Luigi Bersani e Pierferdinando Casini in queste ore è costantemente aperto. Così come quello tra il leader centrista e Gianfranco Fini. La valutazionecomuneè che il governo sia più debole ora del 14 dicembre, quando ottenne la fiducia per un pugnodi voti.Eche nonostante il rimpasto e l’acquisto di Scilipoti e soci, anche sul piano numerico sia troppo difficile per il centrodestra garantire una maggioranza alla Camera. A meno di tenere costantemente in Aula ministri e sottosegretari. Per questo Bersani torna a dire che di fronte a un governo che «non c’è» ogni scenario alternativo è preferibile, «elezioni comprese». Un ragionamento condiviso da Futuro e libertà, che attraverso il quotidiano on-line “il futurista” chiede al premier di andare al voto «se ne ha il coraggio». E da Casini: «Le uniche preoccupazioni del governo sono quelle di trovare nuovi posti di sottosegretari e le ossessioni giudiziarie di Berlusconi. Davanti a una paralisi completa e a un Paese che rischia lo sfascio, è meglio andare a votare evitando una lunga agonia».

ASSE PD-TERZO POLO
L’asse tra il leader del Pd e quello dell’Udc sulla necessità di andare alle urne non si porta dietro come conseguenza diretta la certezza di un’alleanza tra progressisti e moderati, come vorrebbe Bersani. Ma se nei giorni scorsi la minoranza interna al Pd sosteneva che la fase dell’«emergenza » è archiviata e che bisognava rivedere la strategia delle alleanze sostenuta dal segretario, dopo le risse in aula, le diverse votazioni in cui il governo è andato sotto e la ricognizione avviata dal Quirinale, ai vertici del partito ora si fa notare che è tutt’altro che scontato che la legislatura andrà a scadenza naturale.

MODEM E AVENTINO
E non è un caso che ieri Movimento democratico abbia spostato l’obiettivo, criticando la maggioranza del partito per aver «dato l’impressione di divisioni e crepe – hanno scritto in una lettera Walter Veltroni, Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni annunciando che rinvieranno una riunione di Modemprevista per martedì – su un punto fondamentalecomequello del ruolo di una forza di opposizione». Parole riferite alla proposta di Rosy Bindi di dare un segnale forte, anche abbandonando l’Aula, e alle quali risponde la stessa presidente del Pd: «Se qualcuno ha trasformato una franca discussione in divisione, tanto più facendo la caricatura di una posizione dovrebbe essersi già ricreduto, proprio alla luce dell’unità che abbiamo dimostrato nella battaglia sul processo breve».

Per il Pd è d’obbligo non divideresi ora che, secondo la convinzione di Bersani, l’«emergenza» è più che mai attuale. E solo un Pd unito, può lavorare a un’alleanza tra progressisti e moderati, che per il leader dei Demcoratici è l’unica che possa garantire nel post-berlusconismo una maggioranza in grado di ricostruire dalle «macerie» istituzionali, economiche e sociali provocate dall’asse Pdl-Lega. Né Bersani è preoccupato dalla reazione dell’Udc a un Pd che continuerà a fare opposizione «in Parlamento e nelle piazze». Anche perché ha visto come i centristi si sono mossi sul processo breve: «In modo convinto e anche aggressivo hanno respinto e rifiutato questo colpo di mano – dice il leader del Pd al Tg3 – poi ognuno fa opposizione a suo modo, ma mi pare che in questa vicenda la destra sia isolata, confusa, divi- Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sa».

L’Unità 02.03.11