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"Gli imprenditori ora devono chiedere la rimozione dell´ostacolo Berlusconi", intervista a Bersani di Roberto Mania

Bersani: opposizione inconcludente? L´agenda la detta l´esecutivo. La nostra proposta l´abbiamo presentata e ha tre priorità: riforma fiscale, precari e liberalizzazioni. Gli svantaggi sono superiori ai vantaggi. Meglio spostare la tassazione di lavoro e imprese sulle rendite. E´ nebuloso e sono contrario all´idea che a decidere che farne sia solo il ministro dell´Economia.
«Emma Marcegaglia ha descritto la realtà. Ma deve fare ancora un passo avanti perché non si può non vedere che l´ostacolo che impedisce di cambiare rotta è questo presidente del Consiglio, avvitato intorno ai suoi problemi».
La Confindustria dovrebbe chiedere le dimissioni di Berlusconi?
«Dovrebbe chiedere la rimozione dell´ostacolo. Non pretendo che dica via Berlusconi e dentro Bersani, ma che dica quello che tutti gli imprenditori che girano il mondo hanno ben capito», risponde Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, il giorno dopo l´attacco della presidente degli industriali all´immobilismo del governo.
La Marcegaglia, tuttavia, considera l´intera politica chiusa nel proprio recinto e accusa l´opposizione, quindi anche il Pd, di non incalzare il governo sui temi dell´economia.
«Francamente, in tutta amicizia, questa accusa non l´accetto proprio. Mi dica lei quale altra forza d´opposizione in Europa ha presentato il suo programma di riforme, esattamente quello che Bruxelles chiede ai governi. Sono novanta pagine, siamo pronti a discuterne anche con gli industriali. Se poi si riferisce al fatto che non riusciamo a discutere di economia, mi sento la prima vittima perché non ci si diverte “a passare le notti” sul processo breve. Ma l´agenda politica la detta il governo».
Nella cui agenda c´è la costituzione di un fondo per salvare l´italianità delle imprese considerate strategiche come la Parmalat. Lei è favorevole?
«Sono assolutamente contrario all´idea che c´è un fondo e che a decidere che farne sarà il ministro dell´Economia. Sono contrario a questa nebulosità. Andrebbe ribaltato l´approccio: si fissano le nuove frontiera per la nostra industria, quella tradizionale e quella innovativa, e poi, dentro le regole europee, si scelgono gli strumenti adatti. In questa logica vanno considerati anche gli interventi di capitali pubblici. Il governo ha invece messo il carro davanti ai buoi, ha fissato una improbabile linea Maginot che, per definizione, non porta da nessuna parte».
Ma per lei Parmalat deve restare italiana?
«Non mi piace l´idea dello “spezzatino” e temo che dopo due anni di sonno si possa combattere una guerra per il senso di colpa e portare alla rovina l´impresa. Bisogna cercare un contrappeso nazionale ai francesi ma soprattutto serve un piano industriale. Lactalis l´ha promesso: dov´è?».
Luca di Montezemolo, questa volta, ha apprezzato le dichiarazioni della Marcegaglia dopo averne criticato «l´assordante silenzio». Considera Montezemolo un potenziale alleato o un concorrente per la leadership del centro sinistra?
«Ho già detto che se dovesse toccare a me la guida del centro sinistra non metterei il mio nome sulla scheda elettorale. È finita l´epoca dell´uomo solo. Le leadership si fanno sui progetti e sui percorsi collettivi come nelle altre democrazie. Dopodiché tutte le energie sono benvenute».
La caduta di Geronzi segna davvero una svolta nel capitalismo italiano?
«Vedremo, certo la novità c´è. Bisognerà aspettare per capire se si tratta di un semplice ribaltone o di un cambiamento. L´importante è che ciascuno faccia il proprio mestiere: gli assicuratori, i banchieri, gli imprenditori e i politici stessi. Quando i mestieri si mescolano il cambiamento non c´è».
Le dimissioni di Geronzi sono una sconfitta anche per Berlusconi?
«Certo Berlusconi non ci sarà rimasto bene. Non credo che non sapesse nulla. Penso, piuttosto, che sarà stato distratto dalle sue cose…».
La Cgil ha proposto una patrimoniale sui super ricchi. È d´accordo?
«Abbiamo un´altra idea. Penso che, pur comprendendone le finalità, gli svantaggi siano superiori ai vantaggi. Noi proponiamo di spostare il peso della tassazione dal lavoro e le imprese alle rendite finanziarie e mobiliari. E riteniamo che serva una seria operazione contro l´evasione fiscale. Per questa via si arriva a risultati ben comparabili con quelli indicati dalla Cgil».
Se fosse al governo, cosa metterebbe nel Piano nazionale per le riforme?
«Tre priorità: la riforma fiscale, le liberalizzazioni, la lotta alla precarietà».
Si può pensare di ridurre il dualismo nel mercato del lavoro senza ritoccare anche le tutele previdenziali dei lavoratori con contratto standard?
«La questione clou è far pagare meno il lavoro stabile e di più quello precario. A chi ripropone ancora un presunto conflitto tra padri e figli consiglio di andarsi a fare un giro nella realtà e di liberarsi delle ideologie. La realtà è che, in quest´epoca, il lavoro è dovunque vulnerabile, a parte il pubblico impiego. Il che non significa che non si debbano fare dei passi per un diritto comune del lavoro a cominciare dai precari».

La Repubblica 12.04.11