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Il grido di Saviano: "E ora infangateci tutti"

Berlusconi e il processo di Milano, l’invidia e l’incapacità di soppesare le differenze, la “logica del peggiore” che mette a posto la coscienza di tutti: con un monologo sulla “macchina del fango”, Roberto Saviano apre a Perugia il Festival Internazionale del Giornalismo. La macchina del fango sta terrorizzando chiunque si mette contro questi poteri. E occorre mobilitarsi. Ricordate Matteotti, che denuncia il partito fascista di brogli elettorali e sa che va incontro alla morte. Ora chiunque si pone contro il governo chiude con queste parole: “E ora, infangateci tutti”.

Saviano chiude leggendo pagine di Deaglio su Mauro Rostagno.

Saviano legge: “la bugia stampata finirà per sopraffarmi…. La propaganda ha effetto se si ha la faccia tosta di continuare a sostenerla imperturbati”.

Nelle democrazie tu inizi a dar fastidio quando cominci ad essere ascoltato, quando ti apri agli altri.

La macchina del fango sta disattivando la possibilità di contrasto, la possibilità di criticare, di prendere una posizione diversa.

Quando senti che persino davanti alla morte alcune persone hanno subìto un’onta così grande, se perfino un ragazzo viene ammazzato e di lui raccontano balle, allora è meglio nascondere la testa sotto la sabbia.”Cose vostre”, “cosa nostra”, come si definisce la stessa mafia.

Pasolini fu una storica vittima della cappa comune della delegittimazione. Non c’era ospedale dove non si raccontasse che era finito al Pronto Soccorso con qualche oggetto ficcato chissà dove: ecco come funzionò con lui la macchina del fango. Nel 1976 Pasolini scrive e racconta a un ragazzo cosa gli è successo: “La dignità mi ha permesso di nascondere l’angoscia, l’angoscia di una persona che aveva paura ogni giorno di aprire il giornale e scoprire cose atroci sulla propria persona”.

Solo la morte ha tolto Falcone dalla macchina del fango, che stava stritolando anche lui. E’ importante ricordarsi di queste cose.
E’ per questo che in televisione c’è la mediocrità, perché così tutti abbiamo un alibi.

Pippo Fava, Giancarlo Siani, Rocco Chinnici, Peppe Puglisi, Angelo Vassallo: ecco come e dove ha colpito la macchina del fango.

Hanno anche attaccato la manifestazione delle donne dicendo che era una roba bacchettona, mentre invece è stata una mobilitazione di passione. Il loro obiettivo era terrorizzare i cittadini.

Pensate anche alla vicenda Boccassini. L’obiettivo era di dire “Tutti facevano bunga bunga”.

La vicenda Cosentino illustra un esempio di macchina del fango tra persone della stessa parte politica. L’obiettivo fu Stefano Caldoro, le intercettazioni di gente che parlava di lui fanno venire il voltastomaco: Volevano farlo passare per omosessuale, come se fosse un reato. L’operazione è stata scientifica: dovevano far uscire la notizia. “Io sono indagato per camorra, ma dobbiamo far sapere al Paese che lui è omosessuale”. Battutacce terribili nelle intercettazioni: “Accuort’ all’Aids!”. Come fanno uscire la notizia? Da un blog. La fanno uscire da un blog peer farla arrivare nelle redazioni.

Liquidare con uno sguardo la vita di una persona: ecco cos’è la macchina del fango.

La macchina del fango parte da un elemento, totalmente isolato dal contesto, messo contro i tuoi comportamenti. Tutto ciò serve a costruire quell’atteggiamento che consiste nel dire: “Ahhh, alla fine anche lui…”…

Vi ricordate le parole contro Fini? Minacce. Le persone che non entrano nella battaglia politica, lo fanno per questo: perché sanno che la loro vita privata verrà rovistata.

«Se ti poni contro il governo, sarai criticato? No, quello sarebbe legittimo, sarai delegittimato». «Una macchina – ha detto – che usa termini allegri come ‘gossip’ e diffonde il messaggio ‘guardate che queste cose le fanno tutti, tutti hanno scheletri nell’armadio, tutti sono sporchì, in modo che alla fine nessuno appaia sporco davvero».

«L’inchiesta condotta dalla procura di Milano non ha niente a che vedere con la privacy: una cosa è il privato e una cosa è il reato». Parlando del caso Ruby, Saviano ha affermato che «ha a che fare con il ricatto, con un sistema diffuso di estorsione e con una persona sistematicamente ricattata che mette a repentaglio l’intero Paese».

Ha aperto il suo intervento ricordando Enzo Biagi, Roberto Saviano al Festival del giornalismo di Perugia. Lo scrittore ha citato un incontro in cui Biagi lo avvertì: «Attento che qui nessuno ti perdonerà quello che stai facendo perchè parli a molta gente e il primo che ti odierà è lo scrittore che hai superato in classifica».

L’Unità 13.04.11