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"Firme false alle regionali: 10 indagati in Lombardia", di Angelo Mincuzzi

È una tegola pesante quella che si abbatte sul presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Una decina di consiglieri regionali e provinciali della maggioranza di centro-destra sono indagati dalla procura di Milano per falso ideologico nell’inchiesta sulle firme false presentate a sostegno della lista Formigoni nelle elezioni del 28 e 29 marzo 2010. Una vicenda che si interseca con il Ruby-gate, perché nel listino bloccato “Per la Lombardia”, che raccolse il 56,11% dei voti, fu inserita all’ultimo momento la show girl ed ex igienista dentale di Silvio Berlusconi, Nicole Minetti. Una decisione imposta dallo stesso presidente del Consiglio e che è alla base della catena di avvenimenti che ha portato ieri i dieci consiglieri regionali e provinciali del Pdl a ricevere un invito a comparire davanti al procuratore aggiunto Alfredo Robledo.
L’inchiesta è nata da un esposto dei Radicali, che avevano consegnato al magistrato una copia di circa 500 firme ritenute false in seguito a una perizia grafologica. Nelle scorse settimane Robledo ha convocato uno per uno i nominativi ritenuti sospetti e ha scoperto che le firme contraffatte non sono 500 ma almeno 770. Tutte apposte a insaputa di ignari cittadini, ma i consiglieri coinvolti le avrebbero convalidate. Nell’elenco degli iscritti al registro degli indagati figurano anche quattro consiglieri provinciali milanesi del Pdl. Le firme false, inoltre, non riguardano soltanto il listino bloccato del governatore ma anche i documenti a sostegno della lista provinciale milanese del Pdl, collegata al listino di Formigoni. Solidarietà agli indagati è stata espressa dal presidente della provincia di Milano, che durante le elezioni era il coordinatore regionale del Pdl.
«La prova del falso è granitica», rivelano fonti della procura, secondo le quali non c’è alcun dubbio che i nomi apposti sui documenti siano stati artefatti. E anche maldestramente, a giudicare dalla perizia grafologica presentata dai Radicali al momento dell’esposto. Grazie a quelle 770 firme (su un totale di 3.800) sono stati eletti in consiglio regionale lombardo tutti gli otto candidati della lista, a cominciare dal governatore Formigoni. Nel listino figuravano anche il vicepresidente della regione, Andrea Gibelli, il leghista Cesare Bossetti, l’ex deputato Pdl Roberto Alboni, l’ex collaboratore del presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, Doriano Riparbelli, il presidente del gruppo Pdl alla regione, Paolo Valentini Puccitelli, e poi Nicole Minetti e l’ex fisioterapista del Milan, Giorgio Puricelli: tutti estranei all’inchiesta giudiziaria.
Secondo una memoria presentata in procura nei mesi scorsi dai radicali Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, le firme false sarebbero state apposte all’ultimo momento per far spazio nel listino a Nicole Minetti. L’ingresso della showgirl, da mesi indagata per induzione e favoreggiamento alla prostituzione insieme a Emilio Fede e a Lele Mora, sarebbe stato concordato da Berlusconi, Formigoni e Umberto Bossi in due vertici ad Arcore il 23 e il 24 febbraio dell’anno scorso. Secondo la ricostruzione dei radicali, Nicole Minetti entra in lista il 25 febbraio, due giorni prima della scadenza dei termini per la presentazione delle firme. Di qui l’urgenza di falsificarne alcune centinaia. Senza quelle firme, infatti, la lista Formigoni non avrebbe raggiunto il quorum per essere ammessa alle elezioni.

Il Sole 24 Ore 15.04.11