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"L’Istat diffonde i dati 2010 che registrano ulteriori flessioni dopo i crolli dell’anno precedente. Le famiglie portate a fondo Crolla il potere d’acquisto", di Marco Ventimiglia

L’uscita dal tunnel? Per l’Istat non si vede, almeno a giudicare dai dati sul potere d’acquisto delle famiglie italiane e sulla loro propensione al risparmio. Qualche timido segnale di miglioramente alla fine del 2010.
Precario: nell’Italia del 2011 la parola si declina purtroppo in vari modi. Precario è colui che non trova un lavoro affidabile e continuativo, ma precario è anche lo stato di molte famiglie italiane. A sottolineare per l’ennesima volta quest’ultimo aspetto sono stati i dati diffusi ieri dall’Istat, che fotografano un Paese per il quale la crisi può dirsi tutt’altro che conclusa. Numeri relativi al 2010, che quindi non tengono conto di un avvio del corrente anno che fra crisi del Nord Africa e dramma giapponese può definirsi tutt’altro che incoraggiante pure sotto l’aspetto economico. Con una brutta e correlata notizia giunta proprio ieri: il prezzo della benzina è sempre più fuori controllo, attestato mediamente sull’insostenibile livello di 1,583 euro.
NESSUNA RISALITA
Cominciamo dall’Istituto di statistica che ha certificato come anche l’anno scorso è calato il potere di acquisto delle famiglie italiane. A pesare è stato soprattutto l’incremento della spesa per consumi. In particolare, nel 2010 il potere d’acquisto è sceso dello 0,6% contro il 3,1% del 2009. Ed il fatto che nonostante il precedente riscontro fortemente negativo non ci sia stata alcuna inversione di tendenza la dice lunga sulla portata della crisi in atto e dell’effetto sui nuclei famigliari.
Se non altro, dai dati Istat emerge qualche segnale di ottimismo relativo all’ultima parte dell’anno: nel quarto trimestre si è infatti registrato un incremento dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti, tornando sui livelli di fine 2009. Ed ancora, nel 2010 è tornato a crescere il reddito disponibile. Un incremento che è risultato pari allo 0,9% su base annua. A scendere è stata invece la propensione al risparmio delle famiglie che si è attestata al 12,1% in diminuzione di 1,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso il quarto trimestre offre dati migliori, con una propensione al risparmio pari al 12,4%, superiore di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, sebbene inferiore di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2009.
Per il Codacons i dati Istat sono «la media del solito pollo. I pensionati, specie quelli al minimo, così come le famiglie a rischio di povertà relativa si legge in una nota hanno un’inflazione maggiore rispetto alla media delle famiglie italiane. Per loro il calo del potere d’acquisto è, quindi, almeno doppio rispetto alla media nazionale». Sulla stessa linea Federconsumatori e Adusbef, che si dicono «non sorpresi dai dati». La Confcommercio mette in guardia, senza una ripresa decisa gli italiani si troveranno presto di fronte ad un bivio: «O un ulteriore ridimensionamento della quota di risparmio accantonata ogni anno, o la riduzione dei consumi».
La Cia rileva invece come la crisi abbia cambiato anche le abitudini alimentari degli italiani. I cali più evi-
denti hanno riguardato pane e pasta (scesi rispettivamente del 2,7% e dell’1,8% sul 2009), carne rossa (-4,6%), pesce (-2,9%), frutta e agrumi (-1,8%) e vino da tavola (-2,1%).
Intanto, come detto, il costo dei carburanti va alle stelle. Il prezzo della “verde” è arrivato a toccare fino a 1,583 euro al litro, mentre il gasolio è giunto a 1,501 euro al litro. A registrare i record la “Staffetta quotidiana”, che rileva incrementi per Esso, Shell e Tamoil, dopo l’accelerazione impressa da Eni. E non mancano i record a livello locale: in Sicilia il gasolio costa ormai più della benzina in Piemonte. Il poco invidiabile primato per la verde è sempre in Campania, anche per via dell’addizionale regionale: addirittura 1,663 euro al litro.

L’Unità 09.04.11