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"La Lega tratta e perde sui migranti. Permessi adieu, débâcle con Parigi", Francesco Lo Sardo

L’Italia di Berlusconi-Bossi alla berlina. Fallito vertice Maroni-Gueant. Merkel con Sarkò. Di male in peggio. Parigi dice no. Berlino in serata s’associa all’Eliseo. Mentre da Tunisi, affidata a una nota dell’agenzia di stampa di stato Tap, arriva l’ultima mazzata alla campagna di propaganda e disinformazione messa in atto dalla sgangherata cabina di regia Berlusconi-Bossi-Maroni: «Per quel che riguarda i rimpatri, fonti autorizzate del ministero dell’interno tunisino precisano che essi riguarderanno esclusivamente gli emigrati tunisini che si trovavano a Lampedusa al momento della stipula dell’intesa con l’Italia, e cioè 800 migranti clandestini». È il colpo di grazia. Altro che chiudere i rubinetti e svuotare la vasca.
L’Italietta di Berlusconi, Bossi e Scilipoti fa pagare all’Italia il prezzo della sua anomalia: le destre cugine di Francia e Germania le voltano le spalle. Com’era nell’aria, il vertice di ieri a Milano tra il ministro dell’interno leghista Roberto Maroni e l’omologo francese Claude Gueant è stata una rovinosa Caporetto italiana. I francesi ribadiscono che l’Italia può stampare e distribuire ai migranti sbarcati clandestinamente a Lampedusa tutti i permessi temporanei che vuole: ma per poter passare le frontiere italo-francesi i tunisini in fuga dal nord Africa in fiamme dovranno essere in regola con quanto stabilito dall’articolo cinque del trattato di Schengen. Ovvero, tra l’altro, «disporre dei mezzi di sussistenza sufficienti, sia per la durata prevista del soggiorno, sia per il ritorno nel paese di provenienza o per il transito verso un terzo stato nel quale la sua ammissione è garantita».
Schengen parla chiaro. C’è poco da interpretare. Dice anche, il trattato di Schengen, articolo 5 comma 2, che gli stati possono «derogare a detto principio per motivi umanitari». Se volessero derogare, insomma, potrebbero farlo. Ma evidentemente i rapporti con l’imbarazzante governo Berlusconi, da sempre mal sopportato da Nicolas Sarkozy e da Angela Merkel – espressione di destre assai diverse da quella berlusconiana priva di credibilità internazionale e che si compiace di autorappresentarsi in modo buffonesco all’estero – non sono tali da far scattare alcuna solidarietà.
Egoismi, esigenze elettoralistiche certo pesano nella posizione dell’Eliseo e di Berlino. Ma con l’Italia di Berlusconi c’è un problema politico. Questo è il vero punto: con un altro governo sarebbe stata tutta un’altra storia. Anche perché nulla di tutto ciò cui s’è assistito per mesi – cioè la cinica speculazione politica della Lega sulla pelle dei migranti, la campagna di allarme sociale per «l’esodo biblico» verso l’Italia, quella di denigrazione delle istituzioni europee, i piagnistei sui mancati aiuti economici, il doppio, triplo e quadruplo gioco dell’Italia con Gheddafi e l’ostilità all’iniziativa militare di Sarkozy in Libia – sarebbe avvenuto.
«In Tunisia sono arrivate 170mila persone in fuga dalla Libia – ricordava ieri il vescovo di Tunisi Maroun Elias Nimeh Lahham – e a tutti è stato dato da mangiare e sono stati accolti. E questo l’ha fatto un paese in cui c’è appena stata una rivoluzione…». Parole dure, che inchiodano a un profilo di meschinità e volgarità il governo del plurimiliardario Berlusconi, che pur di restare avvitato a palazzo Chigi ha lasciato l’Italia in balia della propaganda del Bossi del “fora di ball”.
Dopo aver giocato col fuoco vellicando i peggiori e più bassi istinti e le paure popolari sugli immigrati e non soltanto su quelli – come nessuna delle altre destre europee di governo si sogna di fare – per la coppia lombarda è arrivato il momento del redde rationem.
Il no di Francia e Germania mette il governo con le spalle al muro. I migranti restano intrappolati in Italia e se avranno i permessi dilagheranno dai campi provvisori del Sud verso il più ricco Nord, così che nella Lega serpeggia la rivolta contro Berlusconi. Ma è anche rivolta rabbiosa contro le mollezze di Maroni e di Bossi – secondo la base del Carroccio inferocita e ormai sfuggita anche al loro controllo – entrambi colpevoli di non aver respinto «a pallottole» i migranti, come dicono i feroci commenti del forum di Radio Padania.
Nel Pdl allo sbando la soddisfazione di vedere finalmente la prepotente e arrembante Lega nelle peste e lacerata al suo interno a sette giorni dall’apertura della campagna elettorale, in gran parte concentrata al Nord, è oscurata dal timore di una catastrofe alle amministrative di maggio.
«Dopo il voto alla Lega c’è solo l’astensione», si usa dire nel Pdl. E il vento forte di astensione che soffia nell’elettorato leghista deluso è foriero di grossi guai.
Una soluzione ci sarebbe, rideva ieri al telefono un leghista di via Bellerio: «Se Berlusconi paga i 62 euro di sostentamento al giorno per sei mesi dei permessi dei tunisini, con 250 milioni di euro li spediamo tutti in Francia e Sarkozy dovrà accettarli per forza…». Ma è una risata amara. Il governo Berlusconi è in trappola. Insieme ai migranti tunisini, purtroppo per loro.

Da Europa Quotidiano 09.04.11