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"Le donne lavorano gratis tre ore più degli uomini", di Luisa Grion

Ocse: in Italia uno dei divari maggiori. Il 15% della giornata dedicato ad attività non remunerate. In Francia e Gran Bretagna il gap è di due ore, nei paesi nordici è meno di 60 minuti. Tanto lavoro a casa gratis, poco lavoro fuori retribuito. Le italiane fanno i salti mortali per mettere assieme ufficio e famiglie, per coprire con la loro doppia attività l´assenza di servizi dedicati ai bambini e agli anziani e la persistenza di una discriminazione di ruoli dura a morire. Il risultato è che ogni giorno sono occupate per oltre cinque ore in attività che non garantiscono loro nemmeno un euro di paga. Tre ore e quaranta minuti in più di lavoro gratis rispetto agli uomini, che alle attività non retribuite dedicano una media di un´ora e quaranta al giorno.
A mettere in cifre la vita quotidiana di donne e uomini ci ha pensato l´Ocse (organizzazioni per la cooperazione e lo sviluppo economico) che, nel rapporto Society at glance fa i conti in tasca al lavoro delle famiglie compilando la graduatoria delle disparità fra ruoli e paesi. Una classifica dove l´Italia spicca, visto che quanto a gap uomini e donne, nell´Ocse peggio di noi fanno solo l´India, il Messico, la Turchia e il Portogallo.
Rispetto al passato, va detto, stiamo recuperando: le indagini Istat segnalano che se negli anni Novanta oltre l´80 per cento del lavoro domestico era svolto dalle donne, oggi quella quota si ferma al 71,5. Ma è indubbio che la corsa alla parità da noi ha ritmi troppo lenti e che tanto resta da fare.
In tutto il mondo, il lavoro non retribuito (che occupa circa il 15 per cento di una giornata) è considerato «cosa» da donne, più che da uomini, ma la differenza fra sessi, nella media Ocse si ferma a poco meno di due ore e mezza e i tutti nostri confinanti stano sotto quella quota. Nella Francia che fa tanti bambini e pure in Gran Bretagna, il gap uomo e donna è contenuto nelle due ore, in Germania si riduce di un altro quarto d´ora e che dire dei paesi nordici dove la differenza si dimezza? In Danimarca, per esempio, sia donne che uomini dedicano alle mansioni non pagate meno tempo, la differenza fra i due sessi c´è , ma si riduce a 57 minuti.
Dietro le tabelle dell´Ocse c´è una diversa concezione della vita (in Italia si dedica più tempo alla cucina, ma in assenza di alternative assistenziali anche a bambini e anziani), dei ruoli, dell´occupazione e degli stipendi. Da noi le madri stanno a casa non sempre per gioiosa scelta, ma perché gli asili nido non ci sono e quando ci sono costano troppo: vista la differenza di stipendio fra uomo e donna, a lei, in termini economici può con convenire lavorare fuori.
Una sorta di «compensazione» in realtà c´è: le italiane vanno in pensione prima delle colleghe straniere e ci restano più a lungo. L´assegno non sarà alto, visti i minori contributi, ma è destinato a durare nel tempo. Dal mix di minore anzianità lavorativa e buona prospettiva di vita deriva infatti un record previdenziale: le donne italiane godono della pensione per 27 anni, la media Ocse si ferma a 23,3 anni. Per l´uomo italiano si parla invece di 22,4 anni, al secondo posto della classifica dopo la Grecia. La media Ocse si attesta appena sotto i 18 anni.
L´alta divergenza fra uomini e donne è un fatto incide negativamente sulla crescita del paese e sulla natalità, pur se va precisato che il lavoro non retribuito dà di per sé un contributo alla ricchezza nazionale: l´Ocse stima che valga in media un terzo del Pil, ma l´intervallo oscilla fra il 19 per cento della Corea e il 53 del Portogallo.

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