attualità, politica italiana

"Camera appesa alla giustizia", di Andrea Maria Candidi

È la settimana del processo a Berlusconi. Per mercoledì è fissata la prima udienza del Rubygate presso il tribunale di Milano. Ci si arriva – se mai c’era qualche dubbio – in un clima politico incandescente, reso ancora più infuocato dalla bagarre parlamentare dei giorni scorsi alla Camera sul processo breve e che non resterà certo indifferente a quanto succederà da domani sempre a Montecitorio. L’aula è, infatti, chiamata a pronunciarsi sia sulla richiesta della maggioranza di sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale proprio sul caso Ruby, sia sulla prescrizione breve.
Sulla prima questione, che arriva in assemblea dopo che la scorsa settimana l’ufficio di presidenza non ha votato un parere in merito perché tra le parti c’è stato il pareggio dei voti, la maggioranza non dovrebbe avere problemi. I numeri, infatti, ci sono per far passare la linea che impone di interpellare la Consulta sul fatto se la procura di Milano sia incompetente a decidere sul reato di concussione contestato al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. La vicenda – secondo Pdl, Lega e Responsabili – dovrebbe, infatti, finire davanti al tribunale dei ministri, visto che l’eventuale reato (la telefonata del premier al funzionario di polizia per far rilasciare Ruby, accreditata di essere la nipote dell’ex presidente dell’Egitto Mubarak) sarebbe stato compiuto da Berlusconi nella veste di presidente del Consiglio.
La compagine governativa, per quanto confortata da una conta sulla carta, non può, però, dormire sonni tranquilli. I numeri, infatti, per quanto a favore, restano comunque risicati. E le vicende parlamentari dei giorni scorsi – con il pareggio dei voti in aula sulla deliberazione del resoconto relativo alle tensioni scatenatesi dopo aver accordato una corsia veloce al disegno di legge sul processo breve – lasciano aperta la situazione. Tanto più che il rimpasto è ancora per buona parte da portare a termine. Rimane sempre da sistemare la casella del ministro delle Politiche comunitarie e c’è da trovare la quadra sulla nomina dei sottosegretari. Poltrone che possono servire per calmare appetiti, ma al tempo stesso possono anche creare malumori negli aspiranti lasciati fuori dagli incarichi e che potrebbero trasformarsi in franchi tiratori.
Domani dovrebbe essere anche la giornata del processo breve dopo le infuocate sedute della settimana scorsa. Nell’occhio del ciclone la norma che introduce la prescrizione breve, che riduce a un sesto – non più a un quarto – il limite del prolungamento della durata della prescrizione a causa delle interruzioni previste dal Codice penale. A godere del taglio gli incensurati, anche nei procedimenti in corso purché non sia già stata pronunciata sentenza di primo grado. Vero è che il disegno di legge contiene anche altro, ad esempio cancella l’esenzione dal pagamento del contributo unificato, vale a dire la tassa d’accesso alla giustizia, per le richieste di indennizzo previste dalla legge Pinto nei casi di superamento del termine ragionevole di durata dei processi, ma l’attenzione è tutta sul versante dell’impatto sui processi del premier. In primo luogo il processo Mills nel quale il gioco dei nuovi termini dovrebbe garantire a Silvio Berlusconi di beneficiare della prescrizione.

Il Sole 24 Ore 04.04.11